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Data: 03/06/2016 -

Real Madrid, Pepe: "a Milano è stata la prima volta che ho pianto per il calcio"

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Pepe apre il suo cuore al quotidiano spagnolo Marca e racconta tutte le emozioni dopo la vittoria della Champions con il Real Madrid. Dalle parole rilasciate al quotidiano spagnolo, si scopre un Pepe diverso dal burbero portoghese che si vede in campo. Il difensore parla di emozioni, errori e lacrime, che lo "hanno reso un giocatore migliore”. Undecima Champions per il Real e seconda personale per Pepe.

Numeri che rimarranno per sempre nella storia del Madrid: “Credo che siamo entrati nella storia del club. Noi che siamo da più tempo qui, sappiamo cosa vuol dire indossare questa maglia. E' stato importante vincere per entrare nella storia del club. Il fattore più decisivo in finale è stato quello di essere una squadra, e noi lo siamo stati. Sapevamo sarebbe stato difficile ed eravamo consapevoli che l'Atletico Madrid si poteva battere solo ai calci di rigore, perché è una grande squadra. Certo la stagione non era cominciata nel migliore dei modi – ha continuato Pepe – ma noi non ci siamo mai arresi. Abbiamo lavorato molto duramente per raggiungere questo titolo. Nonostante tutte le difficoltà fin dall'inizio, ci siamo battuti e ci siamo sacrificati. Tutto questo ci ha reso più forti in questo finale di stagione”.

Un'annata segnata fortemente dall’addio di Benitez, secondo Pepe il lavoro dello spagnolo è stato comunque importante in questa stagione: “Sono sempre molto sincero. A me è piaciuto molto il modo di lavorare sia di Rafa che di Zinedine. Benitez ha buoni metodi di lavoro, è un buon professionista, ha funzionato bene. Ma la verità è che serve anche la fortuna. E’ un fattore necessario per raccogliere i frutti del lavoro, per avere successo”. Poi è arrivato Zidane, ed è cambiato tutto: “Con l'arrivo di Zizou c'è stato un incontro con i capitani, Sergio Ramos, Marcelo, Cristiano e me. Ci ha responsabilizzato. E noi ci siamo promessi di tirarci dietro tutti i compagni di squadra per raggiungere la finale di Champions League.”

Con Zidane è arrivata la rivincita, anche a livello personale: “Mi dissero che non ero una prima scelta. Ero il terzo centrale. Ho chiesto solo di lasciarmi competere alla pari con tutti, perché ero sicuro che se ci fosse stata un’opportunità l’avrei colta. E alla fine il lavoro ha pagato: ho vinto due Champions e sono entrato nella storia del Real Madrid. Sì, è stata una vittoria personale”. Certo di Pepe si ricordano molti altri fatti. Il brutto gesto con Casquero, i litigi con Mourinho, le partite con il Barcellona. Due Champions possono compensare questi comportamenti? Pepe ne è convinto: “Sì, compensa tutto. La cosa più importante è che la gente sappia che do tutto me stesso ogni volta che vesto questa maglia. Poi tutti facciamo degli errori. – ammette Pepe - Personalmente, ho sempre riconosciuto i miei errori, come con Casquero. Grazie a Dio non è più accaduto, perché mi sono detto che se si fosse ripetuto non meritavo di vestire la maglia del Real Madrid. Ma sono cose che possono accadere, si può avere una brutta giornata. Ho riconosciuto che ho sbagliato e ho chiesto scusa al momento. E questo mi ha reso un giocatore migliore".

Dare tutto per il Real Madrid che, nella finale di Milano, si è trasformato in lacrime di gioia: “È difficile da spiegare. Quando Lucas Vazquez si è avvicinato al dischetto così tranquillo, sembrava fosse nel suo quartiere con gli amici, e ho visto la palla entrare, ho cominciato a piangere. Sono rimasto basito. Ho sentito che non potevamo perdere questa finale. Come in precedenza, quando Sergio ci ha fatto segno che stavamo andando a battere i rigori sotto la nostra curva, qualcosa mi ha detto che avremmo vinto. Lucas tira, segna sotto il nostro pubblico ... e ho cominciato a piangere. Ma ho pianto solamente quando tiravamo noi. Non riesco a capire perchè. Ho parlato con mia moglie, con la mia famiglia, perché era la prima volta che piangevo in un campo di calcio. Sono venute a galla tutte le emozioni. Tutto il sacrificio che abbiamo fatto per tutta la stagione, tutta la lotta”.



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