Una scelta di Vido. “Tornare a Cittadella è stata una decisione che ho preso io. L’Atalanta mi aveva messo sul piatto diverse offerte ma in B volevo solo il Citta”. Una scelta ragionata, che parte da un altro mercato di gennaio. “Praticamente un anno fa ho iniziato un percorso con questa squadra che è durato solo sei mesi ma che è stato fondamentale per la mia crescita, un percorso che sarebbe dovuto continuare anche quest’anno, da inizio stagione, ma in estate l’Atalanta mi ha detto ‘resta’. Se ho fatto il passo più lungo della gamba? Lo rifarei. Era un’occasione, qualunque fosse il finale. E poi mi sono allenato per mesi con giocatori top”. Luca Vido, vent’anni. Attaccante dell’Atalanta che in sei mesi a Bergamo a giocato poco meno di 90’ in Serie A ed è stato convocato per una trasferta di Europa League. “Tempo buttato?! Assolutamente no. È stato parecchio faticoso all’inizio, il modo di giocare era completamente diverso rispetto a quello che avevo in testa io. Che emozione allenarsi col Papu, e quanti consigli mi ha dato Gasp! Mi ha spiegato movimenti che, per un attaccante, posso fare la differenza negli ultimi 20 metri. Però io avevo bisogno di giocare”. Et voilà: il Cittadella del direttore sportivo Stefano Marchetti. Per giocare, divertirsi, segnare. E tornare a Bergamo pronto per il salto definitivo.
Soprannomi non ne ha. O Luca, o Vido. “Sono così corti che un soprannome non serve”. Tatuaggi pochi ma significativi. Quali? Luca preferisce non svelarceli, giusto per farvi capire il tipo. S’ispira a Ibra ma “io e lui abbiamo due caratteri completamente diversi! Lui è più appariscente io sto sulle mie. Tecnicamente però mi fa impazzire: come si muove, i colpi. Non sono mai riuscito a presentarmi nonostante si allenasse a Milanello con me, quando io giocavo nella Primavera del Milan. Una volta era lì... ma non me la sono sentita di aspettarlo fuori, c’era anche un sacco di fila”. Strano. Il gruppo di WhatsApp in cui scrive di più è con due amici di sempre, entrambi di Mestre - perché Luca è nato a Bassano ma la mamma abita vicino a Venezia - mentre come portafortuna ha “le persone che mi voglio bene veramente”. Mamma, papà. Nella vita ha conosciuto la parola sacrificio. “Avevo 10 anni e giocavo nel Treviso. Finivo scuola alle 16 e venivano subito a prendermi con il pulmino per portarmi all’allenamento delle 17. Tornavo a casa alle 20. Sempre così, tutti i giorni. Quando giocavo nel Padova uguale: scuola, casa per mangiare qualcosa e via al campo. Sono andato via di casa giovane, a 14 anni”.
Ruolo: attaccante. “Il primo anno al Padova ho segnato 50 gol!”. Record. Ma ha iniziato la carriera da... terzino! “A Treviso, sì”. Poi? “Nel Padova sono passato da centrocampista a trequartista fino ad avere il 9”. Un’ascesa fondamentale che gli è valsa il Milan Primavera. “Locatelli lo sento ancora, spesso! È un ragazzo d’oro. Umile. Come Calabria. Abbiamo ancora un gruppo di WhatsApp in cui ci messaggiamo con i vari De Santis, Crociata, Felicioli...”. Cutrone? “Lo incrocio anche in Nazionale”. Cosa che non succede con Gigio. “Un fenomeno. A cui ho fatto gol solo in allenamento per ora”. “Luca, pensa se avessi preferito il calcetto al calcio!” gli ricordiamo noi. Altro che Gigio e Cittadella. “È vero, dai 10 ai 12 anni ho fatto sia calcio che calcetto. Mia mamma mi ripeteva ‘prova un altro sport, prova un altro sport’ così mi sono buttato sul calcetto!”. Sempre una palla rotonda era, in effetti. “Ero impegnato tutti i giorni perché alternavo i vari allenamenti e nel weekend avevo sabato la partita ufficiale di calcetto e domenica quella di calcio. Per quello amo tirare di punta e muovere la palla con la suola”. ‘Gol’ sta nel mezzo, in comune tra i due sport, ed è la cosa che Luca sa fare meglio. Come ad Ascoli, al suo debutto-bis con la maglia del Cittadella: rete decisiva sul finale e vittoria, perché... veni, Vido, vici. Oppure ‘finché c’è Vido c’è speranza’, anche di vincere il Pallone d’oro? “Quello è il mio sogno più grande”. Ma testa sulle spalle e piedi per terra, Luca non vola anzi guarda avanti. Per dimostrare a tutti che Cittadella è stata - ancora - la scelta giusta.