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Data: 22/02/2018 -

Il ritiro con Sarri, la Serie A e la Triestina. Pippo Porcari: “Ora faccio il calciatore e papà a tempo pieno, e quel giorno che Prandelli mi fece esordire in A…"

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La timidezza, questa sconosciuta, soprattutto nel calcio. Un mondo che invece si presta più che volentieri ad atteggiamenti sopra le righe e a volte anche presuntuosi. Non è questo il caso. Pippo Porcari dice apertamente di essere un ragazzo timido, ma di strada ne ha fatta da quel 17 maggio 2003, il giorno in cui ha esordito in A con il suo Parma. Oggi, il centrocampista della Triestina, si racconta a gianlucadimarzio.com, tra presente e tanto passato.

Trieste è una città storica per il nostro calcio, che sta cercando di risalire dopo anni complicati. Adesso si trova all’ottavo posto del girone B di Serie C, a pari punti con Pordenone e Renate, in piena lotta per la zona playoff: “È il secondo giorno di fila che ci alleniamo all’interno, la bora è gelata, e non sembra poter migliorare la situazione”. Eh già, perché se le temperature si stanno abbassando in tutta Italia, a Trieste il vento gelato rende impossibile anche allenarsi all’aperto. “Finalmente abbiamo fatto due vittorie consecutive, adesso c’è più entusiasmo. Anche se devo dire che non siamo stati mai messi sotto dalle alte squadre, non riuscivamo ad avere continuità di risultati. Eppure il gruppo lavora davvero bene ogni settimana, anche adesso con Princivalli in panchina”.

A proposito di allenatore, la Triestina lo ha da poco cambiato. Prima c’era Sannino, che il 14 febbraio si è dimesso, così la società ha deciso di affidare la panchina al suo vice: “Avevamo vinto a Renate, ci dispiace perché a noi ha dato tanto. A me piaceva, aveva creato un bel gruppo con idee chiare. Poi quello che è successo sono cose tra lui e la società”. Dimissioni consensuali, e Sannino ha così rinunciato ad un contratto di un anno e mezzo. “Nonostante lo scossone abbiamo reagito bene vincendo contro l’Albinoleffe. Ora dobbiamo cercare di arrivare ai play-off, abbiamo i mezzi grazie anche al mercato fatto dal direttore Milanese a gennaio”.

Presente sì, ma anche tanti ricordi, come quelli legati alla promozione in A con Novara e Carpi, e le stagioni con la squadra piemontese vissute da protagonista: “Sono due città che porto nel cuore, a Novara poi abbiamo fatto due promozioni consecutive, dalla C alla A, spero di aver lasciato un bel ricordo, io mi porto dietro anni meravigliosi”. Col Novara poi ci sono alcune partite che sono entrate nella storia, in cui Porcari era in campo, come la doppia vittoria contro l’Inter: “L’andata a Novara fu la nostra prima vittoria in Serie A, un sogno ad occhi aperti, molto di noi sognavano quella vittoria da tanti anni. Io poi ero il capitano, ho scambiato il gagliardetto con Zanetti. Emozioni uniche, come la vittoria a San Siro al ritorno”.

E proprio a San Siro contro il Milan Porcari ha giocato l’ultima in A con il Novara, e che partita. Era l'addio di Inzaghi, Seedorf, Nesta e tanti altri senatori. Pippo (Inzaghi in questo caso) entra e segna il gol del definitivo due a uno, lo stesso risultato di due anni prima, quando in Coppa Italia, il Novara di Attilio Tesser si fece conoscere in tutta Italia, regalando una prestazione che ancora oggi i tifosi piemontesi ricordano con orgoglio: Tesser è un maestro per me, mi ha sempre chiamato in ogni squadra in cui è andato dopo, poi però ci siamo ritrovati solo a Cremona lo scorso anno”. Corsi e ricorsi, come quelli che lo legano a Maurizio Sarri, che Pippo Porcari ha avuto ad Avellino, anche se poi l’allenatore toscano ha rassegnato le dimissioni poco prima dell'inizio del campionato: “Si vedevano già le sue idee, abbiamo passato un ritiro intero a fare solo schemi su calci di punizione, prepara tantissimo queste cose. Non mi stupisce davvero quello che sta facendo, punta tantissimo sulla forza del gruppo, quelli che non giocano lo seguono al 100%, almeno così doveva essere, poi non so se in Serie A le cose funzionano diversamente”.

Ed in Serie A Pippo ci ha giocato, a cominciare da quel 17 maggio 2003, un giorno davvero indimenticabile: “Porto la maglia numero 17 per questo motivo, l’esordio con il Parma, la squadra della mia città, il massimo. Contro il Piacenza perdevamo 2-0, poi a inizio secondo tempo siamo entrati io e il mio amico Rosina, due diciottenni. Io entrai al posto di Nakata, in quel Parma giocavano tra gli altri Mutu, Adriano, Barone, Paolo Cannavaro: vincemmo 3-2. Prandelli ha avuto il coraggio di mettere nella mischia due ragazzini per ribaltarla. Io mi allenavo sempre con la prima squadra, però fino a quel momento non avevo ancora giocato. La partita della vita? Sicuramente una delle emozioni più grandi, insieme alle promozioni con Novara e Carpi in Serie A”.

E ora? “Adesso faccio tre allenamenti al giorno, oltre alla Triestina ho tre figli che non stanno fermi un attimo: due gemelle nate a Cremona e un maschio nato a Fidenza”. Dove si vede Pippo Porcari in futuro? “Non in panchina. Al massimo potrei fare il vice, mi sono sempre sentito un giocatore, e poi sono abbastanza timido. Chissà, magari si sbaglia, ma questo lo sapremo tra qualche anno. Adesso c’è ancora tempo per vederlo in campo.

Tags: Lega Pro



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