Un giorno all'improvviso... Pepe Reina e il Napoli, amore a prima vista. A confermarlo, per l'ennesima volta, è lo stesso portiere spagnolo nel corso di un'intervista concessa al Corriere dello Sport. "E’ scoccata la scintilla in maniera istantanea" - dichiara Reina - "Lo è stato per me e per la mia famiglia, qui ci siamo inseriti senza alcun problema. Forse perché sono passionali come noi, non so cosa dirle. So per certo che dal primo giorno chiunque, e dico chiunque, s’è spinto a mostrarmi affetto, a darmi qualcosa. Io adoro Napoli. Io credo, spero, anzi ne sono quasi certo, che la mia carriera finirà qua, e lo dico anche in presenza dei dati anagrafici. Io sogno di chiudere la carriera solo dopo aver vinto lo scudetto qui. Io idolo? Non so se sia vero, forse sì, però io sento l’affetto di Napoli e ciò è accaduto dal primo giorno. E’ stata empatia allo stato puro, immediata. Higuain? Stiamo parlando d’un calciatore, el Pipa, che è tra i primi cinque attaccanti al Mondo. Non soltanto giocatore straordinario, ma per noi, e per chiunque lo avesse, fondamentale. Il Napoli ha la fortuna di poterselo godere e ce lo godiamo".
Per lo scudetto sarà un duello all'ultimo respiro con la Juventus: "Loro sono in vantaggio ed il destino è nelle mani della Juventus, non nelle nostre. Se le vincono tutte, è fatta. Però, per il momento, si può essere soltanto fieri di questo Napoli, che è a tre punti dai campioni d’Italia. Magari a caldo, subito dopo, ha pesato parecchio. Erano quindici minuti che la partita era praticamente nostra; a loro stava bene il pareggio, almeno così pareva. Però abbiamo perso... ll tweet al gol di Thiago Alcantara? Io sono sempre stato tifoso delle squadre nelle quali ho giocato: un anno fa esultavo quando il Napoli segnava; oggi lo faccio per il Bayern. Io sono amico dei miei amici, tutto qua". Un piccolo rammarico in una carriera ricca di soddisfazioni c'è: "M’è andata di lusso, però c’è qualcosa che mi manca: perché chi passa per Liverpool vorrebbe vincere la Premier. E mi sarebbe piaciuto un sacco farlo in quello stadio. Anfield? Tanta roba: l’atmosfera all’ingresso in campo, le note di You’ll never walk alone, sono spinte emotive e devi essere grato al calcio per averti fatto vivere queste sensazioni. Io ci sono stato otto anni".
Reina è tutt'altro che vicino all'addio al calcio: "Prima che ciò accada, dovrò vincere lo scudetto con questa maglia e per questa gente. Sarebbe il nostro orgoglio, di tutti quelli che sono in questo Napoli, realizzare questa impresa. E’ scocciante lanciarsi nelle previsioni e provare con le percentuali non ha senso. Smettere? Sto benissimo, magari va a finire che starò sempre meglio e dunque non si può azzardare una data. Ma nel momento in cui, prima delle partite, non vedrò le farfalle dinnanzi agli occhi, allora vuol dire che sarà arrivato il momento. Devo sentire che il fisico e soprattutto la testa abbiano i riflessi attuali. Miglior portiere della storia? C’è un’epoca per ognuno e poi i gusti sono soggettivi. Oggi si può riconoscere il più bravo del momento in Neuer o magari sempre e ancora in Buffon; e però c’è stata un’epoca in cui a tanti piaceva Casillas, ma ne potremmo citare una marea: Cech, ad esempio; o Julio Cesar; o Van der Sar o Zubizarreta. Io li metterei tutti assieme, e c’è persino il rischio che ne abbia dimenticato qualcuno".
E una volta appesi i "guantoni al chiodo" Reina che farà? "Può darsi che rimanga a Napoli, ma non è una condizione semplice. Dipenderà da vari fattori: la Spagna, che ci manca, la famiglia, il lavoro. Poi i ragazzi cresceranno. Thiago, che mi prende in giro. L’altra sera ha voluto giocare e mi ha detto: io sono Rafael, che dici? Sta crescendo da scugnizzo, ha la cazzimma. Papà è stato contagioso per me. Thiago non so cosa vorrà fare da grande: perché lui adesso impazzisce per el Pipita".