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Data: 15/09/2017 -

Prohaska: "Il calcio è cambiato ma l'Inter è rimasta grande. Io "lumachina"? Non ero poi così lento..."

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Herbert Prohaska è uno di quei nomi che gli appassionati di calcio, in Italia, difficilmente avranno dimenticato. I suoi baffoni, così come i suoi piedi raffinati, sono passati anche dalla nostra Serie A, dove Herbert ha giocato con Inter e Roma, vincendo anche uno scudetto in giallorosso. Adesso, a 62 anni, vive nella sua Vienna e, quando può, guarda la “sua” Inter da lontano: “Spalletti è un grande allenatore - ha dichiarato in un’intervista alla Gazzetta dello Sport -. Quest’anno, i nerazzurri se la giocheranno con la Juve. Al massimo, possono sperare di lottare per il vertice anche Napoli, MIlan, Roma e Lazio”. Quello che si vede oggi, certamente, non è però il calcio che, anni fa, Prohaska giocava in campo: “E’ cambiato tutto. Ricordo, quando arrivai all’Inter, che ero l’unico straniero in mezzo a 25 italiani, fui il primo ad arrivare alla riapertura delle frontiere. Mi chiesero di farmi fotografare con un violino in mano… il classico austriaco! Oggi, invece, pochi italiani, tanti stranieri ed un presidente cinese! Ma l’Inter è ancora un grande club.”. Chissà cosa ne pensa allora del capitano biondo platinato. Certe cose, quando Herbert giocava, non si vedevano di certo: “Non importa, Icardi resta il mio preferito! 20 gol assicurati. Anche Candreva mi piace. In quest’Inter manca un regista? Non serve più averne uno nel calcio moderno, bisogna correre e giocare con pochi tocchi”. Dunque, Prohaska oggi avrebbe difficoltà a trovare una maglia da titolare? Difficile da credere, anche se un difetto lo aveva pure lui. Lo chiamavano “lumachina".Non perché fossi lento… ero sempre il quinto/sesto più veloce della mia squadra, fu un equivoco legato al mio soprannome. Da lì, tanti giocatori sono stati chiamati in quel modo, vedete Montolivo. Tuttavia, se Riccardo fosse pure veloce, non sarebbe al Milan ma al Real Madrid”. Inter e non solo nel suo passato, Prohaska ha vestito anche la maglia della Roma. Che, nell’autobiografia di Eriksson, si narra che Herbert abbia abbandonato dopo una sola stagione a causa di una pallonata che colpì Liedholm, che non ne vuole sapere di perdonare il centrocampista austriaco. “Falso. Anche con occhio gonfio, continuò a trattarmi come sempre.. Andai via, in realtà, perché Falcao trovò un nuovo accordo e fu acquistato anche Cerezo, non avevo la garanzia di giocare con continuità”. Nonostante abbia trascorso solo una stagione nella capitale, Prohaska ha ancora un bel ricordo: “Diventai una leggenda in un solo anno, nessun altro ha fatto così”. Fino ad allora. Poi, è arrivato un certo Francesco Totti. “Di sicuro il più grande romanista di sempre. Lo scorso anno, lui voleva ancora giocarle tutte, ma se avesse potuto fare il titolare come una volta, oggi Spalletti sarebbe ancora in giallorosso”. Un ultimo aneddoto: si narra che, qualche mese fa, in primavera, Prohaska restò in mutande in uno studio televisivo: “Vero. Dissi che l’avrei fatto in caso di remuntada del Barcellona contro il Psg…”.



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