Il giallo e il rosso, come i colori predominanti della nasiera di casa sua in Senegal. Il giallo e il rosso che ora sono il suo presente e, si spera, anche un po’ il futuro. Quella di Ndiaye Maissa Codou, forse, non è una storia come tutte le altre. Fatta di povertà certo, di barconi in mezzo al mare anche, di un sogno ovviamente da rincorrere. Perché Maissa sul barcone non ci è finito per caso, ma ci è salito con uno scopo chiaro: salutare il suo Senegal ed abbracciare un domani che coltiva da bambino. L’obiettivo era chiaro, la speranza di raggiungerlo forse anche più di una semplice speranza. Così con la forza dei 16 anni si è lasciato alle spalle il presente che aveva, gli affetti rimasti, per abbracciare il futuro che avrebbe voluto.
L’Italia forse era già scritta nel futuro di Maissa. Arrivato nel nostro Paese, viene segnalato a Miriam Peruzzi, capo scouting dell’AfroNapoli che negli ultimi tempi ha gli occhi vigili non solo nelle zone africane, ma anche in Francia, Argentina, senza dimenticare le categorie inferiori italiane che sono piene di talento.
“Miriam ce l’ha segnalato, da qualche anno facciamo scouting e formazione in giro per il mondo. Maissa non è stato una sorpresa per noi, ma sin da subito abbiamo notato le sue qualità”. Pietro Varriale, direttore sportivo dell’AfroNapoli, nell’ultimo anno è diventato un fratello per il giovane. “Sono stato più tempo con lui che con mio figlio, la sua storia nell’ultimo anno è sembrata un film”, ha raccontato ai microfoni di gianlucadimarzio.com.
Il giovane Maissa si carica il peso di una giovane vita sulle spalle e attraversa il mare. Arriva a Lampedusa, poi da solo si mette in viaggio verso Napoli. Anzi, Aversa, dove si trova il centro per minori che lo ospiterà. “Si è ambientato subito alla grande con noi, si allenava coi più giovani ma il tesseramento è stato un problema fin dal primo minuto. Abbiamo dovuto chiedere il permesso di soggiorno, poi lo abbiamo iscritto a scuola, tutto per aiutarlo nel suo sogno - continua Varriale - perché le capacità che aveva erano palesi sotto gli occhi di tutti”.
La voce di Maissa in Italia si sparge in fretta, oggi è della Roma ma i giallorossi hanno dovuto sudare un bel po’ prima di accaparrarselo. “È arrivato in Italia a settembre 2018 e già lo scorso febbraio sono arrivate le prime richieste di informazioni. Anche il Napoli ci ha provato con insistenza, la Juventus e l’Atalanta sono venute a visionarlo da vicino, ma la Roma ha avuto qualcosa in più. Abbiamo organizzato un match amichevole, l’hanno visto sul campo, si sono convinti e l’hanno invitato a Trigoria”. Quattro giorni per un sogno. “Quando è arrivato al centro sportivo giallorosso non aveva parole, gli ho visto gli occhi lucidi di chi sa che forse ha avuto ragione”, ha raccontato Varriale.
“L’ho lasciato a Roma, ma quando sono andato a riprenderlo quattro giorni più tardi era un’altra persona: scherzava con tutti, si era fatto voler bene. Non è troppo espansivo, ma sa come integrarsi alla perfezione. L’ho visto anche scherzare con qualche elemento della prima squadra”. Quindi il futuro giallorosso che si delineava. “Per una squadra come la nostra che spera nella promozione in Serie D, Maissa sarebbe stato un gioiello, ma per il bene di tutti abbiamo fatto questo ‘sacrificio’ con la gioia nel cuore”. Al netto delle difficoltà burocratiche. “Quando la Roma ha deciso di voler puntare su di lui, si è trasferito in città. Era lì dallo scorso settembre, si stava già allenando con loro - ha detto Varriale - ma abbiamo dovuto aspettare la decisione della Commissione Minori e poi l’ok del governo senegalese”.
Un ok arrivato solo nelle scorse ore, ma che adesso apre un nuovo capitolo nella vita di questo ragazzo del 2002 pronto a prendersi la sua rivincita. “Ha la testa sulle spalle, non dimostra i 17 anni che ha, mentalmente è già pronto. Certo, adesso dovrà allenarsi con costanza, ma sono sicuro che potrà andare lontano perché ha la testa sulle spalle”. Con la buona stella dell’AfroNapoli. “Per noi è stato un piacere, speriamo di poter regalare altre storie come questa al calcio professionistico”. La storia di Maissa è cominciata tra le strade del Senegal ma ora vuole proseguire tra quelle della Capitale. Con un sorriso ed una speranza in più, cancellando ogni barcone dal diario dei ricordi.
DI GENNARO ARPAIA