Passato, presente e futuro: a tutto Adrien Rabiot. La Juventus provò a strapparlo al Psg, operazione in stile Coman. Poi fu il turno della Roma: adesso Rabiot è un pilastro dei parigini. "Poupou" è cresciuto e con lui una nuova generazione di "fenomeni" transalpini: "È vero, c’è una nuova generazione di talento in arrivo" - si legge nelle pagine di ExtraTime - "Ma nel calcio non basta mettere un nome su una maglia per vincere. È meglio restare focalizzati sull’obiettivo che è quello di qualificarci quanto prima. In prospettiva poi abbiamo una squadra che potrebbe fare un buon Mondiale. Titolare nel Psg? Credo di essere migliorato quotidianamente, solo osservandoli. Motta è un giocatore che non perde mai la calma, gioca a testa alta, con una visione di gioco straordinaria e con un’ottima qualità di passaggi. Verratti è quello che si proietta più facilmente verso l’area avversaria, con un ottimo lancio".
Idoli e futuro: "Zidane, ovviamente per tutto quel che ha fatto. E Gerrard perché è diventato una bandiera del suo club, il Liverpool, ma pure per quel che riusciva a trasmettere in campo: un vero guerriero, un trascinatore e soprattutto un grande giocatore. Gerrard è una fonte di ispirazione. Al Psg oggi ci sono le condizioni ideali per continuare a crescere, ma da mezzala: è il ruolo che mi corrisponde di più perché mi permette di esprimere al meglio le mie qualità. Detto questo, ci sarà tempo per parlare di rinnovo. E in carriera a un certo punto spero anche di poter vivere qualche esperienza diversa. Per il momento sto bene qui".
Rabiot parla anche dell'esonero di Ancelotti: "Mi spiace sia stato esonerato dal Bayern Monaco, dopo la sconfitta contro di noi in Champions League. Per me rimane un grande allenatore e un grande uomo. È stato molto importante perché è stato il primo a questi livelli a credere in me e mi ha fatto capire che avevo il potenziale per impormi, nonostante fossi molto giovane". Scontri con Ibrahimovic? Adrien non si è mai tirato indietro: "Di base sono un tipo tranquillo, ma posso innervosirmi rapidamente soprattutto se vedo ingiustizie. Il primo “scontro” con Ibrahimovic ci fu durante una partita estiva negli Stati Uniti, un’amichevole. Se la prese con me perché secondo lui non avevo fatto il movimento giusto per ricevere un passaggio. Perse palla e io rimediai un giallo facendo fallo su un rivale per recuperarla. Così mi arrabbiai con Zlatan e, sbagliando, lo insultai. Fu poco elegante da parte mia. Comunque finì tutto lì. L’altra volta fu in allenamento. Venimmo alle mani, ma quel giorno Ibrahimovic mi aveva un po’ preso di mira. A lui piacciono i tipi di carattere, come me. Siamo rimasti in buoni rapporti".
Rabiot giocatore "atipico" fuori dal campo: "Dipende molto dalla mia educazione. Un paio di tatuaggi comunque non cambierebbero il mio modo di essere, nonostante la visibilità alla quale ti obbliga il calcio. Sono lo stesso di sempre, vivo con la mia famiglia, vedo gli amici di sempre. Magari posso permettermi qualche sfizio in più, mi piacciono le belle macchine come tutti, ma penso di avere una vita normale, come altri ragazzi della mia età". Su Neymar e Mbappé: "Neymar è un fenomeno. Ce ne eravamo resi conto quando ha vinto praticamente da solo la partita di ritorno agli ottavi di Champions League, la scorsa stagione al Camp Nou. È meglio di certo averlo in squadra che contro. Mbappé sta confermando di aver un grandissimo talento. E il talento non ha età. Kylian ha un grande futuro davanti. Sono le due star del mercato, ma non bisogna assolutamente dimenticare l’importanza di Dani Alves. È un leader, magari dell’ombra, sia in allenamento che in partita. È uno di coloro che sanno come parlare al gruppo anche nei momenti difficili. E poi il suo palmarès parla per lui".
Oltre la Juventus anche la Roma fu molto vicina a Rabiot: "Consideravo che fosse la squadra ideale per crescere, imparando anche da giocatori importanti come Francesco Totti che è stato un esempio per tutto il mondo del calcio. La Roma mi avrebbe permesso poi di fare un ulteriore salto di qualità, magari in un club più grande. Ma è andata diversamente e sono felice di essere rimasto. Ilvostro campionato sta di nuovo acquisendo importanza. Lo dimostra anche il percorso della Juventus, in Champions League. Noi favoriti? Sulla carta possiamo essere inseriti tra i favoriti, ma le partite vanno giocate. E la Juventus, per esempio, ha disputato due finali negli ultimi tre anni: ha quell’esperienza che forse a noi manca ancora un po’. E si sono rinforzati bene, anche col mio ex compagno Matuidi. Mi piace molto Bonucci, per lo stile ma anche per lo spirito da leader che riesce a trasmettere ai compagni".