Una cucitura, lo spessore di un capello. Pochi millimetri tra un autogol e un orologio che non vibra. Tanto, o meglio dire pochissimo, è passato tra l’ennesimo harakiri giallorosso e una vittoria rotonda e convincente. Nettamente diversa dal 3-2 al Genoa, fischiato e contestato dai tifosi. Oggi solo applausi, per tutti. Timidi, un po’ rancorosi. Sicuramente non totalmente assolutori. Ma sentiti, per una Roma, finalmente, squadra.
Il giorno delle prime volte. La copertina è di Nicolò Zaniolo, al primo gol da professionista. Bellissimo, di classe, con un cucchiaino in stile Totti. Lo stesso che lo ha incoronato qualche settimana fa, “ha talento, ma non diciamoglielo troppo”. Il primo gioiello in carriera, proprio nella settimana nera del suo alter ego nerazzurro. Questioni di millimetri…. e di scelte. La Roma questa estate ha fatto la sua. Un’”azione di calciomercato” per cambiare e rinnovare, ed oggi ha staccato la prima cedola.
Questioni anche di attese. Da un infortunio, da una ricaduta. Da un’altra ancora. Un calvario quello di Diego Perotti, oggi la luce in fondo al tunnel. Titolare per la seconda volta in stagione, dopo quell’unica apparizione con il Bologna, e gol. Su rigore. E poi le accelerate, le sterzate, il dribbling secco che tanto mancava al tridente della Roma. Chi salta l’uomo? El Monito. Così come l’esperienza e la personalità, quella espressa quasi a muso duro nel tunnel al primo tempo. “Dale, dale. Non è finita eh. Non è finita”.
Questione soprattutto di millimetri, quelli che Patrick Schick ricorderà per un po’. Pronti, partenza, via. II rigore guadagnato e la voglia di segnare. Poi quel tocco suicida, la traversa, il quasi gol. No, l’orologio non vibra. Non è gol. Come un tappo, il ceco si libera dal fardello. E segna, lotta, tenta colpi di tacco e rovesciate. Giocate che solo qualche giorno fa non avrebbe nemmeno pensato. Concretezza ancora non totale - chiedere a Consigli per il cortese retro passaggio di testa. Ma Schick ha risposto finalmente presente. Nel giorno, forse, dell’ultima partita da titolare, visto l’ormai imminente ritorno di Dzeko. Ma una risposta che il ceco ha voluto forse dare al mercato. “Io non me ne vado", il messaggio di oggi. Aggrappato, con le unghie e con i denti, a quella maglia numero 14. Scelte e millimetri. La Roma ha fatto la sua, Patrick anche. Che resta aggrappato alla maglia giallorossa, dribbla il mercato e scaccia la Samp che l'aveva chiamato.