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Data: 15/02/2017 -

Qui Andria, dove la sconfitta non è Fidelis: Doronzo, Croce e Curcio in coro, “Non abbiamo intenzione di fermarci”

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Dal 9 ottobre 2016 ad Andria la parola “sconfitta” è una perfetta sconosciuta. E, al contrario di quanto accade nel film di Paolo Genovese, gli smartphones non offrono alcuna sorpresa a chi consulta le classifiche. Il numero giusto? 17. Come i risultati ottenuti dagli uomini guidati da mister Giancarlo Favarin, capaci di superare un complicato avvio di stagione - 4 ko nelle prime 8 partite - grazie al passaggio al 3-5-2 e a un’aggressività con pochi pari nel girone C di Lega Pro. Oggi la realtà biancoazzurra racconta di 37 punti all’attivo e un settimo posto in cassa, piena zona-playoff. Ma non basta. “Speriamo che escano il 18, il 19 e tanti altri numeri - spiega il direttore sportivo Piero Doronzo a Gianlucadimarzio.com - A parte gli scherzi, è una gratificazione per il lavoro fatto da staff, squadra e società: deve essere solo un punto di partenza. I ragazzi sanno che se oggi si parla di loro, succede perché stanno facendo bene. A loro chiedo sempre di farmi sentire orgoglioso per averli scelti”. Orgoglio. Lo stesso mostrato in estate, quando ha risposto picche al corteggiamento del Bari, parte importante del suo passato: un “no” alla poltrona di direttore sportivo in serie B e una corsa proseguita. “Si trattava di una sfida importante per la carriera, ma credo di aver dimostrato la mia serietà a dirigenza e tifosi: anche ai detrattori che criticano senza costrutto. Io do tutto, sul lavoro sono morboso: se qualcuno vuole utilizzare la Fidelis per un suo tornaconto personale, diventa mio nemico. Quando non avrò questo attaccamento morboso alla società per la quale lavoro, non farò più questo mestiere”.

L’anno scorso 8 partite di fila senza prendere gol, oggi difesa ermetica e un’intesa che cresce di giornata in giornata. Come assicura uno dei più giovani del pacchetto arretrato, il 23enne brasiliano di origini calabresi Felipe Curcio, di stanza nel tacco d’Italia dopo le esperienze a Martina Franca e Foggia: “Nella difesa a 3 mi trovo bene, i miei compagni mi hanno dato una mano importante. In questo nuovo ruolo sto crescendo”. Con i piedi se la cava bene, merito dei trascorsi con il calcio a 5: “Ho giocato a futsal dai 4 ai 15 anni”. Una passione condivisa con il calcio: “Tre allenamenti a settimana per il calcetto e tre per il calcio, poi ho dovuto scegliere. E ha vinto il campo a 11. Però ho ancora tanti amici nel mondo del futsal, anche in Italia, come Vavà, che ora è al Came Dosson”. Non ora, ma “mò”. Dice così: testimonianza di integrazione. E quando nelle ultime ore di calciomercato lo ha cercato il Teramo, lui e la società hanno risposto di no. “In Puglia sto bene, dopo Martina Franca mi sto trovando bene anche ad Andria: in casa sembra di giocare in Sud America”.

La ciliegina sulla torta del mercato di riparazione è stata rappresentata da Antonio Croce. Classe 1986, esperienza e fisico per l’attacco. E il gol a Melfi, sede della vittoria esterna di domenica scorsa, lo ha confermato: “E’ stato bello segnare con 600 tifosi al seguito-racconta lui- il primo pensiero è stato per loro. Ringrazio il direttore che mi ha fortemente voluto qui”. Un inseguimento durato un mese: “Ci siamo cercati a vicenda-racconta Doronzo-e abbiamo colto l’attimo giusto. E’ un calciatore importante e serio. E il gol lo ha nel sangue: è un terrone, nel senso buono della parola, al Sud e in Puglia si esalta”. E proprio a Monopoli Croce ha vissuto la sua migliore stagione tra i pro, con 12 reti in 33 presenze lo scorso anno con il “Gabbiano”. Volontà di incontrarsi e aspettarsi, reciproca, confermata dallo sguardo di intesa mentre il racconto procede. “Spero che i soldi che il presidente gli ha promesso in caso di raggiungimento di alcuni bonus siano pagati tutti, vorrà dire che ci avrà fatto esultare tante volte” sorride il ds. Le risate si fanno fragorose quando si tratta di scomodare modelli importanti: “Marcelo” indica deciso Curcio. “Allora ti regalerò una parrucca” scherza Doronzo. “Io invece studio Higuain” replica Croce. “E che squadra abbiamo fatto” rincara il ds. Guardando agli avversari di ogni domenica, Curcio ammette di aver sofferto “Chiricò del Foggia”, mentre l’attaccante è felice di avere “Aya come compagno di squadra, in marcatura è un osso duro, così come Esposito del Monopoli”.

La stagione è lontana dal finale, ma qualche incrocio da incorniciare e mettere in copertina è già prenotato, ammette Doronzo: “A Catania abbiamo dimostrato gli attributi: ma porto nel cuore anche le vittorie in casa contro Matera e Juve Stabia”. Il 17, numero che molti scaramantici tengono lontano, non fa paura. E pensare che con l’Akragas, dove il filotto positivo ha avuto il via, i suoi lo avevano fatto arrabbiare: “Ad Agrigento mi è salita la pressione a 170 e non ho visto il secondo tempo. Lì è scattato qualcosa di particolare in tutti noi”. Umiltà è la parola d’ordine: “Sbandierare i propositi a volte può avere effetti deleteri-ammette il ds- i calciatori conoscono le aspettative del presidente Montemurro e della società. Poi, di qui a dire in giro che arriveremo ai playoff, dovremo prima salvarci. Se lo faremo con largo anticipo, allora potremo guardare più su. Sono soddisfazioni importanti per una società giovane che sta facendo ottime cose da un anno e mezzo a questa parte”. Per scrivere la storia restano 180 minuti: Casertana in casa, Monopoli in trasferta. Per archiviare un girone da imbattuti. “Ci abbiamo preso gusto e vogliamo continuare così-spiegano i tre all’unisono-la nostra forza dev’essere quella di muovere sempre la classifica: se non puoi vincerla, meglio lottare per un pareggio”.

Tags: Lega Pro



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