Sarri ball. Sarrific. Sarrthing special. Giochi di parole per chi, alle parole, preferisce il campo. Ieri quello di Stia, oggi quello di Londra. Un filo sottilissimo che unisce due mondi diversi, lo stesso filo che tesse la tuta più famosa della Premier League. Otto vittorie, due pareggi, zero sconfitte: Sarri imbattuto in stagione e adesso lassù, in cima al campionato più spettacolare del mondo, insieme a Pep e Jurgen. Una poltrona per tre, vénti punti a testa e vènti che gonfiano le bandiere blues a Southampton. Dove i tifosi del Chelsea cantano per Maurizio e dove ancora oggi, da uno dei moli più (tristemente) famosi della storia, salpano le navi per New York. Andare per mare dall’Europa all’America, oggi, possono farlo solo i visionari. Come Sarri, visionario del pallone e della vita. Uno convinto che a Stia o a Londra il calcio sia più o meno lo stesso. E forse ha pure ragione.
Maniaco in tutto. Lo era allora quando sul suo PC annotava tutto (ma proprio tutto) sui giocatori di seconda categoria. Lo è adesso che, in una delle città più belle del mondo, ha scelto di vivere a Cobham. A due passi dal centro sportivo del Chelsea che allena e plasma a sua immagine e somiglianza. “Non è grande chi non cade mai, ma chi cade e si rialza” scriveva sulle lavagne della Faellese negli anni ’90, chissà che a inizio anno non l’abbia tradotto anche per Hazard e compagni. Caduti lo scorso anno dal trono della Premier e già pronti a rialzarsi. A proposito: Hazard nel Chelsea fa quello che vuole, forse l’unico giocatore della storia di Sarri realmente libero di inventare in campo. E lui ripaga con un gol ogni 80’: numeri mai neppure avvicinati in carriera. Morata ha ritrovato il gol in trasferta dopo un oltre un anno, Barkley si riprende il centrocampo dei blues con una gara stile Allan che strega tutti. E che impreziosisce con un gol e con la benedizione di Sarri: “Può dare grande mano alla Nazionale inglese”. Southgate prenda appunti. Già, appunti. Quelli che Maurizio non si dimentica mai di scrivere. Se in mano non ha una sigaretta, ha una penna, col mozzicone spento in bocca ad alleviare astinenza e pensieri. E le braccia che, oggi a Southampton come negli ultimi 30 anni, si alzano di istinto al cielo dopo ogni gol.
Sarri si ama o si odia. Per qualcuno è un genio, per altri uno che non ha mai vinto nulla. I tifosi del Chelsea si augurano sia solo questione di tempo. In Europa League viaggia a punteggio pieno, in Coppa di Lega ha eliminato il Liverpool, la FA Cup la imparerà a conoscere e in Premier… beh, in Premier è lassù. Senza vertigini o paure. Con due certezze: la tuta e le sigarette. Anzi tre, perché anche le scaramanzie non potrà mai chiuderle in un armadio (dove invece chiude spesso stecche e stecche di MS). Quando andava ad allenare lo Stia fumava in macchina soltanto in determinate curve. Se un gatto nero gli attraversava la strada tardava all’allenamento, lui che di nero - nei dilettanti - si è vestito sempre. Per raccontarle tutte - dice bene Jorginho - ci vorrebbe una vita. Ma tanto, alla fine, saranno le stesse di sempre. Come il suo calcio. Visionario. Ieri a Stia, oggi a Londra. Anche lassù, in cima al campionato più bello del mondo. Che ripartirà da Chelsea contro United. Sarri contro Mourinho. Serve aggiungere altro?