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Data: 25/07/2017 -

Roma, Gonalons: "Quando mi hanno chiamato non ho esitato neanche un minuto. De Rossi è un monumento"

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Maxime Gonalons poteva non essere un calciatore. Per colpa di una terribile infezione che gli poteva costare l'amputazione di una gamba. Invece no, oggi è un giocatore della Roma e si racconta al Corriere dello Sport: "E’ stata un’esperienza forte tanto più perché avevo solo 18 anni, un’età delicata. Ma mi ha aiutato a maturare come persona, facendomi capire relativamente presto che nulla ha senso nella vita se manca la salute. Ho scelto la Roma erché è una delle squadre più forti d’Italia. Perché il campionato italiano è tornato a affascinante come un tempo. Perché qui sono convinto di potermi togliere grandi soddisfazioni, magari anche in campo internazionale. Quando sono stato chiamato non ho esitato neppure un minuto: era un’occasione troppo eccitante per me, anche Pjanic e Grenier mi hanno spinto ad accettare. Rifiuto al Napoli per Gomorra? Ma no, per carità. Non c’è niente di vero. Semplicemente l’offerta mi è arrivata tre anni fa e all’epoca non mi sentivo pronto. Il Lione stava costruendo il nuovo stadio e aveva grandi ambizioni. Adesso invece era il momento giusto per lasciare la Francia. Sicuramente non sarà facile, all’inizio. Soprattutto alla mia famiglia servirà del tempo per adattarsi alla nuova vita. Ma ce la faremo. E poi Lione non è così lontana da Roma. Si può sempre tornare a casa ogni tanto".

A Lione era il capitano, ruolo importante e discusso a Roma di questi tempi: "De Rossi è un monumento, un calciatore di classe mondiale. Un simbolo della Roma, come lo era Totti. Per me è soltanto un piacere poter lavorare con lui, che tra l’altro parla anche un po’ di francese e perciò può aiutarmi nell’inserimento. Mi sono sempre conquistato il posto in squadra, sia all’inizio della carriera al Lione che nella nazionale francese, dove c’era una concorrenza anche maggiore. Sono qui perché spero di poter giocare il maggior numero di partite possibile. Sono un calciatore che gioca molto per la squadra. E credo di avere delle qualità che in un gruppo sono utili. Modulo? Cambiano qualche movimento e qualche allineamento tattico. Magari anche la velocità, che nel calcio italiano è superiore. Però il mio ruolo è sempre lo stesso: sono la sentinella della squadra. So far girare il pallone a destra e a sinistra e sono bravo a recuperarlo. Devo però migliorare, perché sempre si può migliorare nel lavoro quotidiano. Soprattutto nella concentrazione, che è fondamentale: quando sale il livello non puoi distrarti neppure per un minuto dentro alla partita".

Perchè il calcio? "Grazie a mio padre Pascal, che giocava terzino sinistro nella banlieue lionese dove sono nato. E’ stato lui a trasmettermi la passione per il calcio. Poi ho cominciato nel Villefranche, un piccolo club, e a 11 anni sono entrato nelle giovanili del Lione. Non è uno scherzo questo cambiamento per me. E resterò lionese dentro per sempre. Però dovevo provare questa esperienza, misurarmi a un livello superiore. Mahrez è un grande giocatore e potrebbe fare grandi cose se venisse alla Roma. Ma quello che conta poi è il verdetto del campo. E ’ inutile fissare degli obiettivi precisi finché non si gioca. Come tanti bambini mi piaceva stare davanti. Ero un trequartista. Poi un allenatore delle giovanili, Ramon Garredau, mi ha spostato a centrocampo. Ed è stata una fortuna: ho subito capito che era quello il ruolo che esaltava meglio le mie caratteristiche".

Fuori dal campo? "Mi piace stare con la mia famiglia. Ho due figli piccoli, Eden e Tom, e appena posso mi rilasso in loro compagnia. Ci siamo già organizzati a Roma con mia moglie Clara: abbiamo scelto casa e la scuola per i bimbi. Tutte le cose stanno andando al loro posto". In Francia invece cosa è cambiato con Macron? "Ah siamo alla politica... Ok, l’argomento mi interessa. Mi piace Macron. E’ un presidente giovane, che sta portando dei cambiamenti nel Paese. Spero che faccia migliorare il benessere della gente, che possa garantire condizioni dignitose di lavoro a tutti. Intervista in italiano? Tra due mesi. No vabbè, facciamo a Natale".



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