'Autobiografia di un campione'. Di quelli veri, bandiera inossidabile, da far perdere la testa a tutti i grandi appassionati di un calcio che ormai si fa sempre più fatica a paragonare a quello di oggi. Gianni Rivera ha provato a racchiudere i ricordi ed i segreti della sua strabiliante carriera nelle pagine di un libro presentato questo pomeriggio al Centro Commerciale 'La Cartiera' di Pompei, nel corso di un evento organizzato dalla DGS Sport e Cultura, partendo dal suo esordio in Serie A: "Mi è capitato di esordire in Serie A a poco più di 15 anni, l'allenatore ha rischiato perché mi conosceva bene, sapeva del mio carattere freddo, distaccato, non emotivo. Gli è andata bene, è andata bene a me. Questo mi ha fatto particolarmente piacere, ma io avrei giocato a calcio anche nei prati, per strada. Sono stato fortunato nel trasformare la mia passione in professione, lo auguro a tutti. Ho voluto raccontare la mia vita perché tanti non conoscevano diverse cose, hanno provato a scrivere le mie sensazioni, ma ho preferito farlo io, in modo che se qualcuno vorrà conoscere delle cose di me, potrò raccontargliele io stesso".
"Mi fa piacere che ci siano anche giovani che mi fermano e chiedono gli autografi - continua Rivera - Mi sono accorto che c'è un grande rapporto con tutti, dagli anziani ai giovani. Per me il rapporto umano è fondamentale. L'emozione più forte? La conferenza stampa convocata per comunicare l'addio al calcio. Mi sembrava la cosa più naturale, ma in quel momento mi ha emozionato e quasi quasi stavo per rimangiare quello che avevo detto".
Poi, parentesi aperta su Conte e sugli azzurri ad Euro2016: "Non mi meraviglio, conoscendolo sapevo che avrebbe fatto fatica a reggere il ritmo dell'impegno che si è preso con la Nazionale. Ha bisogno di avere i giocatori sotto mano da mattino a sera e lo può fare solo con un club. L'Europeo di quest'anno è molto equilibrato, è un fatto positivo. L'Italia ha cominciato ottimamente, è stata una sorpresa per tutti veder giocare la squadra con quella determinazione che ha spaventato il Belgio, troppo sicuro di vincere. Giudicare una formazione prima di vederla giocare è una cosa perfettamente inutile. Nel calcio l'unica cosa certa sono i novanta minuti del campo. La prima cosa da fare nel calcio è cercare di non prendere gol, poi bisogna fare in modo di farne qualcuno agli avversari. E i gol si possono fare in diversi modi, il gioco è sempre quello. Il primo gol contro il Belgio è arrivato non in contropiede, ma nel corso di una manovra".
Chiusura sul Milan: " Dobbiamo aspettare che si sistemi il cuore di Berlusconi, sotto tutti i punti di vista. Deve trovare lui una soluzione, scegliere tra il passaggio di consegne e la continuazione di un lavoro nelle mani della sua famiglia. Credo che abbia capito che è arrivato il momento di prendere una decisione. Io fuori dal Milan? Quando ho capito che era difficile dialogare con Berlusconi, che ha bisogno del suo spazio e quello degli altri, ho deciso di prendere un'altra strada, che è stata poi quella della politica. Io in Federazione? Alla presidenza non ci sono mai state le condizioni, ma potevo essere commissario dopo Abete. Donnarumma? Non credo sia successo a nessun portiere esordire così giovane ed avere la personalità di questo ragazzo, deve continuare così".