Succede anche questo in epoca di coronavirus. Accade anche che un calciatore tenti di lasciare il paese nel quale gioca per rispondere alla chiamata della propria nazionale e venga bloccato in aeroporto dal proprio club. E' quanto accaduto a Salomon Rondon, attaccante del Dalian Yifang (allenato da Rafa Benitez), che ha ricevuto in settimana la convocazione da parte della selezione venezuelana.
Una chiamata alla quale Rondon non ha potuto rispondere, a causa della volontà del club, che avrebbe dovuto fare i conti con il periodo di quarantena obbligatorio da dover far osservare al calciatore, una volta rientrato in Cina. Il club cinese, che tra viaggi e quarantena avrebbe perso Rondon per sei partite, ha così applicato la nuova norma Fifa che consente alle società di impedire ai propri calciatori di andare in nazionale.
Questo, nonostante i numerosi tentativi di Rondon di abbandonare il Paese: l'attaccante venezuelano ha infatti acquistato tre biglietti aerei nel giro di cinque giorni, ma è stato bloccato all'ultimo momento da alcuni funzionari del Dalian mentre già si trovava in aeroporto. Una storia incredibile che racconta il disagio anche di alcuni calciatori, alle prese con le norme restrittive alle quali tutti, più o meno, stiamo facendo l'abitudine in questi mesi.
Il "tentativo di fuga" di Rondon si è concluso con un post su Twitter, al quale il calciatore ha affidato le proprie sensazioni sull'accaduto: "Ho fatto quello che era umanamente possibile per andare, ma devo affrontare questa situazione. Ho lo stesso desiderio di giocare per la nazionale di quando ero bambino. Continuerò a lavorare e a dare il massimo per andare dal mio amato Vinotinto. Oggi devo starti lontano per motivi indipendenti dalla mia volontà. Il club a cui appartengo, il Dalian Pro, ha deciso di non abbandonarmi alla mia squadra. Stiamo vivendo tempi difficili nel mondo e lo capisco, ma neanche questo può cambiare l'amore che provo per la maglia della nazionale".