Meno due al fischio d’inizio, l’attesa è quasi finita. Luci del Ferraris pronte ad accendersi, a illuminare lo spettacolo del Derby della Lanterna: il primo dopo il crollo di Ponte Morandi, ennesima sfida tra Genoa e Sampdoria che domenica sera avrà un significato del tutto speciale. E uno spettatore d’eccezione sugli spalti. “Dove? In quella che con gli anni è diventata praticamente una seconda casa, la Gradinata Sud”. Quella della Sampdoria, del quale il futuro Don Tommaso Giani è tifoso “dai tempi di Vialli e Mancini”.
TOMMASO: STORIA DI UN SEMINARISTA SAMPDORIANO A PONTEDERA
“Se tifo Sampdoria è perché faccio parte di quella che io chiamo la ‘generazione Mancini’. A raccontare l’altra fede, dopo quella in Dio, a Gianlucadimarzio.com in vista del Derby numero 117 è Tommaso, seminarista nato a Pontedera. “Ma tifoso blucerchiato praticamente da sempre! Ero un bambino all’epoca della Samp d’Oro: un pò i colori della maglia che sono i più belli del mondo, sfogliando l’album delle figurine Panini quella pagina li non poteva passare inosservata, un po’ una Samp che vinceva e divertiva. Aggiungiamoci un pizzico di originalità e quel mio carattere stravagante che emergeva già da bambino, eccomi qua pronto ad occupare regolarmente il mio posto domenica sera”. Una storia, quella che lega Tommaso e la Sampdoria, che parte da lontano. “Il primo ricordo blucerchiato che ho è la vittoria di Göteborg del ’90, in finale di Coppa delle Coppe (Sampdoria - Anderlecht 2-0, doppietta di Vialli ai supplementari)”. La prima partita allo stadio, invece, “un Sampdoria - Parma nell’anno dello scudetto: assieme a papà Corrado, che convinsi a portarmi a Genova nonostante lui fosse un tifoso viola. ‘Babbo, che mi devi portare’. Gol all’ultimo secondo di Mancini, in porta per il Parma Taffarel: quella è la prima immagine dal vivo. Da li tutti gli anni mio papà mi portava una volta all’anno allo stadio”. Nel mezzo, “interminabili pomeriggi passati alla radiolina in compagnia di Ciotti e Ameri, sento ancora adesso Sandro raccontarmi il rigore parato da Pagliuca a Matthäus in quell’Inter - Sampdoria (0-2 finale con reti di Dossena e Vialli) che di fatto ci portò a vincere lo scudetto. Ricordi bellissimi, ma un pò sbiaditi e con poco vissuto, perché per me la Samp vera è quella che ho cominciato a vivere allo stadio”.
GLI AMICI IN DISCOTECA, TOMMASO IN VIAGGIO A SOSTENERE L’IDOLO FLACHI
Fine anni novanta, primi anni duemila: sedici appena compiuti, la Sampdoria in Serie B. “I miei amici al sabato sera andavano a ballare, io andavo a letto presto e lasciavo la paghetta da parte per comprare il biglietto del regionale per Genova, da prendere da solo la domenica mattina: un pò la tenerezza, un pò la preoccupazione nel vedere sto ragazzetto toscano arrivare mai accompagnato, in gradinata mi hanno quasi subito adottato. Non c’erano nemmeno i cellulari, pensa te che santi i miei genitori… o che incoscienti” sorride Tommaso. Per il quale al Ferraris è subito amore a prima vista. “Vialli e Mancini sono il motivo per il quale sono diventato sampdoriano, ma il giocatore al quale resto più attaccato è Francesco”. Flachi. anche se in campo Tommaso ha sempre fatto il portiere. “È stato il beniamino delle mie prime volte a Marassi, il campione seguito da vicino: il giocatore al quale sono più legato è sicuramente lui, forse anche un pò per il fatto di essere conterranei”. Toscani tutti e due, uno partito da Firenze per incantare in campo, l’altro da Pontedera per sgranare gli occhi davanti al suo idolo dalla Gradinata.
