Un premio alla carriera per Giancarlo Antognoni al quale viene consegnato il Premio Facchetti. Tributo a chi ormai da anni è riuscito a conquistarsi la stima della città di Firenze: "Ho vinto l’affetto dei fiorentini, questo oggi mi gratifica, perché posso andare in giro per Firenze senza essere insultato". Il suo momento più bello della carriera il Mondiale del 1982, nel quale non riuscì a giocare la finale per un infortunio: "Nel mondiale del 1982 partimmo senza molte pretese ma riuscimmo ad arrivare alla fine. Bearzot per me è stato come un padre, è sempre andato contro a le scelte che la stampa voleva. Ha sempre mantenuto le sue idee”. Il primo a dargli fiducia fu però un altro allenatore Niels Liedholm nel 1972: “Lui preferiva i giocatori tecnici e quando mi ha visto giocare, dopo solo tre partite di campionato mi ha fatto debuttare in Serie A".
Per quanto riguarda il mercato della Fiorentina, Antognoni si sofferma sulla situazione di Kalinic: "Probabile che ci sia qualche sacrificato. Kalinic? Non lo vuole soltanto il Milan. Certamente è un grande attaccante".
Sul presente invece un unico sogno: “Vorrei cercare di vincere qualcosa da dirigente della Fiorentina, visto che non l’ho fatto da calciatore. Non è facile perché ci sono squadre più attrezzate. Se giocassi ancora vorrei giocare nel Napoli, lì si corre poco e si gioca palla a terra". Sui tanti giovani presenti nella Nazionale invece: "Oltre a Berardi, Bernardeschi e Belotti, in questa stagione sono emersi anche Donnarumma e i ragazzi dell'Atalanta. L'Italia nei prossimi mondiali potrà fare una bella figura". Il rovescio della medaglia invece il finale di carriera di Totti: "Bisogna sempre riuscire a finire in bellezza, credo che Totti lo stia facendo, poteva vincere di più, ma l’affetto dei romani lo ripagherà in futuro”.