Un’altra intensa sessione di calciomercato è finita. Utilizzando i dati forniti da Transfermarkt, abbiamo provato a fare i conti in tasca ai maggiori campionati europei e ai loro rispettivi saldi tra cifre investite e cifre incassate. Emerge un chiaro ed evidente dominio, ma la nostra Serie A - pur non disponendo ancora di un’adeguata diversificazione dei ricavi - lancia segnali incoraggianti per il prossimo futuro.
Tutti coloro che auspicavano un ritorno della nostra Serie A ai fasti di un tempo non saranno rimasti delusi dall’ultima sessione di mercato appena conclusasi. Mai come quest’anno avevamo assistito a così tante ed ingenti operazioni: De Ligt alla Juventus per 85,5 milioni di euro, Lukaku per 65 milioni o Lozano che in virtù dei suoi 38 milioni diventa l’operazione più costosa della storia del Napoli. Con questi tre colpi, ma non solo, le prime tre delle classe sembrano aver ampliato il divario sulle inseguitrici.
Se l’estate scorsa si poteva soltanto ipotizzare dell’indiretto effetto benefico del trasferimento di CR7, quest’anno risulta chiaro come molti calciatori - ma anche top allenatori - hanno scelto la Serie A attirati dal suo crescente appeal. In prestito secco, in prestito con diritto o obbligo di riscatto sono molti i nomi di spicco pescati, come vere e proprie occasioni dalla Premier League: Danilo, Mkhitaryan, Sanchez, Smalling, Llorente o lo stesso Lukaku sono solo alcuni dei trasferimenti conclusi. In totale quest’anno la Serie A ha speso una cifra intorno agli 1,18 miliardi di euro. E’ solo nelle ultime due stagioni che il saldo della nostra Serie A ha oltrepassato la quota del -300 milioni di euro. Infatti nelle stagioni antecedenti a quella del predetto trasferimento di CR7, il saldo si è sempre mantenuto al di sotto dei -100 milioni (-80 nella stagione 2017/2018, -40 in quella del 2016/2017).
Il campionato più ricco del mondo rimane, per distacco, la Premier League che chiude questa sessione di calciomercato con un saldo negativo di 722,8 milioni di euro. Un dato in calo rispetto alla stagione precedente, conclusasi con un saldo negativo di 1.098,24 milioni di euro, ma che comunque si attesta ad oltre il doppio del saldo della Serie A, prima inseguitrice con un -322,94 milioni di euro.
Le motivazioni di tale strapotere economico sono numerose, ma le due che maggiormente incidono sulla capacità di spesa dei club d’oltre Manica sono sicuramente i diritti tv e gli stadi di proprietà grazie ai quali si possono diversificare i ricavi e aumentare notevolmente i fatturati. In Italia gli stadi rappresentano ancora - salve rare eccezioni - un costo, mentre in Inghilterra essi sono già concepiti come un’enorme fonte di guadagno.
Per rendere meglio l’idea: in Premier League la neopromossa Aston Villa ha speso 148,60 milioni. In Italia sommando le spese dei tre club neo promossi (Brescia, Hellas Verona e Lecce) non arriviamo nemmeno a 40 milioni totali. Inoltre, quello che i dati non palesano è che la spesa complessiva dei club di Premier League, che in questa sessione ammonta a 1,55 miliardi di spese ed in quella precedente a 1,65 miliardi, sarebbe potuta essere ancora più elevata se i due club finalisti dell’ultima edizione di Champions League, il Tottenham (nella sessione 2018/2019) e il Liverpool (in quella di questa estate), non avessero concluso le loro sessioni senza operare alcun trasferimento in entrata.
Molto simile a quella della Serie A è la situazione della Liga, che pur vantando 3 superpotenze europee come Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid (tutte e tre dotate di stadio di proprietà) conclude con un saldo negativo in crescita nelle ultime tre stagioni: -291,90 nella sessione appena terminata, -139,32 in quella del 2018/2019 e -32 in quella del 2017/2018. Non tutti i campionati però concludono il mercato con un saldo negativo tra spese effettuate e cessioni incassate poiché la LigaNos portoghese e l’Eredivisie nelle ultime 4 stagioni hanno sempre concluso con il segno positivo. Anche grazie alle cessioni di Joao Felix e di De Ligt, hanno accumulato un saldo positivo rispettivamente di +242,50 e di 253,65 milioni di euro.
A cura di Valerio Matteo Celotti