Una vita da nerazzurro, cresciuto nelle giovanili dell'Inter dal 2014/15 e arrivato fino al salto in prima squadra. Poi, qualche sporadica apparizione tra le gestioni Pioli-Spalletti e tanta, tantissima panchina, capace di portare al prestito finalmente in grado di metterne in mostra spiragli di qualità. Andrea Pinamonti ha trovato la propria, giusta dimensione e il giusto spazio a Frosinone, sotto la guida di chi, nella Primavera del Torino, con i giovani aveva saputo lavorare bene eccome: Moreno Longo ha ridato al classe '99 fame e convinzione che lo hanno portato ai primi due gol in Serie A, realizzati contro SPAL e Fiorentina, di cui l'attaccante ha parlato così ai microfoni de "La Gazzetta dello Sport"
"Più di una volta sogno tutta l’azione e quando la palla entra in gol... mi sveglio! Ho pensato alle due reti e ancora non mi sembra vero, come alla mia famiglia. E se il gol segnato alla Spal è stato emozionante perché il primo in A, quello alla Fiorentina è stato pesante perché è valso un punto. Ho pianto a Ferrara, sì, sotto la curva e alla fine con i miei genitori: e l'esultanza ancora non c'è, vado di istinto. Non c’è tempo per razionalizzare una gioia così grande".
Rinascere a Frosinone, non senza difficoltà: "In molti siamo arrivati verso la fine del mercato, sapevamo che avremmo avuto bisogno di tempo. I tanti giorni in ritiro sono stati pesanti, ma costruttivi. Abbiamo migliorato co me gruppo e individualmente di testa. Perché poi alla fine la differenza sta tutta nella testa, quando vedi che i concorrenti per la salvezza vanno e tu no, ti domandi il perché. Con Longo mi sento considerato e sono migliorato sotto alcuni aspetti. Mi fermo spesso a lavorare anche individualmente a fine allenamento, non ho mai sofferto il lavoro. Perché l’unica strada è quella, lavorare a testa bassa. Con i giovani bisogna avere più coraggio, vero, ma non nasciamo tutti pronti. Noi per primi dobbiamo capire che il settore giovanile e la A sono due mondi diversi".
Quattro gare di fila senza sconfitte e 6 punti fatti, per il suo Frosinone: "Vuol dire che possiamo stare in A. Dovremo lottare fino all’ultima giornata per salvarci, ma siamo sappiamo di essere un gruppo vero. L'Inter sabato a San Siro? È lo stadio in cui ho esordito trasmette i brividi a guardarlo. Ho tante maglie da chiedere, a Icardi e Skriniar su tutti. Milan mi portava ad Appiano. Mauro mi ha scritto un bellissimo messaggio quando ho lasciato l’Inter. E' stato molto difficile dire arrivederci, ma volevo andare a giocare e il livello nella rosa del l’Inter è altissimo. L’obiettivo è tornare per giocarci con continuità". E i contatti con Zhang restano frequenti: "Ci siamo scambiati i messaggi per complimentarci a vicenda: io per la sua elezione, lui per i miei gol".
Chiusura tra curiosità...e maturità: "Tatuaggi? Sul fianco destro, una citazione di Michael Jordan: “Mai dire mai, perché i limiti, come le paure, spesso sono solo un’illusione”. Avevo un patto con i miei, niente fino ai 18 anni. Inizio a sentirmi uomo ma il Trentino mi manca, mi manca il piccolo paese dove ho lasciato gli amici veri, Riccardo, Andrea, Thomas e Michael: sto organizzando per farli venire un po’ a Frosinone. Modelli? Ibrahimovic. E non ho ancora preso la patente: ho due ottimi autisti qui a Frosinone: Bardi e Brighenti!».