#CristianoRonaldoAllaJuve è stato l'hashtag dell'estate, "Portaci la Champions" il coro più sentito il giorno dell'arrivo del portoghese al J Medical. Sabato scorso CR7 ha esordito in una gara ufficiale con la maglia bianconera sulle spalle. Tutto vero: il cinque volte Pallone d'Oro gioca in Serie A. E vuole aiutare la Juventus a fare quel piccolo, grande salto di qualità che gli scorsi anni è mancato. "La Champions League? La voglio vincere anche qui e faremo di tutto, insieme ai miei compagni, per riuscire nel nostro intento", ha spiegato il portoghese ai microfoni di DAZN.
"Se non sarà quest'anno, allora vada per l'anno prossimo. Questo è uno dei migliori club d'Europa, abbiamo l'obbligo di trionfare in Italia e di spingerci quanto più in là possibile in Europa. Pressioni? Magari sì, ci saranno, ma non devono necessariamente essere viste come qualcosa di negativo. So quanto la gente creda in me e ho a che fare con tutto ciò quotidianamente, ma saper gestire la pressione e conviverci fa parte del mio Dna". L'impatto col mondo Juve è stato positivo: "La squadra è forte, sono felice. Ad essere sincero, sono molto sorpreso, in senso positivo. Non abbiamo mai a che fare con allenamenti facili, qui in Italia c'è una mentalità particolare, si lavora tanto e a me piace così".
In tanti hanno pensato che l'amore tra Cristiano e la Juve sia sbocciato nel giorno della rovesciata allo Stadium, quando tutto il pubblico non si è riuscito a trattenere dall'applaudire un fuoriclasse come CR7: "L'ho detto più volte, per me è davvero il gol migliore che abbia mai fatto. I dettagli per me fanno la differenza, ma non vi so dire se la mia storia con i bianconeri sia davvero sorta in quell'occasione. Peccato aver segnato alla mia attuale squadra... ma vabbè! Il passato è passato. Non mi sarei mai aspettato di venire a giocare qui, ma quando si è presentata l'occasione è stato molto facile prendere una decisione. Voglio scrivere la storia di questo club".
Diventare il numero 1, per Cristiano, è sempre stato l'obiettivo principale: "L'aspetto mentale, secondo me, è decisivo. Già a 12 anni volevo diventare qualcuno nella vita, mi sono impegnato tanto e ci è voluta una grossa forza di volontà per riuscirci. Ho dovuto sacrificare la scuola, ma c'è sempre tempo per imparare cose nuove. Quando sono andato allo United, mi sono messo in testa che dovevo parlare in inglese e oggi conosco bene la lingua. E' sufficiente prendere un libro e metterci il giusto impegno".
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