Due caratteri forti, dominanti. Contrastanti e simili. Diego Costa ed Antonio Conte, la coppia che sta trascinando il Chelsea. L’uno dalla panchina; l’altro segnando a ripetizione: sono già 10 in 12 match di questa Premier, contando anche 3 assist.
Dalle incomprensioni di metà ottobre - quel “Cambiami!” rivolto dallo spagnolo al manager italiano durante la partita contro il Leicester - sembrano trascorsi secoli. Poi la rivoluzione nel modulo adottando la difesa a 3 e le sei vittorie consecutive, l’alchimia che scatta. Giusto il tempo di conoscersi e magari di sbagliare, cercando sempre di migliorarsi. Risultato: primi in classifica a quota 28. La ‘Combinazione perfetta’ li aveva definiti l’ex ct dell’Inghilterra Steve McClaren in estate, forse ci aveva visto lungo.
Ma dietro a questa feeling c’è di più. “Diego sta dimostrando di sapersi controllare ed è migliorato in diversi aspetti. Per me ora è uno degli attaccanti più forti del mondo. È uno spettacolo osservarlo in partita ma anche in allenamento, un esempio per come lavora!”, solo parole di elogio e stima quelle di Antonio Conte verso il proprio giocatore, col quale ha dovuto lavorare soprattutto sotto l’aspetto caratteriale e psicologico. Il ricorrere ad uno psicologo con tanto di lezioni di autocontrollo ha avuto un ruolo predominante: ecco spiegati gli 0 cartellini gialli subiti nelle ultime sei partite e la media di meno di un fallo per match, una novità assoluta per Diego Costa.
Il resto l’ha fatto la voglia di rivalsa ed il rispetto reciproco acquisito giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento. La lealtà nel dirsi le cose in faccia, sempre. E probabilmente l’aver rivisto proprio in Conte lo stesso carisma e la stessa fame di quel Cholo Simeone che lo plasmò ai tempi dell'Atletico Madrid nell’attaccante spietato e decisivo acquistato dal Chlesea per 40 milioni.
Perché il Diego Costa del presente sembra essere davvero tornato quello ammirato al Calderón giusto un paio di anni fa. Forse un carattere così forte ed autoritario per far scattare la scintilla aveva solamente bisogno di confrontarsi - e scontrarsi - con una personalità altrettanto dominante, trovando in Antonio Conte l’avversario e l’alleato perfetto. Creando in tal modo il mix capace di trascinare il Chelsea alla vetta della Premier.