22 anni da compiere, talento da vendere e futuro ancora da scrivere. "Sì, dai, il solito brasiliano sopravvalutato", avrà mugugnato qualcuno quando a gennaio arrivò a Verona dal Brasile sponda Udinese. E invece no, in patria lo esaltano. La firma ce la mette Thiago Silva in persona, un'incoronazione da principe per un talento che iniziava a brillare. "I miei eredi? Ce ne sono due/tre ed uno di questi è Samir: sa leggere la partita, è mancino e questo non è facile per un difensore". Tac, salvare e mettere in archivio. Al Flamengo sorridevano quando Samir giocava ancora a Teresina, in casa avevano un potenziale campione. Poi l'Udinese se l'è preso girandolo al Verona. Eppure, nella sua vita, la strada non è mai stata in discesa...
Riflettori da guadagnare, con più fatica degli altri. Colpa di quel maledetto fisico che lo rendeva meno appetibile dei compagni di squadra. A 13 anni tutti iniziavano a crescere, Samir restava basso e con qualche chilo di troppo. Normale, per un adolescente. Non per chi deve diventare campione, però. La fame è tanta in tutti i sensi, quella a tavola e quella calcistica. Quanta fatica, tanto sudore e molta corsa per smaltire il peso in eccesso e scrivere il proprio futuro. Il “gordinho”, lo chiamavano. Non proprio il più piacevole dei soprannomi. La Fluminense per il suo peso lo scartò pure, lui addirittura pensava di mollare il calcio, iscriversi ad ingegneria ed imparare l’inglese. Come andare avanti? Merito di mamma, Dona Mara, sua prima tifosa che lo ha spronato a continuare. Qualche anno all’Audax di passaggio, poi il Flamengo. Rivale storico del Flu: rivincita, firmata Samir.
Denti stretti, gli occhi fissi sull'obiettivo. Una lunga e lenta scalata. A 17 anni assapora la prima squadra, ci mette poco per conquistarne una maglia. Jaime de Almeida lo lancia, Mano Manezes, ex ct del Brasile, lo consacra. Titolare, punto fermo al centro della difesa. Mancino, elegante, stratego attento e deciso. Prestazioni convincenti, una dopo l'altra. Fino a far accendere i riflettori dell'Europa. Oggi il Verona ed il primo gol, all’esordio in A. Pensare che non è la sua specialità (solo 2 in poco più di 50 partite), pensare che non doveva neppure giocare, non fosse stato per la gastroenterite di Helander. O bochechudo, o gordinho è pronto a diventare grande, senza più chili sui fianchi. Samir alza lo sguardo e con la testa riapre la corsa salvezza del Verona. Che sorride, come l’Udinese. Boa sorte, allora.