Direttamente da Boston, sede della Tournée americana della Roma, il presidente giallorosso James Pallotta ha parlato ai microfoni di Sky Sport . Auspici, speranze e sogni espressi in tre desideri per la stagione in arrivo: “Il primo desiderio è quello di avere tutti i giocatori in forma. – ha ammesso Pallotta - Hanno una finestra che dura poco ed è difficile pensare di avere una carriera longeva come quella di Totti. Il secondo è veder tornare i tifosi in Curva Sud. Non c’è molto che possiamo fare, a parte creare un clima migliore. Possiamo venirne fuori ma ci sono delle regole da rispettare da entrambe le parti".
Il Presidente ha parlato anche di Scudetto. La forza della Juventus in casa Roma non fa paura e il terzo desiderio di Pallotta è proprio lottare per il massimo traguardo nazionale: “Infine il terzo desiderio è quello di giocare al massimo – ha continuato il numero uno giallorosso - penso che se lo faremo saremo lì quando arriverà l’occasione dello Scudetto”.
Pallotta poi ha parlato di Totti, tra presente e futuro, soffermandosi anche sulla differenza con la Juventus: "Quello che mi ha detto Totti è che questo sarà il suo ultimo anno. Ma non si sa mai. L’altro giorno mi ha detto che vuole allenare. Si vedrà. Ci sono alcune cose che le persone non comprendono fino in fondo: una è che la Juventus ha molti più ricavi di quelli che abbiamo noi, hanno molti più soldi da spendere, un nuovo stadio, noi possiamo invece investire solo in parte, non spendere tutti i soldi per il giocatore che preferiamo. Ci sono regole negli investimenti: quando anche noi avremo il nostro stadio, cosa che spero avverrà presto, il gap potrà essere ridotto più facilmente. I ricavi ci porterebbero ad un livello nuovo, tra i 10 club migliori d'Europa".
Chiusura su Juan Jesus: "Sono sicuro che Spalletti possa fare la differenza. I ragazzi sono in ottima forma. Ad esempio Juan Jesus. Guardando indietro a due tre anni fa tutti erano entusiasti ed anchio penso abbia giocato bene. Ma lui per primo direbbe che non era al massimo delle sue potenzialità. E credo che parte di questo sia dovuto al fatto che nessuno ci ha speso del tempo con lui in questi anni, lavorandoci a tu per tu. Aiutandolo nei movimenti in difesa. Questa è esattamente che notai con Spalletti quando lo vidi la prima volta. Lui mi spiegò sul tablet come avremmo giocato in difesa, una cosa che noi non avevamo mai fatto prima".