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Data: 09/04/2017 -

Playmaker mancato e futuro attore comico: Babacar segna, sogna e trascina la Fiorentina

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Ci ha pensato ancora una volta lui, chiamatelo uomo della provvidenza. Khouma Babacar risolve i problemi, ma non lo fa in smoking come Mr. Wolf: addosso ha sempre una maglia Viola, fin dall’età di 14 anni. Ora guarda dritto negli occhi gli avversari senza paura, è una cosa che ha imparato a fare da quando è in Italia “prima non ci riuscivo perché in Senegal insegnano ai bambini a tenere la testa bassa in presenza di un adulto”. Adesso Baba la testa non l’abbassa davanti a nessuno. Niente arroganza però, quella ormai non gli appartiene più: “Ho cambiato la testa. Non c’è più niente del Babacar di prima”. Scordatevi gli eccessi e i capricci, adesso Khouma è diverso. Ragazzo sincero, attaccante letale. Gli basta la palla giusta e lui fa gol, semplice. Aveva bisogno di continuità, lo ha ribadito spesso nelle ultime settimane. Detto, fatto: Sousa gli ha concesso un’occasione dal primo minuto contro la Sampdoria, lui lo ha ripagato con un gol al 90’. Niente di banale però, perché Khouma fa solo gol pesanti, da sempre. Quello di oggi permette alla Fiorentina di continuare a sperare in un posto in Europa. E pensare che potevano essere due: “Sono arrabbiato per l’occasione mancata all’ultimo momento”. Questione di fame, quella non gli è mai mancata. Sousa in allenamento gli dice di “togliersi i pesi che ha sui piedi”, così può saltare più in alto. Baba adesso i piedi vuole staccarli da terra, per volare ancora più lontano.

E pensare che all’inizio il suo mondo era diviso a metà tra un pallone da calcio e uno da…basket. Sì, perché Baba alternava tiri e rovesciate a stoppate e schiacciate: “Sarei stato un buon playmaker. Anzi, ero un buon playmaker”. Porte o canestri, la scelta è stata difficile, poi l’illuminazione: “Non sei alto due metri: non sarà meglio il calcio?”. A guardare i risultati sembrerebbe proprio di sì. Perché ora Babacar è un attaccante completo, capace di realizzare 7 gol in 15 presenze. Eppure “oggi godo quasi di più a far segnare un gol che a segnarlo io”. Bravo ragazzo Babacar, generoso, virtù che ha appreso dalla famiglia: “Fosse stato per mamma non avrei mai lasciato il Senegal, fu papà a dire sì”. A portarlo in Italia ci ha pensato Pantaleo Corvino, il Viola la sua nuova casa. Giocatore anarchico e indisciplinato prima, attaccante intelligente adesso: “Prima correvo dietro ad una palla e basta, adesso ho imparato ad aiutare la squadra”. Per conferme chiedere a Cesare Prandelli, il primo allenatore che lo ha lanciato credendo in lui: “Per me è stato come un padre”.

Il primo gol è arrivato all’età di 17 anni, in Coppa Italia contro il Chievo Verona. Da allora non si è più fermato. Segna con continuità dai tempi di Modena, dove era diventato un idolo. Ha continuato a farlo a Firenze, dove però ora deve contendersi il posto con Kalinic. Niente drammi però, nessuna polemica. Khouma ha lavorato sodo, in silenzio, sempre con il sorriso sulle labbra. Quello non gli è mai mancato, perché Baba è allegro di natura: “Far ridere gli altri è il mio passatempo preferito”. Gol, risate e un po’ di hip hop, quello non manca mai nel suo iPod. E quando gli chiedono del suo futuro non ha dubbi: “Non farò l’allenatore, chiederò a Pieraccioni o ad Aldo, Giovanni e Giacomo se mi prendono per fare un film”. Un futuro da attore e un presente da attaccante, Babacar ha le idee chiare, su questo non c’è dubbio. Khouma segna e sogna, la continuità che gli manca per spiccare definitivamente il volo. Intanto fa gol pesanti, per lui e per la Fiorentina, che l’attaccante del futuro ce l’ha già in casa.



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