Da "pippa" a "eroe", tutto nel giro di pochi mesi. Edin Dzeko ha finalmente avuto la possibilità di esprimersi al meglio e i risultati sono stati "travolgenti". Capocannoniere della serie A insieme ad Icardi con 10 gol in 12 partite, lui che l'anno scorso ne aveva segnati otto in tutto il campionato: rivincita. Il bomber bosniaco si è raccontato nel corso di un'intervista concessa al sito della società giallorossa.
Si parte dall'idolo: "Quando sono cresciuto il campionato migliore che c’era era quello italiano e il mio calciatore preferito era Andriy Shevchenko. Guardavo tante partite di Serie A e lui per me era il migliore in tutti i sensi. Forse il primo ricordo che ho di Sheva è la tripletta che segnò al Camp Nou in Champions League in un Barcellona-Dinamo Kiev finito 0-4 nel 1997-98". Dzeko giocò anche a basket da piccolo: "A scuola, l’ho praticato per molto tempo, seguivo l’NBA e anche la nazionale bosniaca. Ho fatto anche atletica, in particolare correvo i 100 metri, ma il calcio per me era sempre al primo posto: era quello che avrei sempre voluto fare. Ho iniziato a giocare a 10 anni, dopo che la guerra in Bosnia era finita. Mio padre mi ha portato allo Zeljeznicar. Erano tempi difficili, ma ho iniziato e guarda sono arrivato ora, 20 anni dopo! All’inizio ero i numero 7: l’ala destra. Segnavo tantissimo in quel ruolo e quindi poi hanno deciso di mettermi in attacco”.
Debutto nel calcio? Non fu proprio indimenticabile: "Non ricordo benissimo la mia prima partita. Forse fu una trasferta, nella quale stavamo perdendo 2-1. L’allenatore mi fece entrare a dieci minuti dalla fine chiedendomi di segnare due reti. Sfortunatamente non ci riuscii e perdemmo quella gara. La mia partita più bella? La prima presenza con la nazionale bosniaca: era nel giugno del 2007 e giocavamo una partita di qualificazione a Euro 2008 a Sarajevo contro la Turchia. Sono partito titolare. Perdevamo 2-1 e ho segnato un bel gol nei minuti di recupero del primo tempo. Alla fine abbiamo vinto 3-2: è una partita che non dimenticherò mai”.
Il difensore più ostico? Sta a Madrid: "È difficile da dire. Ho affrontato tantissimi grandi difensori. A volte è anche più difficile giocare contro le piccole squadre fatte da giocatori meno conosciuti. Se devo fare un nome dico Sergio Ramos. Ho giocato contro di lui diverse volte, con la Roma, con il Manchester City e anche con la nazionale. Per me è uno dei migliori al mondo. Compagno più forte? Anche questa è una scelta difficile. Ho avuto la fortuna di giocare con tanti grandi calciatori. Probabilmente il più forte è David Silva. Non a caso lo chiamavamo The Little Magician. Fa delle cose incredibili con i piedi. Ogni palla che riceve non ha problemi a controllarla e a ridartela”.
Lo stadio più bello? Fascino della Spagna... : "Direi il Santiago Bernabeu. Anche il Camp Nou è fantastico, ma giocare nello stadio del Real Madrid è qualcosa di speciale. Per la sua storia, per come è alto e imponente… È il più bello". Ringraziamenti speciali per i genitori: "Ho iniziato a giocare grazie a loro a 10 anni, che a pensarci bene è quasi tardi. Oggi i bambini iniziano quando hanno 5 anni, ma durante e dopo la guerra per la mia famiglia è stato un periodo difficile. Siamo sempre rimasti in Bosnia e loro mi hanno portato a fare i primi allenamenti e da quel momento mi hanno sempre seguito, nei momenti migliori e in quelli peggiori erano sempre accanto a me. L'emozione più bella per un calciatore? Fare gol: è la parte migliore. È qualcosa di incredibile, un’emozione impossibile da spiegare".