LA GRADINATA E DON GALLO: LA SECONDA FAMIGLIA DI TOMMASO
Quella da subito “per me diventata una seconda famiglia, forse anche proprio per la particolarità della mia età, la provenienza, che portava i tifosi più grandi a preoccuparsi per me: ‘Il biglietto lo hai, altrimenti te lo compro io’, ‘Tommaso si gioca di sera, rimani da noi non ripartire col treno di notte da solo’. Ho incontrato tanta gente che mi ha aperto le porte di casa, qualcuno anche il portafogli” sorride Giani. Allo stadio, e non solo. Un incontro fondamentale per la vita di Tommaso è quello con “Don Andrea Gallo, che io considero il mio padre spirituale: - è il 2005, Giani arriva a Genova da volontario e studente fuori sede - ho vissuto col Don nella sua comunità per cinque anni, nei quali mi sono laureato in Scienze Politiche. La scelta di venire a Genova a studiare è stata anche condizionata dal desiderio di seguire la Sampdoria da vicino, così da smettere finalmente di andare in trasferta anche quando il Doria giocava in casa”. Unico ‘problema’ con Don Andrea, “persona che ha dato davvero una svolta alla mia vita, la nostra fede calcistica opposta”. Risata. Rossoblù quella di Don Gallo, fede opposta quella di Tommaso. “C’era questa rivalità giocosa, com’è giusto che sia, il bello della nostra competizione: si sorride, ci si prende in giro, poi però ognuno a Genova ha un migliore amico o un parente dell’altra sponda. C’è sempre stato questo battibecco che culminava nel momento del derby”. Che al triplice fischio aveva sempre un appuntamento speciale. “A casa del nostro amico Lello: il Don vedeva la partita da lui in tv, io allo stadio. Terminata la sfida in campo li raggiungevo”. Solo che… “quando il Genoa vinceva Don Gallo lo trovavo sempre e il dopo partita era interminabile, - se però a vincere era la Samp - spariva letteralmente, non lo trovavo mai” sorride Tommaso. Il massimo del menaggio? Nei confronti del Don la serpentina di Cassano per il gol di Maggio, che botta il derby di Boselli,”.
1500 KM (IN AUTOSTOP) PER AMORE DELLA SAMP
Che non ha però minimamente allontanato il futuro Don dai colori blucerchiati, per i quali nonostante il 4-0 subito a Torino dal Vojvodina in Europa League nell’estate del 2015 si è messo in viaggio direzione Novi Sad… in Autostop! “Eh già, l’idea di partire ha avuto a che fare anche col mio cammino di fede, col mio tentativo di vivere il Vangelo e non solo di leggerlo: fra mille contraddizioni, ma provando a viverlo in modo radicale, perché il Vangelo è anche una proposta di vita molto radicale. Quando si parla del rapporto con i soldi, dell’aver fiducia nel prossimo: ecco, io questo tentativo di fidarsi del prossimo, di vedere lo sconosciuto non per forza come una minaccia, ma anche come una possibilità di amicizia, anche quando alle spalle non c’è nessun vissuto comune, ho voluto provare a viverlo in questa esperienza. Quando si dice nel Vangelo ‘Bussate vi sarà aperto, chiedete vi sarà dato’, io ho provato a bussare ai finestrini… - trovando sempre una porta pronta ad aprirsi - quel numero mi è rimasto in mente: 23 (autisti), 1500 km”. Che lo hanno portato a compiere una vera e propria impresa, “anche con un giorno d’anticipo rispetto alla tabella di marcia”.
