“Vivere ardendo e non sentire il male”. E’ questa la frase presente sullo stato del profilo Whatsapp di Antonio Andreucci. Un verso creato da Gaspara Stampa, poetessa veneziana del XVI secolo, adottato e reso celebre da Gabriele D’Annunzio durante l’impresa di Fiume. Un motto che ben si addice all’allenatore del Como, che non ha mai avuto paura di bruciarsi: “Quel verso mi rappresenta, è riferito allo spirito con cui sono scese in campo le mie squadre negli ultimi anni – Ha commentato Andreucci ai microfoni di Gianlucadimarzio.com - Abbiamo messo tanta passione, tanto impegno e tanto coraggio. Sono un allenatore paziente. Riuscire a superare le difficoltà e rialzarsi dopo le sconfitte sono le cose più importanti”.
Così ha vinto tre finali playoff di serie D in 3 anni e con 3 squadre diverse. Prima con il Campodarsego, poi con la Triestina e ora il Como, altra nobile decaduta portata alla luce della ribalta da un allenatore capace di partire dalla Seconda Categoria arrivando a conquistarsi sul campo tre promozioni in Serie C: “Quest’anno a Como è stata ancora più dura perché siamo dovuti partire ancora più tardi. La società veniva da un fallimento, abbiamo iniziato con qualche difficoltà a cui si sono aggiunti diversi infortuni importanti. E’ stato un campionato in perenne rincorsa. Abbiamo lottato con avversari forti come il Gozzano, ma ci sono state tantissime squadre di livello”.
Una rincorsa culminata con la vittoria della finale playoff, ma che lascia comunque qualche rimpianto ad Andreucci: “Rimane il pensiero di non essere riusciti a vincere il campionato. Nell’ultimo periodo in qualche partita fuori casa qualcosina c’è mancato. D’altra parte quando fai una rincorsa del genere è difficile rimanere sempre concentrati e attenti”. Eppure questo è un aspetto che cura molto l’allenatore del Como, appassionato di psicologia con un rituale ben preciso prima di ogni partita: “Mi sono avvicinato in questi ultimi anni al mondo della psicologia. Per fare l’allenatore è importante saper comunicare con gli altri. Credo quindi sia necessario per chi fa questo mestiere avere qualche nozione di questa disciplina. Che mi ha aiutato a far capire alla squadra come affrontare i momenti meno positivi, raggiungendo un equilibrio necessario per affrontare con determinazione la sfida successiva.
"Il mio rituale pre-partita? Prima di ogni gara devo stare da solo almeno tre quarti d’ora per visualizzare mentalmente tutte le fasi dell'incontro”. Uomo calmo e riflessivo quindi, quasi un paradosso per chi predica un calcio sempre votato all’attacco: “Le mie squadre sono offensive e organizzate, anche aggressive in campo. Devono essere sempre propositive per cercare di recuperare il pallone in ogni fase della partita”.Ama lo sport a tutto tondo, pratica scii e tennis e ha deciso di allenare non appena ha smesso di giocare. Andreucci è dovuto partire dal basso per arrivare dove è ora: “Sono partito dalla Seconda Categoria. Ho fatta tanta gavetta, che mi ha dato però tanta soddisfazione”. Un cammino che ha forgiato l’allenatore che è ora: “Quando sali tutti gli scalini e ti sei guadagnato ogni cosa, non hai paura di affrontare niente”. E’ stato così anche quest’anno a Como, in una stagione esaltante nonostante l’inizio complicato. Una rincorsa che Andreucci ha condiviso con tutti i suoi collaboratori, in particolare con Ninni Corda: “Con lui ho lavorato in completa sinergia da inizio anno. E’ una persona che ha grande determinazione. Ringrazio anche Pruzzo, senza dimenticare, ovviamente, il grande staff tecnico che mi ha accompagnato”.
Un mix perfetto che ha portato il Como a sperare nella Serie C. Un campionato che Andreucci non ha mai disputato, nonostante le tre finali playoff conquistate. E se fosse questa la volta buona? “La prossima settimana parleremo con la società di questa possibilità. E’ un’avventura che mi stimola. Il Como merita quella categoria, è una grande piazza con una grandissima tifoseria. Per questo motivo la società sta lavorando per questo obiettivo”. Un traguardo condiviso con lo stesso Andreucci, che nel futuro vede la Serie C: “Mi piacerebbe lavorare per molto tempo, soprattutto in questa categoria che mi sono guadagnato tre volte sul campo. Ho dato la mia disponibilità alla società e spero di trovare un punto d’incontro”. Un epilogo dovuto per un allenatore che si è sempre guadagnato tutto.