Niente mondo della finanza ma i conti vanno fatti lo stesso. Soprattutto quando la vetta è da dividere in tre. Manchester City, Chelsea, Liverpool. In rigoroso ordine di gol fatti. La Premier League questa stagione è un film tutto da vedere, una trama mai scontata e, al momento, una poltrona per tre. E chissà se per Guardiola, Sarri e Klopp la seduta è comoda. Venti punti tutte e tre; 20, come il numero che nella smorfia napoletana (città e squadra con cui le tre regine d’Inghilterra hanno qualche legame) rappresenta ‘la festa’. Magari quella per il titolo a fine stagione, che adesso è più difficile che mai immaginare. Tra la conferma di Pep, la rivalsa di Jurgen o l’exploit di Maurizio.
Il ‘guardiolismo’ applicato alla Premier non ha ancora una data di scadenza ben visibile su un prodotto che coniuga sempre gioco e spettacolo. Anche nonostante il rigore fallito da Mahrez che oggi poteva essere decisivo contro il Liverpool e nonostante la squadra non abbia ancora mai visto il vero Sanè della passata stagione. Le regole però non cambiano mai e il ‘codice Guardiola’ continua a mettere ordine dentro e fuori lo spogliatoio: vietata ogni forma di ritardo o di scarso impegno (Pep se ne accorge) e niente telefoni in allenamento. Il ‘sarrismo’ invece si trova più facilmente sulla Treccani che nel linguaggio da pub inglese, dove invece spopola il ‘Sarri-ball’. E suona anche bene. Scorrevole, veloce. Un po’ come il gioco dell’ex allenatore del Napoli che dalla terza giornata di Premier ha visto la sua consacrazione (come neologismo e come sistema di gioco marchio di fabbrica di chi è riuscito ad esportarlo felicemente).
Tanti passaggi, meccanismi ben oliati, un regista che tenga le fila del tutto. Ciak, si gira. ‘Fumo di Londra’, se non è troppo scontato, perché anche questo non manca mai come la tuta che diventa seconda pelle e manifesto in panchina del ‘Sarri-ball’. Una filosofia. Pop o rock? Con Klopp non c’è dubbio: heavy metal. Può piacere o meno ma di sicuro l’improvvisazione alle spalle è davvero poca. Basti pensare che la stampa inglese ha annunciato come il miglior acquisto della scorsa estate il nuovo allenatore delle rimesse laterali (Thomas Gronnemark). Dai neologismi ai nuovi impieghi, di quelli che davvero non ne trovi in altri club (almeno di Premier). Ed è così che Gronnemark diventa – con i dovuti paragoni – un acquisto più interessante di Alisson. Non solo, il Liverpool non si fa mancare niente e pare che il club abbia chiesto all’ex campione olimpionico Warnecke di realizzare una bevanda che acceleri la rigenerazione post-allenamento. Troppo ‘Klopp-timistic’? La nuova frontiera dell’entusiasmo (e ottimismo, non a caso) declinato al mondo più Red pallone non sembra esagerata, anzi i tifosi la praticano e condividono.
Già, condivisione. La Premier League oggi è un posto in cui City, Chelsea e Reds convivono in testa alla classifica. Manchester, Londra e Liverpool. Guardiola, Sarri e Klopp. Come un triangolo di una sceneggiatura di quei film in cui alla fine però a ridere sarà uno soltanto. Perché se adesso è una poltrona per tre, a maggio sarà un trono per uno.