Non chiamatelo dodicesimo. Alberto Pomini arriva a Palermo consapevole di dover fare da "chioccia" a Posavec, ma con la voglia di mettersi in gioco: "Mi ritengo un portiere del Palermo, poi sarà l'allenatore a prendere le decisioni. Sono a disposizione e ho entusiasmo. Ho avuto una pausa perché dopo quattordici anni nello stesso posto si fanno valutazioni che vanno al di là dell'aspetto lavorativo. Se sarò chiamato in causa, darò il massimo per questa maglia". E con il giovane croato c'è già un buon rapporto: "Ho voglia di mettermi in gioco, di vedere quanto valgo ancora ed è normale che in un ruolo così delicato debbano esserci gerarchie. Darò comunque il massimo, serve per alzare la qualità. La competizione è il sale del calcio. Con Josip abbiamo già fatto amicizia, stiamo iniziando a conoscerci. Si cerca di analizzare le situazioni insieme allo staff, io cercherò di dare una mano. La squadra a mio parere è forte, servono entusiasmo e compattezza. 42 partite sono tantissime e in ogni partita della Serie B c'è un ostacolo, le qualità dei giocatori però non si discutono. Dobbiamo essere bravi noi a dare il massimo. Noi con maggiore esperienza dobbiamo trainare il gruppo".
Una trattativa lunga, quella che lo ha portato in Sicilia dopo un breve ripensamento: "È normale che dopo tanti anni in un posto tranquillo e senza tifoseria si senta la pressione. La chiamata del Palermo non mi ha però creato difficoltà, è stata solo una valutazione sul piano familiare. Siamo qui, con entusiasmo e voglia. Questa è un'opportunità bellissima anche per loro". I consigli, inoltre, sono arrivati da un ex col quale ha fatto pure cambio di casa: "Con Goldaniga abbiamo parlato perché è venuto a casa mia a Sassuolo, abbiamo fatto cambio di casa. Me ne ha parlato bene, anche se lo scorso anno sul piano sportivo non è andata come si sperava".