Ieri il passaggio dì consegne alla 777Partners, oggi le prime parole da ex Presidente del Genoa per Enrico Preziosi, ospite in studio a We are Genoa su Telenord.
Prime parole che l’ex numero uno rossoblù dedica al suo arrivo a Genova. “Credo fosse stato Campoccia a mettermi in contatto con l’ex presidente, che era Dalla Costa: da lì è nata la trattativa, la volontà di entrare in questa avventura durata diciotto anni”.
"Trattativa molto seria, infatti non sono uscite notizie e mi ha convinto"
Dalla trattativa per il suo arrivo al Genoa a quella che ha portato il club agli americani della 777Partners. “La trattativa è iniziata a maggio, l’Intermediario mi aveva contattato l’anno prima, poi a maggio mi disse: “Se vuoi prendi un aereo e vieni a Madrid”, lì abbiamo conosciuto Blasquez e l’approccio mi è parso subito serio e concreto. Da lì è partita la negoziazione. Per mesi, come in tutte le trattative serie, siamo riusciti a non avere un eco ed è questo che mi ha convinto, perché le altre trattative sono quasi sempre apparse sui giornali. È stata una negoziazione abbastanza lunga e complessa, molto approfondita nella due diligence: ad agosto è arrivato il primo accordo, a settembre abbiamo firmato il signing, e ora siamo arrivati al closing”.
"Ho sempre onorato i debiti, non potevo far di più"
“Quanto valgono gli americani del Genoa nella classifica delle proprietà americane e canadesi in Serie A? Non farei una classifica, ma li metterei sicuramente tra i primi: col livello di investimenti fatti da questa holding credo siano anche maggiori di quello che è il patrimonio di Commisso, secondo me se la giocano tra di loro”.
Sul perché della cessione. “Ho venduto in quanto non c’erano più i presupposti e c’era stanchezza e inquietudine nel rappresentare una società comunque importante: ho dovuto continuare, e di fatti gli errori si sono visti. Quando uno continua in una direzione ma non sente più le cose e ha l’obiettivo di cedere, è diverso da quando sei dentro al cento per cento. Non ho venduto per soldi, ma di sicuro ho cercato di trovare quella società e quell’insieme di persone che potessero assicurare il futuro del Genoa. Ho accettato la contestazione, ma non ho venduto per questo: volevo uscire a testa alta garantendo il futuro al Genoa e credo di esserci riuscito. Tutti paventavano punti di penalizzazioni, problemi, ma i debiti li ho sempre onorati. Potevo fare meglio, ma non potevo fare di più . Abbiamo pagato ingaggi superiori a quello che ci potevano permettere, potevamo non farlo, ma volevo fare qualcosa d’importante anche se è evidente che non ci sono riuscito. Mi vergogno solo di una cosa: la mancata licenza Uefa e non aver giocato quello che avevamo meritato sul campo”.
L'amore per Gasperini e l'addio al Genoa
Con Gasperini in panchina. “L’unico allenatore con cui sono riuscito a parlare di calcio, con altri ho fatto fatica. Il migliore allenatore che abbia mai avuto, l’ho consigliato a Percassi, dopo anni che faticavano hanno trovato un grande, poi loro stati anche bravi a costruire ottime squadre. Dopo di lui non abbiamo più avuto programmazione”. Tornando alla cessione. “Sono serenamente triste perché è un passato che finisce”.