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Data: 28/12/2016 -

Sampdoria, Viviano: "Ci vuole istinto animalesco per tenere insieme trenta imbecilli in uno spogliatoio"

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Parata incredibili ma anche qualche errore clamoroso, come quello di Cagliari dello scorso 26 settembre. Emiliano Viviano è fatto così, prendere o lasciare. Fuori dal campo? Attraverso le pagine de La Gazzetta dello Sport arriva la conferma di una personalità forte, a tratti sorprendente e Viviano non si sottrae a nessun tipo di domanda. Si parte dal rapporto con la notorietà e il successo, non sempre gestiti bene dai calciatori:

"Il nostro ambiente non è rose e fiori" - dichiara il numero uno della Samp (anche se porta il 2) - "Qualcuno di noi finisce nella depressione, soprattutto quando senti di non poter esprimere appieno le tue qualità. È pieno di gente così in mezzo a noi. Buffon? Ne ho parlato tanto anche con lui. Gli è capitato perché è una persona molto intelligente; quelli così sono forti e deboli allo stesso momento. A me non è ancora successo. Il vero rischio di un calciatore è il non saper gestire la pressione, la notorietà, il dover comunque rendere conto a migliaia di persone dei propri comportamenti e della propria vita privata, che è il lato oscuro del successo. Noi siamo uomini di spettacolo ma dobbiamo essere anche da esempio, il che non è facile. Io cerco di essere sempre me stesso, ma non è facile. Nel mio mondo hai a che fare col top come con gli ultimi, e io molto spesso mi trovo meglio con questi. Sono uno curioso, attento alle vite degli altri. La scorsa settimana sono andato a cena con uno appena uscito di galera dopo una condanna a 16 anni per droga. Ognuno per me ha una storia da capire".

Viviano porta altri esempi: "Ce ne sono altri come me, ma fa comodo far risaltare gli atteggiamenti sbagliati. Pensate a Balotelli. L’immagine che ha non corrisponde alla realtà. Si parla di lui che viene fermato in Ferrari, non che sta all’oratorio coi ragazzi senza farsi problemi. Cassano? È diverso. Antonio ormai è grande, è consapevole dei suoi atteggiamenti. Fa fatica a non dire quello che pensa e per questo è andato sopra le righe. Sa anche lui che poteva fare molto di più in carriera, ma credo che alla fine sia contento così. È rimasto se stesso: ha avuto niente e ha avuto tutto. Forse è questione anche familiare, di educazione ricevuta, di valori. Mia madre e i miei fratelli, ad esempio, non sanno neppure quanto guadagno. Come gestire la popolarità? Quello di cui ho più paura è la solitudine. Do fiducia a tutti, ma sono bravo a capire le persone. Il nostro ambiente è pieno di sciacalli che vogliono cibarsi della nostra notorietà e provano a truffarci. Gente che ti può portare su brutte strade. Autodistruttivi? Flachi. Era fortissimo e lo sarebbe stato ancora di più. Qui a Genova lo ricordano con lo stesso affetto di Mancini".

I consigli di Viviano: "Ci vuole istinto animalesco per tenere insieme trenta imbecilli in uno spogliatoio. Molti sono ragazzini pieni di soldi, con una cerchia di persone che li spingono. Io se fossi allenatore picchierei sempre qualcuno. Per questo, io che ne ho visti tanti, vi dico che Giampaolo è un fenomeno. È pronto per allenare squadre top. Ma qui alla Samp lo spogliatoio è meraviglioso. La società è stata brava. Nelle situazioni difficili vengono fuori gli uomini, mentre altri sono leoni in un pollaio. Ho conosciuto gente vera, come Seedorf, Eto’o, Ronaldo, o quei 4­5 della Juve che sono tosti. E detto da un fiorentino vale doppio". Premier? "Un altro mondo. Non hanno il concetto di gruppo che abbiamo noi; è quasi come andare in ufficio. Nessuno ti racconta i propri affari. Vengono, si spogliano, fanno allenamento a trecento all’ora e vanno a casa. Puoi stare a fianco ad un compagno per 3­4 anni e non conoscere niente della sua vita. Quando escono però sono più matti di noi. Bevono come disgraziati. Qui dopo la partita noi andiamo a ballare, loro si sfasciano. È tradizione, le mogli sanno che i mariti torneranno il giorno dopo".

Rapporto con il sesso, la droga e la musica? "Me la cavo benissimo, ma mi sono fidanzato a 17 anni con Manuela, mia moglie. Lei è un tipo esuberante, di solito in tribuna mi riempie d’insulti. Rispetto a me è ancora più istintiva. Siamo una bella coppia. È l’unica donna con cui sarei potuto stare tutto questo tempo. La droga? Non mi interessa, ma la musica mi piace da morire. Mi piace vivere in modo rock. Noi calciatori facciamo il secondo mestiere più bello del mondo, perché il primo è la rockstar. Scrivi una canzone, la canti e milioni di persone possono ascoltarla, legandola a dei momenti della loro vita: è una soddisfazione importante. Il mio gruppo preferito sono i Metallica, poi direi Jim Morrison. I maledetti mi piacciono. Vi sorprenderò: Bruce Springsteen, mi piace relativamente come musicista e per niente come personaggio. Troppo legato alla sinistra. Dice molte frasi fatte. Apprezzo Vasco, fa spettacoli meravigliosi, mentre non sopporto Ligabue, sembra che stia sul palco per farti un favore".

Rimpianti? "Forse uno. L’Inter voleva tenermi per farmi diventare l’erede di Julio Cesar, io non ci ho creduto e ho voluto andare via. Se fossi rimasto, ora sarei il portiere dei nerazzurri".



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