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Data: 30/05/2019 -

Viaggio nel mondo di Sarri, seconda fermata: dagli esordi in C fino al Chelsea

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L’esperienza all’Alessandria tra il 2010 ed il 2011 fu senza dubbio indimenticabile: riuscì a trasportare una società in difficoltà fino ai playoff, entrando nel cuore degli alessandrini. E che ricordi per Gigi Poggio e Fabio Artico, rispettivamente responsabile dell’ufficio stampa dell’Alessandria ed ex capitano dei ‘grigi’, nonché aspirante guida naturalistica ed escursionistica: “Maurizio è un personaggio carismatico, preparato e soprattutto molto educato – confessa Poggio - per farvi capire il valore del Sarri uomo, vi racconto questo episodio: in occasione della qualificazione ai playoff di quell’anno contro la Salernitana, il presidente di allora allontanò me ed il team manager per una questione poco chiara e Sarri non ci pensò due volte prima di prendere il telefono quella sera stessa per chiamare il presidente e minacciarlo che la squadra, il giorno dopo, non si sarebbe presentata al campo se non ci avesse riassunti. E che fumatore incallito: il giorno stesso della partita contro la Salernitana lo vidi nel tunnel che fumava una sigaretta ed io, che ero stato bravo a smettere di fumare, lo ripresi in modo scherzoso perché secondo me fumava troppo. Lui, con un grande sorriso dei suoi, mi disse ‘E una sigaretta col tuo mister non te la fumi?’. Non resistetti e fu un momento di grande piacere. Come suo umile collaboratore di un tempo, gli faccio i miei più sinceri complimenti”. “Che sia uno scaramantico pazzesco non è una novità: pensate che, quando era ad Empoli, se lo chiamavo di martedì e la domenica poi perdeva, la settimana dopo, se casualmente capitava che lo richiamassi al martedì, non mi rispondeva e mi richiamava mercoledì o giovedì perché diceva che avrebbe perso di nuovo se ci fossimo parlati di martedì – continua Artico - Invece, ai tempi dell’Alessandria, ricordo che faceva i cambi sempre allo stesso minuto. Maurizio è un grande personaggio: ha uno spessore pazzesco, ma è allo stesso tempo molto simpatico. Spesso parlavamo anche di politica! Quell’annata fu particolare e speciale perché non ricevevamo puntualmente lo stipendio, ma abbiamo ottenuto grandi risultati grazie al nostro fantastico gruppo: addirittura al mercoledì e al giovedì spesso, dopo l’allenamento, ci fermavamo a fare delle grigliate. Con Sarri c’era rispetto e complicità: vedeva che in campo davamo il 100% e così ci lasciava qualche libertà in più fuori… Per esempio, al sabato sera, quando giocavamo in trasferta, capitava che noi giocatori bevessimo la grappa e lui, pur sapendolo, ci lasciava fare perché sapeva che l’indomani avremmo dato tutto in campo. Una volta però capitò che, essendo ormai qualificati per i playoff, gli chiedemmo di non farci fare troppa tattica ad allenamento perché la sapevamo a memoria, ma lui non volle sentire scuse, si infuriò e ci mandò tutti affanc… ehm… a quel paese! E l’indomani in allenamento facemmo esclusivamente… Partitella! Ecco, per farvi capire il personaggio… (ride, ndr)“

 

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“Aveva tutte le sue certezze e ad esempio, in ogni pre partita, prima di mangiare, ci parlava in modo super dettagliato di tutti i giocatori avversari. Al sabato poi, preparavamo le palle inattive in modo maniacale e fin che non le facevamo come le voleva lui, non ci lasciava andare. Può sembrare burbero davanti alle telecamere, ma vi assicuro che nello spogliatoio è molto simpatico: abbina i momenti in cui scherzare e prendere magari in giro noi giocatori, a quelli in cui invece fare davvero sul serio. Mi viene ancora da ridere a pensare alla sua scaramanzia riguardante l’ingresso in campo: prima del fischio d’inizio non osava mai oltrepassare la linea del rettangolo di gioco ma camminava lungo tutto il perimetro”.

 

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"Abbiamo vissuto insieme tante esperienze insieme in epoche calcistiche diverse: dall’inizio della sua carriera fino ad Empoli, che è stato il punto più alto. Capii subito che era molto preparato, ma in alcuni aspetti era ancora forse un po’ rigido. Col passare degli anni però ha smussato alcuni lati del carattere ed ora è un allenatore completo. Fuori dal campo invece cerca di stare molto sulle sue: è difficile vederlo in giro per la città e il rapporto umano con i calciatori lo instaura in campo. Io che l’ho avuto per tanto tempo, fuori dal campo l’avrò visto non più di due o tre volte… Lui pensa al calcio 24 ore su 24 e, anche se è una persona culturalmente elevatissima. Pensate che parlare con lui fuori dal campo ti mette in soggezione per la sua grande preparazione”.

Ora sì, ci siamo: Il presente si chiama Chelsea, ma il passato non si scorda. Il segreto? L’umiltà, senza dubbio. La storia di Sarri non può che provocare in noi ammirazione. Tanta e spontanea. Solo applausi per chi è stato in grado di arrivare in alto partendo da così lontano. Il nostro viaggio nel mondo di Sarri è terminato ed un pizzico di nostalgia forse inizia già ad assalirci. E chissà che un giorno non racconteremo ai nostri nipoti la favola di quell’ allenatore in tuta nera e dall’accento toscano che, partendo dai campi di Seconda Categoria, riuscì ad approdare da protagonista in Europa League…

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