Un gol (e mezzo) nel primo tempo, rosso per doppia ammonizione nel secondo: gioie ed ombre alla prima da titolare in nerazzurro per Alexis Sanchez, di nuovo a segno in Serie A 3119 giorni dopo l’ultimo gol con la maglia dell’Udinese. Era il 13 marzo 2011. Quarantaquattresimo minuto di Cagliari-Udinese, coast to coast del cileno che, superato anche Agazzi, festeggia così il momentaneo 2-0 (finirà con un poker) e saluta la Serie A destinazione Barcellona.
Da Cagliari a Genova, otto anni e qualche mese dopo, rieccolo El Nino Maravilla: voluto e cercato in estate dalla nuova Inter di Antonio Conte, che nel numero 7 ha visto "Non uno qualunque - le parole dell’allenatore alla vigilia del match di Marassi - Con la Lazio è entrato bene, dobbiamo fargli ritrovare brillantezza. Prima o poi lo vedrete in campo...”. Più prima che poi, attesa finita al fischio d’inizio di Sampdoria-Inter: novanta minuti per rispondere alla Juventus, in testa alla classifica dopo il 2-0 alla Spal, e arrivare nel miglior modo possibile alla sfida di Champions di mercoledì in casa del Barcellona, dopo il passo falso di San Siro con lo Slavia Praga.
Quel Barcellona, una delle tante vite calcistiche del Nino Alexis Sanchez, che proprio per volare in Spagna otto anni fa decide di lasciare l’Italia dopo i tre anni di Udine: Guardiola, Vilanova e il Tata Martino gli allenatori in panchina a dargli indicazioni per continuate a farlo crescere, la stagione 2013/14 la migliore in maglia blaugrana con 21 centri in 54 gare giocate. Nell’estate del 2014 il passaggio in Premier League, la destinazione scritta sul biglietto quella Londra a tinte rosse e bianche guidata per le ultime volte da Arsene Wenger: bivio fondamentale per la carriera di Alexis, che maglia dell’Arsenal sulle spalle chiude la stagione più positiva di sempre in carriera in termini di numeri: 30 i gol in 51 partite nel campionato 2016/17, per quella che sembra essere la definiva crescita.
Il resto è storia recente. Poco più di tre ore di macchina (e 300 km di distanza) per spostarsi da Londra a Manchester nel gennaio del 2018, sempre il rosso e il bianco sulle spalle, con l’aggiunta del nero: quello dello United, con il quale in diciotto mesi (condivisi con il compagno nerazzurro di oggi Lukaku) il feeling non è mai sbocciato. Ancora numeri: 3 gol in 18 presenze nei primi sei mesi, 2 in 27 nello scorso campionato, quando a frenare l’attaccante anche diversi infortuni.
Una storia d’amore mai sbocciata quella con i Diavoli Rossi, che ha portato in estate alla voglia e all’idea di cambiare ancora aria: o meglio, ritrovare quell’aria già respirata. In Italia, questa volta però maglia nerazzurra indosso. E’ il 29 agosto quando Alexis Sanchez diventa ufficialmente un nuovo giocatore dell’Inter: prestito con la maggior parte dell’ingaggio pagata dallo United la formula del suo arrivo. L’esordio? Neanche a dirlo, proprio contro la sua Udinese in una delle sei meraviglie di Antonio Conte sulla panchina nerazzurra.
L’esordio dal 1’ a Genova, nella serata di fine settembre di Marassi: deviazione sul tiro-gol di Sensi per l’1-0, tocco di misura a battere Audero (ancora grazie alla conclusione diventata assist dell’altro colpo di mercato nerazzurro Sensi) per il momentaneo 2-0. Braccia al cielo, gioia e sorriso Made in Italy un mese dopo il ritorno ritrovato: smorzato appena rientrati in campo dall’intervallo, quando Calvarese sventola il secondo giallo a Sánchez per simulazione in area Samp. Dando il via “Ad un secondo tempo fatto di dispendio di energie che mi sariei risparmiato, vista la partita importante che ci aspetta (La Samp si era portata sull'1-2 prima del 1-3 definitivo) - così Conte in conferenza - L’espulsione di Sánchez? È stata una situazione strana, si è fatto ammonire subito. Ha capito tutto, aggiungerà questo all’esperienza del percorso. Bisognerà stare più attenti”. A cominciare da mercoledì, sfida senza bisogno di presentazioni del Camp Nou. Alla quale l’Inter arriva come meglio non poteva e col sorriso di Sánchez in più.
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