Era il primo aprile di 17 anni fa, si giocava allo stadio Delle Alpi di Torino Juventus-Lazio e quel giorno cominciò la rimonta che portò i biancocelesti allo scudetto. Finì 1-0, con un gol di Simeone ed in campo con due maglie diverse c’erano Pippo e Simone Inzaghi. Un abbraccio e poi nemici per 90’. Oggi invece si sentono tutti i giorni e Pippo è consapevole di come il fratello vorrà affrontare la partita allo Juventus Stadium: “Va lì e se la gioca, ci vuole un miracolo, ma la Lazio può farlo”. Anche se la Juventus in casa è inarrestabile: “Ha perso quattro volte fuori casa, ma poi ha sempre reagito bene” dice Pippo a 'La Gazzetta dello Sport'.
Molto è cambiato dallo scorso anno, Simone era appena arrivato sulla panchina della Lazio ed allo Stadium non ci fu partita, quest’anno sarà diverso: “La Lazio non ha nulla da perdere e questo è un bel vantaggio”. Una Lazio che non smette di sognare: “Era una missione impossibile, non ci credeva nessuno tranne Simone”. Determinazione, ma anche “Serenità, intelligenza e carisma”, queste le doti che trasmette ai suoi giocatori, oltre ad “un’elasticità mentale e competenze” che gli permettono di attuare più sistemi di gioco. Merito anche del clima che ha creato all’interno dello spogliatoio: “Come con i suoi figli, permissivo, ma se si arrabbia diventa diretto”. Obiettivo per la Lazio? “L’Europa League sarebbe un grande traguardo, più su solo un sogno”:
Nonostante la sua carriera lo abbia portato a diventare una bandiera del Milan, l’allenatore del Venezia è rimasto legato con la società bianconera: “Ho un rapporto di amicizia con Andrea Agnelli, vuole coronare il sogno della Champions e glielo auguro”. E poi alla Juventus c’è Fabio Paratici: “Mio miglior amico d’infanzia, un valore aggiunto perché è un intenditore di calcio”.
Diciassette anni fa Pippo non riuscì ad imprimere il suo marchio sulla partita: "Si vede che quando c'era in campo Simone chiudevo un occhio... Ma poi mi sono rifatto a Roma con un gol importante nel '98"