Il fumo di Londra a coprire solo parzialmente i ricordi di un'esperienza indimenticabile: lo scudetto perso lo scorso maggio, in quella cruciale gara a Firenze, come rimpianto più grande di una carriera ora oggetto di una nuova, grande avventura al Chelsea. Maurizio Sarri non può certo scordare il triennio vissuto a Napoli, capace di portare grande entusiasmo, una chiara idea di gioco ed un'intera città a sognare più volte quello scudetto svanito per pochi, importanti dettagli: "Mi capita di ripensarci a quel Fiorentina-Napoli. Sarebbe stato il coronamento di una storia straordinaria, di un sogno mio, della squadra e di tutta la città. Qualcuno ha fatto ironia sulle mie parole, ma chi ha fatto sport sa che abbiamo perso lo scudetto in albergo".
Intervistato da "Il Mattino", l'allenatore si è soffermato così sul suo addio al club del Presidente De Laurentiis, svelando il retroscena relativo alla propria separazione con il mondo azzurro: "Ero a cena con Pompilio, il collaboratore di Giuntoli, con cui stavo discutendo proprio se restare o no. Abbiamo acceso la tv e abbiamo visto l'ingresso alla Filmauro di Ancelotti. Cos'ho pensato? Quello che pensavo prima, ma me lo tengo per me...Perchè non sono più l'allenatore del Napoli? Ancora non lo so. Bisogna chiederlo alla società. Ma ora ho il Chelsea, e sono felice. C'erano dei motivi per cui volevo rimanere al Napoli e c'erano dei motivi per cui avevo delle perplessità. Il contratto che ha voluto il presidente prevedeva una clausola rescissoria con scadenza 31 maggio e invece il 21 maggio hanno fatto il contratto ad Ancelotti".
E proprio sul nuovo allenatore del Napoli e sulla sua nuova esperienza al Chelsea, Sarri ha voluto esprimersi così: "Spero Carlo possa riuscire dove non sono riuscito io per la città, per i tifosi. Napoli è una città straordinaria, merita di vincere lo scudetto. Io da tifoso del Napoli sono contento che sia lui ora a fare l’allenatore perché non solo ha vinto ovunque è stato, ma si è fatto voler sempre bene da tutti. Vuol dire che le qualità umane e professionali sono straordinarie. Chelsea? Qui è totalmente diverso: è una festa assoluta, è un piacere arrivare negli stadi e vedere i tifosi con le maglie diverse che prendono una birra assieme. L'Italia è vista così com'è vista da vicino, piena di problemi. Però quando siamo lontani, scatta un po' di nostalgia e qualcosa ci manca sempre. Più di tutto il cibo".
Ancora sul rapporto con De Laurentiis, poi, legato anche all'addio di Higuain, difeso da Sarri: "Gli sono grato perché mi ha fatto allenare la squadra che ho nel cuore, se sono qui al Chelsea è perché ho allenato il Napoli. Per il resto il De Laurentiis a cui voglio bene è sicuramente il figlio Edoardo. Il ricordo da dimenticare per me sono le sue parole al "Bernabeu" dopo la gara con il Real Madrid: non ho mai snobbato, ho sbagliato solo una partita, quella di andata con il Lipsia, che ci è costata la qualificazione. Ma era obbligatorio fare tutti quei cambi perché il sogno del gruppo e della città era lo scudetto. Higuain? Era un campione affermato e con me, che arrivavo dall'Empoli dove ero una specie di signor nessuno, si è messo senza esitazione e con semplicità a disposizione: non è vero che ha tradito Napoli, ha voluto lasciare Napoli perché il presidente del Napoli era De Laurentiis".
I ricordi di Napoli non mancano affatto: e il migliore, per Sarri, resta il successo a Torino contro la Juventus, utile a salutare ancora e fare i propri auguri a quelli che, fino a pochi mesi fa, sono stati suoi ragazzi. "Nulla è stato più bello che vincere allo Juventus Stadium. Una notte unica. A livello umano, invece, l'amore di ogni giorno dei napoletani nei miei confronti. Ai calciatori del Napoli dico che siete dei ragazzi straordinari, continuate così perché ce la potete fare a conquistare quel sogno che abbiamo sfiorato. Concludere la carriera al Napoli può essere l'obiettivo, ma prima voglio rimanere al Chelsea, in questo splendido club, ancora per tantissimo tempo. Qui è tutto stupendo, non c'è nulla che non vada bene. Un sogno allenare questo club".