Un gol-vittoria al 96' nella partita d'esordio, un assist per blindare un successo al 91' nella sfida successiva. E' un Nicola Bellomo da overtime quello che si è presentato alla Reggina come uno dei colpi da novanta della sessione invernale di calciomercato.
Bisceglie e Viterbese, prime avversarie dei calabresi nel 2019, hanno già pagato il conto alla qualità del numero 30, che ha salutato Salerno e la Serie B per ripartire dallo Stretto. “La dedica è per Ginevra, mia figlia che è nata da 20 giorni, il maschietto, Nicolas, che ha due anni e mezzo, e mia moglie Angela”.
Sullo Stretto, spiega lui a gianlucadimarzio.com, ci è arrivato al termine di una “trattativa nata in due ore. Non vedevo il campo da sei mesi, non avevo la possibilità e non ne so il motivo. In conferenza mister Colantuono parlava bene di me e della possibilità di impiegarmi, poi ho avuto un incontro con il presidente Luca Gallo qui e mi ha esposto intenzioni e progetto. Sono arrivati tanti calciatori di valore e con alcuni ci conosciamo anche – sorride Bellomo - con De Falco abbiamo giocato due anni a Bari, con Strambelli abbiamo giocato solo una volta in Primavera, ma alla fine abitiamo vicino a Bari Vecchia. Ci capiamo parlando in dialetto”.
Il linguaggio che conta, in realtà, è quello del campo. Che Bellomo ha sempre parlato con tanta qualità tra i piedi. Ai galloni di nuovo Cassano, parallelismo precocemente eseguito per un fantasista nato e cresciuto nel capoluogo pugliese, è presto subentrata la realtà di un centrocampista creativo ed estroso, che a Reggio cerca l'aria giusta per rilanciarsi dopo sei mesi in naftalina a Salerno: “E' stata un'esperienza particolare, nella quale ho capito tante cose – spiega lui - gli addetti ai lavori che hanno seguito allenamenti e test amichevoli hanno detto tutti che avrei meritato perlomeno un'occasione. E' stata una situazione strana, mi piacerebbe sapere come è andata.
L'allenatore parlava bene di me e non giocavo. Ancora non me lo spiego”. Dal granata all'amaranto: l'arrivo a Reggio è stato accompagnato da un contratto fino al 2020, con rinnovo per un'altra stagione in caso di salto in B. “Sappiamo che arriverà una penalizzazione – ammette – così come sapevamo che il presidente vuole entrare nei playoff e riprovarci già da quest'anno. L'anno scorso ho vissuto il girone A con l'Alessandria e il girone B con la Sambenedettese, posso dire che il girone C è di un altro livello quanto ad agonismo. Un esempio lo abbiamo avuto a Bisceglie, dove hanno giocato una partita davvero ostica”.
Risolta da un colpo del numero 30 (“So che a Reggio ci sono stati tanti 10 forti, da Cozza a Nakamura, io aspetto di meritare quella maglia sul campo”) e un colpo di spugna al passato: “Quella rete è stata una liberazione. Quando non giochi e vieni da un periodo così così, entrare in gioco subito e fare quello che sai fare ti può dare ancora più fiducia. Se fai bene, si ricordano tutti di te. Appena non giochi per un po', non ti conosce più nessuno. Non ho avuto paura di scendere di categoria, anche perché Reggio è una piazza fuori categoria”.
Sfogli l'album dei ricordi e, nella settimana di Torino-Inter, non può non tornare alla mente l'unico gol di Bellomo in Serie A, celebrato anche dal Toro sui social. Pareggio per 3-3 contro i nerazzurri, punizione tagliata alle spalle di Julio Cesar il gioco è fatto: “Un centro che non ti capita tutti i giorni – sorride lui – ma anche quello con il Bari, la squadra della mia città, contro il Pescara (pallonetto da 50 metri, ndr) resta indimenticabile”. Bari, un capitolo che ha rischiato di riaprirsi in estate: “Ci sono stati dei contatti, anche diretti – ammette Bellomo - Alla fine, essendo in B e avendo due anni di contratto, avrei potuto accantonare. Appena ho saputo del Bari, mi sono detto che non si poteva certo badare alla categoria. Poi è normale che i matrimoni si fanno in due. Io gli avevo detto che potevano contare su di me. Ora vederli in D fa male. Parliamoci chiaro, è una squadra totalmente distante fuori da quella dimensione. Per me il Bari deve giocare solo ed esclusivamente in Serie A. Mi capita di vedere il Bari ogni tanto, fa male. Iniziano a sentire il profumo del professionismo, poi con una presidenza così non ci saranno problemi a tornare presto in alto”.
Se le amicizie nel mondo del calcio non sono materia che Bellomo ama maneggiare (“Io non ci credo, perché è un mondo che da fuori sembra tanto bello ma da dentro è un mondo particolare. Di amici nel calcio ne ho pochissimi: anzi, l'unico è Cristian Galano, ci sentiamo sempre e ci vediamo. Siamo cresciuti nel settore giovanile, quindi c'è una stima che va oltre il campo”), la famiglia è il valore fondamentale: “Dico sempre che se avessi avuto un figlio qualche anno fa, ora avrei ragionato in modo diverso. Prima ero troppo istintivo, ora ci penso un momento in più e ragiono sempre in base ai miei figli”. E guai a parlargli di rimpianti: “Non ne ho, dico sempre che il nostro futuro è scritto. L'unica cosa che voglio fare è tornare in Serie A”.
E fermarsi, trovando stabilità dopo aver cambiato 11 maglie in otto anni. “Basta stare con la valigia in mano. Quando ho parlato con il presidente, ho ragionato sulla scelta in via definitiva. Se c'è un progetto importante, uno deve porre le basi. E qui c'è tutto per tornare in alto. Insieme”. Perché la C è un panorama che sta Stretto. A Bellomo e alla Reggina.
Luca Guerra