Il gabbiano ha riaperto le ali e sta tornando a volare. Dopo un’estate difficile, iniziata tra tante incognite, il Monopoli ha parlato con i fatti: 17 punti in 9 partite nel girone C di Lega Pro, quattro vittorie nell’ultimo mese, seconda difesa del torneo e sesto posto a ridosso delle “big” con una camera vista derby di Foggia, in programma domani sera. Per chi fosse abbastanza grande da ricordarlo, sembra un ritorno agli anni '80/'90, quando la società nata nel 1958 e rifondata nel 2003 conobbe il suo miglior momento tra C1 e C2. Una multinazionale (in rosa ci sono lo sloveno Mavretic, il portoghese Forbes, l’uruguaiano Nicolini, i greci Sounas e Mouzakitis) che fa del caldo “Veneziani” (4700 spettatori) il proprio fortino e di una città arroccata sul mare il proprio rifugio. A guidarla dalla panchina c'è Diego Zanin, una vita da calciatore al centro-nord eccezion fatta per l’esperienza di Reggio Calabria. Benvenuto al sud, il simbolico cartello che l’ha accolto: “Dopo la parentesi di sei mesi con l’Altovicentino, che ho accettato perché avevo bisogno di stare vicino a casa, si è presentata questa occasione. In estate abbiamo raggiunto un accordo immediato, mi ha convinto il ds Mariotto: sono venuto qui con grande entusiasmo dopo anni difficili”. Un ex attaccante che ha dato vita a una difesa molto solida: “Da ex attaccante, chiedo a chi gioca davanti il primo pressing, ma la nostra idea resta quella di un calcio offensivo, con Montini, Gatto e Genchi che rappresentano i nostri uomini d’attacco. Ovviamente con elementi di valore come quelli della nostra difesa è più facile vedere le proprie indicazioni recepite”. Salvarsi resta l'obiettivo, ma Zanin attende che tutto il gruppo sbocci: “Gli stranieri si stanno inserendo lentamente: alcuni di loro sono giovanissimi, come Mavretic, un classe 1997. Gli altri li stiamo aspettando ma viste la loro età e la loro qualità, ne vale la pena”. Due mesi e mezzo fa il Monopoli era un cantiere aperto, oggi è una squadra con una chiara identità: “In ritiro siamo partiti in 32, poi si sono alternati altri 10 innesti fino alla scrematura dell’ultimo giorno di mercato, quando gli arrivi di Bacchetti, Montini e Nicolini hanno indubbiamente arricchito la qualità del gruppo”. Nei fatti, Zanin è già innamorato di Monopoli: “La Puglia non la scopro certo io: si vive bene, con tranquillità e senza pressioni. Qui sto bene”. A Foggia sarà sfida tra una delle favorite per la vittoria finale e la sorpresa del campionato: “Non è una definizione che mi infastidisce-ammette Zanin-ma noi sappiamo su quali principi di gioco stiamo lavorando dai primi giorni di ritiro. Troveremo una squadra forte e arrabbiata per la sconfitta contro la Juve Stabia”.
Corsa, sacrificio e “pochi fronzoli”. Simone Ricucci, classe 1996, è uno dei giovani motori del Monopoli: interno di centrocampo cresciuto nelle categorie dilettantistiche tra Manfredonia e Atletico Vieste, è una delle incarnazioni dello spirito che Zanin chiede ai suoi. Quello di domenica per lui, foggiano doc, non sarà un derby come gli altri: “Ci tengo tantissimo a questa partita, per me giocare allo Zaccheria è un sogno”. Arrivarci con questa classifica, invece, è una realtà: “E’ merito del duro lavoro messo in campo dall’inizio del ritiro”. Nel passato anche le esperienze a bordo campo: “Ho fatto il raccattapalle in occasione degli anni di Insigne, Sau e Zeman. Insigne era già un fenomeno, aveva qualità tecniche incredibili. Vedere da vicino il mister per me era incredibile”. Quel bambino oggi è cresciuto e sfiderà quei colori: “Dovrò giocare a mente libera, non devo pensare al passato: il Foggia è una grandissima squadra ma noi dobbiamo restare sul pezzo. Dobbiamo salvarci. Il decimo posto? Il campionato è ancora troppo lungo. A casa mia si dice che i cavalli si vedono all’ultima curva. Ed è lontana”.
Mentre Simone parla, nell’ombra della tribuna del ‘Veneziani’ ride una figura di 190 centimetri, con spalle larghe e voce decisa: “Perché intervisti lui? E’ scarso” ride capitan Pasquale Esposito. Sì, perché la dimensione in casa Monopoli è familiare ma mai banale. Quattro anni in biancoverde e la guida della seconda difesa meno battuta del girone C sulle spalle con 6 reti al passivo (meglio ha fatto solo il Lecce a 5): a 35 primavere “una grande soddisfazione - ammette - ma è merito di tutta la squadra. Pressiamo bene e difendiamo in 11. La nostra vittoria più grande oggi è aver riavvicinato la gente al nostro gruppo. Vogliamo provare a stupire, ma tenendo a mente che l’obiettivo è solo la salvezza”. E se in città ci sono le mura messapiche, in campo il muro è composto da Esposito e i suoi compagni. Leader tecnico del reparto, leader carismatico di uno spogliatoio giovane: “E’ scattata un’alchimia particolare fin dai primi giorni di ritiro, questa è la leva positiva sin qui. Ma dobbiamo continuare così, perché i risultati di mezza stagione non se li ricorda nessuno”.. Da buon napoletano (è di Vico Equense, ndr) non rivela le sue scaramanzie (“Tranne il posto nello spogliatoio, ne ho uno fisso da anni”), il capitano spiega che nello spogliatoio non c’è nessun rito particolare, anzi sì: “Da qualche settimana vogliamo fare una cena di squadra ma la rinviamo. Finchè vinciamo…”. Non ha dubbi quando deve individuare la vittoria più bella: “Il derby di Andria, uno 0-2 firmato dalla doppietta di Gatto. L’abbiamo dedicato ai nostri tifosi, è una sfida davvero molto sentita qui. Ci avevano chiesto di dare il massimo, non per forza la vittoria: è questa la particolarità di questa piazza. Oggi poi ci accompagnano anche i risultati e questo è un punto di forza”. Già, un derby: esattamente come quello di Foggia. “Loro sono una grande squadra e si giocheranno la vittoria con Lecce, Juve Stabia e Matera - alza la guardia - servirà il miglior Monopoli, poi chissà…”. Chissà, perché i gabbiani prendono il volo, a volte anche per mesi.