ORA IL DERBY NUMERO 117
Per seguire il Derby della Lanterna Giani domenica dovrà fare molta meno strada. “Lo guarderò in Gradinata Sud! - non poteva essere altrove - Anche se qualche volta, purtroppo, mi tocca disertare lo stadio: se c’è qualche impegno ecclesiastico che non si può posticipare non posso fare altrimenti. Io ancora non ho la possibilità del potere d’agenda diciamo così, - sorride Tommaso, seminarista di Don Armando Zappolini nella diocesi di San Miniato (il paese di Renzo Ulivieri), nel paesino di Perignano (in provincia di Pisa) - il parroco non sono io, altrimenti un’occhiata al calendario di Serie A nell’organizzare gli impegni lo darei”. Questa domenica il pericolo però è scongiurato e il futuro Don sarà al suo posto in Gradinata. “Dove ormai sono in tanti ad aspettarmi, in maniera ufficiosa sono un pò il Cappellano dei tifosi: chiaro che non mi metto a fare proselitismo, ma in tanti sanno chi sono. In Gradinata si incrociano tanti vissuti, si cresce insieme alle persone, negli anni instauri dei rapporti: è sempre un bel ritrovarsi, poi il principale lavoro di un prete è l’ascolto, mettersi in ascolto è una cosa appassionante. La Gradinata è una bella palestra di vita, questo mio abitarvi dentro non lo vedo come qualcosa di scisso dal mio essere seminarista e futuro prete: io sono innamorato di Dio perché sono innamorato dell’umanità, stare lì è un bel contenitore di una umanità molto variegata. ln Gradinata trovi anche persone che la pensano diversamente da te quasi su tutto, però è una bella sfida provare a essere se stessi e a cercare dei percorsi e dei punti di incontro: il calcio anche in questo è qualcosa di potentissimo”.
GENOA-SAMPDORIA: UN DERBY ‘SENZA COLORI’
Mezzo unico di condivisione, e unione. Soprattutto in questa occasione, a poco più di tre mesi dal tragico crollo di Ponte Morandi. “Attraverso un derby che sono dell’idea che non debba essere vissuto in modo dimesso. La memoria per le vittime del crollo del ponte e l'impegno solidale per la ricostruzione è giusto che vedano unita tutta la città al di là di ogni appartenenza calcistica, politica, religiosa. Questa tragedia però non deve snaturarci, il lutto deve essere elaborato. E il derby fa parte del Dna della nostra Genova, è come il palio per i senesi. E' una rivalità, ma anche una festa e un orgoglio cittadino: viverlo a tutto tondo, dalla prima coreografia fino all'ultimo sfottò, è il miglior modo per dimostrare a Genova quanto le vogliamo bene” il messaggio di Tommaso. Che dal significato speciale dI questa stracittadina alla sfida tra i giocatori in campo continua. “Mi aspetto un derby nervoso, perché le due squadre non sono serene e vengono entrambe da un momento difficile: sarà un partita equilibrata, spero che venga fuori la maggiore organizzazione della Sampdoria. Il Genoa ha gli attaccanti in questo momento più in forma, la Samp ha una continuità di conduzione tecnica che i rossoblu non hanno e, nonostante le assenze, ha un centrocampo più forte: come quasi tutti gli ultimi derby, sarà una partita decisa da un episodio. L’uomo derby di casa Samp? Saponara, quello decisivo è lui. Ha numeri fuori dal comune, con Milan e Napoli ha fatto benissimo: è troppo importante per noi, speriamo riesca a fare almeno sessanta minuti di altissimo livello, credo molto in lui”. Non dovesse però riuscire ad esprimersi al meglio… nessun problema. “L’assoluzione arriverà comunque - scherza Giani - quella la si dà a tutti i giocatori: ero anche a Cagliari quando Kownacki ha sbagliato il rigore, avevo riposto tante speranze in lui, a gennaio lo manderei a giocare per riaverlo al meglio”. Al calciomercato però manca ancora più di un mese, prima c’è da pensare al derby: quello della Lanterna, ennesima sfida tra Genoa e Sampdoria. Quello del futuro Don Tommaso, storia di una fede speciale.