Con i colori nerazzurri nel cuore da sempre, fin da quando bambino ha imparato a tirare calci a un pallone nel cortile sotto casa, Stefano Pioli sta vivendo la sua esperienza da allenatore all'Inter come l'occasione della vita. Al meglio, tra l'altro. Perché con razionalità, serietà, scelte giuste e logiche è riuscito a riportare in alto una squadra che sembrava destinata a una stagione anonima. Sulle pagine del Corriere dello Sport, l'allenatore nerazzurro ha parlato a tutto tondo, partendo dalla sua infanzia, per passare poi alla sua carriera da calciatore e per concludere poi a quella in panchina. Una storia iniziata con gli idoli Mazzola e Cruijff: "Di calcio, nella mia stanza da bambino, c’era il poster di Mazzola e quello di Cruijff, un giocatore che ho sempre ammirato e ho sempre seguito. Il 14 di Johan Cruijff lo sento ancora molto presente in me. Sì, ero interista perché venivo da una famiglia di interisti, e la prima partita di serie A che ho visto è stata Bologna-Inter, goal di Muraro. Allenare l'Inter è un’emozione e un’occasione arrivata nel momento giusto; ho preso tanto da tutte le mie esperienze. L’Inter è il club che ho sfiorato da giocatore, perché dal Parma sembrava potessi passare in nerazzurro. Poi, nello stesso giorno, sono passato invece alla Juventus".
Da allenatore, Pioi si è ispirato a grandi nomi come Trapattoni, Bagnoli e Ranieri: "Trapattoni mi emozionava, per l’entusiasmo, per la passione, per la voglia di stare sempre con la squadra sul campo a lavorare, a parlare. Era un allenatore che riusciva a trascinarti. Bagnoli per la serietà, per la praticità e concretezza che aveva anche nei rapporti personali. Ranieri perché è stato il primo allenatore che ho avuto capace di portare un calcio un po’ diverso da quello degli allenatori precedenti. Il primo allenatore che mi ha fatto giocare a zona, che mi ha fatto pensare di più a ragionare, di più a capire il gioco. Il giocatore più intelligente che ho allenato? Klose. Sa stare in campo, che sa muoversi, si sa smarcare. In questo, è un fenomeno".
Poi, ecco che Pioli si tuffa con le parole al mondo Inter. Un mondo che lo ha subito colpito in positivo e in cui si è immerso dal primo momento con tutto se stesso: "Ho trovato una squadra molto disponibile, consapevole che non stava rendendo in linea con i valori che ha. Lavorando tutti insieme si può ancora cercare di trasformare una stagione che sembrava negativa. Ho trovato molta disponibilità, una struttura societaria e organizzativa che dall’esterno sembrava non compatta, non unita. Una proprietà ambiziosa, un management molto unito, mi sono trovato nelle condizioni ideali per lavorare. Qua i valori ci sono. Su quelli si può costruire qualcosa di buono per il nostro presente e soprattutto si può pensare ad un futuro importante per l’Inter. Credo che la società sia consapevole che per creare una squadra vincente ci sia bisogno di uno zoccolo duro di giocatori italiani e credo che anche l’acquisto di Gagliardini vada in questa ottica. E potrebbero, dovrebbero esserci degli altri acquisti in futuro in questa direzione. Credo che questo sia un obiettivo anche per le scelte future di mercato. Gagliardini credo sia un centrocampista moderno. A me piacciono i giocatori duttili. Lui lo è. Lui ha un grande senso della posizione, ha personalità e gioca un calcio molto semplice ma efficace. E’ quello che io richiedo ai miei centrocampisti. E’ stato un investimento importante e un acquisto importante per l’Inter".
