Un ritorno romantico, ma anche piuttosto oneroso. Montella e la Samp si sono riuniti lo scorso novembre, a suon di milioni di euro: è stato un affare? Al momento il campo non ha premiato gli sforzi della dirigenza blucerchiata e quelli dell'allenatore partenopeo. "Un allenatore ha sempre voglia di allenare" - si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport - "anche quando sa di poter incontrare difficoltà. Chi me l'ha fatto fare? La passione per la Samp, l’entusiasmo del presidente e la convinzione che qui si potesse costruire qualcosa di importante. Il cammino, fino a ora, è stato per certi versi disastroso, è vero. Ma sono ottimista perché sono arrivati segnali molto incoraggianti. Ho un’esperienza in più nel mio bagaglio di allenatore. Penso che i fatti insegnino più delle parole. Le cose le devi vivere, emotivamente, per far si che ti lascino qualcosa. Nulla viene per caso. Probabilmente questa squadra, me compreso, ha bisogno di trovarsi con l’acqua alla gola per esprimersi al meglio. Quando superiamo degli ostacoli subentra, a livello inconscio, un rilassamento che porta agli errori".
La filosofia di gioco di Montella è nata proprio in un momento di difficoltà: "Ero ancora calciatore. Mi allenavo al massimo anche se giocavo poco. Quando disputavo una partita da titolare, il giorno dopo avevo dolori muscolari ovunque. Mi chiedevo perché visto che mi allenavo bene. Da lì mi sono documentato, ho letto, sono finito in una sfera di conoscenze e non ne sono più uscito. Intensità? Qualcuno racconta favole. Cos’è l’intensità? Come si misura? Chi ha detto che per avere più intensità occorra correre di più o più veloce? Tutto è relativo. Noi monitoriamo i dati di tutte le partite, e in questi anni ho notato che per giocare bene devi correre meno dell’avversario. Secondo me all’estero vanno più forte perché si allenano meno. Non rischiano l’overtraining, fanno più partite e meno allenamenti, sfruttando un impegno nervoso minore del nostro. Gli altri, insomma, vanno più forte perché si allenano in maniera diversa, non perché giocano in maniera diversa".
L'ex attaccante della Nazionale si giocherà la salvezza senza cambiare filosofia: "Ho due occhi, con uno guardo avanti, con l’altro dietro. Sappiamo che dovremo ancora lottare, che dobbiamo migliorare e che abbiamo bisogno di punti, ma devono arrivare attraverso una filosofia di gioco. Spiegatemi l’equazione: per fare punti salvezza non bisogna giocare bene. Io non sposo questa idea perché non la capisco. Qui ci si fa prendere troppo dagli ultimi eventi. Bisogna essere più razionali e lucidi. Sono ottimista perché vedo la realtà, e quella è costituita da ragazzi coesi, uniti e consapevoli delle difficoltà. Se guardo gli altri, poi, sono sicuro che ci siano squadre più in difficoltà di noi. Trasferta a Firenze? Sono sereno, con un po’ di curiosità e con piacere. Quelli di Firenze sono stati tre anni bellissimi in cui sono cresciuto come allenatore. Ho ricevuto tantissimo e dato altrettanto. Penso di aver lasciato qualcosa. Diciamo che siamo 50 e 50". Sarri e Allegri? "Sono diversi, entrambi da stimare. Apprezzo molto Allegri per il suo modo di comunicare, per come gestisce l’aspetto emozionale, con equilibrio, anche dopo le sconfitte".