Il gioiellino di casa Roma si chiama Alisson Becker: una stagione - la scorsa - da riserva di Szczesny e l'exploit quest'anno sotto la gestione Di Francesco. Oggetto dei desideri delle big di mezza Europa, il portiere è l'uomo giallorosso del momento, tra parate e voci di mercato. Ai microfondi di Roma TV, si è raccontato:
"Sono stato fortunato a giocare nell'Internacional, mi divertivo tanto ed ho avuto l'opportunità di giocare con tanti professionisti. In più, lì ho giocato anche con mio fratello, che con quella maglia, seppur da terzo portiere, ha vinto una Libertadores e una Coppa Sudamericana. Lui è il mio migliore amico. Ringrazio Dio di avere la famiglia che ho, se sono arrivato qui è grazie ai sacrifici dei miei genitori"
"Dio? La fede mi aiuta a vedere sempre il lato positivo delle cose. Anche lo scorso anno, per esempio, quando giocavo poco, continua a ripetermi che il mio momento presto sarebbe arrivato. La cosa più brutta, per un calciatore, è non giocare. Era tutto diverso: giocavo una volta ogni tre settimane, si lavorava in modo diverso rispetto a come ero abituato ma ho comunque preso la maglia n.1 aspettando il mio momento. Poi, è arrivato: ora sono insostituibile? Nessuno lo è, ma lavoro per arrivare al massimo e per aiutare i miei compagni a far bene."
"La Roma è l'ideale per me perché è una squadra che gioca spesso con il portiere, il che ci garantisce quasi una superiorità numerica. Sono migliorato molto con i piedi, anche se i primi mesi era un po' complicato per me. In Brasile non allenavo molto questo aspetto: ho dovuto cambiare tipologia di allenamento, concentrandomi sulla tecnica e sulle uscite basse piuttosto che sull'esplosività e sull'intensità. Anche Di Francesco, però, a dire il vero, si è adattato un po' al mio stile di gioco: lui è un grande allenatore, ci ha dato tanto sotto il punto di vista dell'atteggiamento. In estate abbiamo lavorato tanto, ora difendiamo tutti insieme, a partire dagli attaccanti. Ho un gran rapporto con l'allenatore"
"Taffarel? L'ho visto giocare poco, ma dalle immagini direi che era un vero professionista. E' stato un onore conoscerlo di persona, lui che per noi brasiliani è un idolo: fu uno dei primi a trasferirsi in Europa. Da lui in poi, tanti portieri del mio Paese sono venuti a giocare in Italia: penso a gente del calibro di Julio Cesar o Dida"
"Quello dell'esordio in Nazionale fu un giorno indimenticabile, splendido per me e per la mia intera famiglia. Era il mio sogno, ora da due anni difendo i pali della Seleçao. E' una responsabilità che mi assumo volentieri e che mi rende felice. Il Mondiale sarà complicato, ma voglio vincere tanto anche con la maglia verdeoro"
"Chapecoense? Quando ho saputo che sarebbero venuti a giocare in Italia, mi dispiacque perchè ero in Nazionale e non potevo giocare quella partita. I sopravvissuti sono miei amici, li ho sentiti. Per quanto riguarda gli altri, sarà una tristezza eterna pensare al disastro che li ha colpiti"
"Falcao è un idolo a Roma come all'Internacional, uno dei più forti che abbiano mai giocati nel club brasiliano. Sono felice di condividere con lui il fatto di aver vestito queste due maglie, mi piacerebbe vincere qualche trofeo in giallorosso. Lavoriamo tanto, ce lo meriteremmo"
"La parata più difficile? Dico la più bella: quella su Saul nella gara contro l’Atletico Madrid, fu indimenticabile. Libertadores o Champions? Non c'è paragone, anche per via di quello che accade fuori dal campo. Qui mi sento un lupo, ho voglia di giocare e vincere sempre"
"I compagni? Gerson per noi è ancora un ragazzino, ride e scherza con tutti. Dzeko è uno che fa crescere la squadra, come Kolarov, un vero leader, capace di fare la differenza in ogni squadra. Appena arrivato qui, i brasiliani mi hanno accolto alla grande, Juan Jesus e la sua famiglia ci hanno aiutato ad ambientarci. Anche i romani mi hanno subito dimostrato affetto: De Rossi è uno diquesti, un grande capitano. Parla solo quando serve, e quando lo fa... è autoritario. Siamo in buone mani. Totti? Il giorno del suo addio è stato triste. Ero dispiaciuto per la fine della carriera di una leggenda, onorato al tempo stesso di esserci stato accanto. Persone come lui devono rimanere nel calcio, migliorano questo mondo di giorno in giorno".