Da Gabigol ai giovani italiani, Pioli guarda al futuro e al mercato: "Gabigol è un ragazzo giovane, di talento, che però arriva da un paese molto lontano, con una mentalità, anche calcistica, molto diversa e quindi ha bisogno di tempo per inserirsi in una nuova cultura di lavoro, in una nuova mentalità, con nuovi compagni, con una nuova lingua. Mi fa pensare a Felipe Anderson che nella Lazio, il primo anno, ha avuto le sue difficoltà. Però non si è perso, ha continuato a lavorare, non si è demoralizzato e l’anno successivo ha avuto il palcoscenico che meritava. Io sono qui da poco ma Gabigol è già cresciuto tanto e così deve continuare a fare. Senza deprimersi se non verrà scelto e senza esaltarsi quando verrà messo in campo. In Italia stanno venendo fuori dei giovani molto interessanti e sicuramente Berardi è un giocatore di talento, come lo è Bernardeschi. Io vorrei citare Pinamonti. Non dobbiamo mettergli troppa pressione perché è un ragazzo veramente giovanissimo, ha fatto solamente una partita in Europa League. Ma è un ragazzo di ottima prospettiva, di grande qualità e, tra l’altro, un ragazzo con grande serietà, con grande umiltà. Credo possa essere un prospetto molto importante per l’Inter, ma anche per il calcio italiano".
E sulla Cina? Cosa ne pensa l'allenatore nerazzurro sugli investimenti milionari nel calcio che arrivano dall'Asia? "La Cina è un paese in grandissima espansione economica, culturale e sportiva ed è normale che sia diventata una potenza mondiale. Quindi è anche normale che ci siano forti investitori nello sport. Come ci sono stati investitori in Premier League, prima americani, poi orientali. Portano investimenti economici importanti ma anche una grandissima cultura del lavoro, una grandissima professionalità, una grandissima precisione. Sono dei grandi lavoratori, sono dei perfezionisti che credo possano fare bene al calcio moderno". Fare bene in Italia non sarà facile, anche perché, come dice Pioli, nel nostro Paese il calcio viene vissuto in modo molto particolare: "Bisognerebbe cambiare la cultura e la mentalità con la quale si affronta questo bellissimo sport. In Italia credo che spesso ci si riduca alla partita della vita. La mentalità: dovrebbe essere più sportiva, più rispettosa, più gioiosa. In Italia è tutto troppo enfatizzato e credo che tutti, potremmo rendere di più se ci fosse più serietà, una cultura sportiva migliore".
Pioli torna alla sua Inter che, dopo gli ultimi risultati e investimenti da parte della società, inizia a guardare in alto, ai vertici, dove da anni domina la Juventus: "Nessuna squadra importante al mondo è stata costruita in due giorni. La Juve non ha vinto per tantissimi anni e poi nella ricostituzione dopo la serie B ha impiegato tanti anni per sistemare le cose, per costruire una squadra importante. Bisogna dare tempo alla nuova proprietà dell’Inter di capire come ci si muove, di mettere delle basi solide sulle quali costruire una squadra importante. Ci vuole la pazienza necessaria. E’ chiaro che in questa stagione dipende molto da noi stessi. Ma non possiamo essere soltanto noi a determinare il nostro futuro, nel senso che noi stiamo rincorrendo le posizioni di vertice e non possiamo fare altro che provare a vincere ogni partita ed è quello che stiamo facendo. Ma sappiamo anche che davanti a noi ci sono formazioni molto forti che stanno correndo velocemente. Io dico ai miei giocatori che da qui al 28 maggio dobbiamo provare a vincere tutte le partite possibili e possiamo farlo, perché abbiamo le qualità. Però solamente il 28 maggio tireremo le somme".
Parma e Lazio. Nel passato e nel cuore di Pioli, che non manca di ricordare: "A Roma è stata un’esperienza molto intensa. L’ambiente è particolare, crea molte aspettative, pretende tanto. Il primo anno tutti noi abbiamo reso al massimo. Ci sono state tantissime soddisfazioni, e anche dei rimpianti: mi riferisco alla finale di Coppa Italia con la Juventus, nella quale meritavamo anche la vittoria. E mi riferisco al non avere vinto un derby, malgrado fossimo avanti due a zero a fine primo tempo. L’anno dopo, invece, tutti noi abbiamo reso al di sotto delle nostre possibilità ed è stato un peccato perché era stato costruito un percorso che ci poteva portare in futuro a diventare una squadra forte. Il Parma? Mi è dispiaciuto molto vedere svanire una presenza così importante per delle persone che non hanno fatto bene il proprio lavoro è stata una grande delusione. Ora c’è una società nuova, c’è tanto entusiasmo e mi auguro presto di rivedere il Parma ai livelli che gli competono".