Pillole di SPAL: i segreti della capolista rivelazione in Serie B
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Data: 14/03/2017 -

Pillole di SPAL: i segreti della capolista rivelazione in Serie B

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Rivelazione. Senza se e senza ma. Alzi la mano chi avrebbe avuto il coraggio di scommettere la SPAL capolista della Serie B alla trentesima giornata. Prima a quota 55, con due punti di vantaggio sul quel Verona costruito solo per vincere. Neopromossa. Frutto di idee e lungimiranza. Poche chiacchiere. Ed un grande gruppo. Un mix tra ‘vecchi’ e ‘giovani’ uniti dentro e fuori dal campo, dove trascorrono diverso tempo insieme. Soprattutto al mercoledì, quando qualcuno tra i più esperti come Antenucci o Arini invita a turno un gruppetto di giovani a cena a casa propria. Oppure prima degli allenamenti, riunendosi in palestra a giocare a calcio tennis in un campo ‘arrangiato’ da loro stessi.

Alt. Senza però mai abbassare la guardia. Perché per una capolista il momento delle risate e degli scherzi – dove i vecchi del gruppo si rivelano veri e propri mattatori nei confronti dei ragazzi – dev’essere alternato alla serietà e alla creazione di una certa mentalità: compito dei vari Schiattarella, Floccari e Del Grosso tenere sul pezzo i compagni, anche con rimproveri sempre a fin di bene volti a favorirne la crescita.

Partiti con l’obiettivo salvezza trasformatosi inevitabilmente in sogno di gloria grazie principalmente ad un rendimento casalingo super: 10 vittorie, 4 pareggi ed una sola sconfitta (contro il Verona) al ‘Mazza’ di Ferrara parlano da sé. E la città ci crede. Vive di calcio. Era così già ad inizio stagione, figuriamoci ora con quasi 8 mila spettatori presenti di media ai match in casa. Entusiasmo contagioso che si respira a Ferrara: capita spesso che i ferraresi incontrando i calciatori per le strade della città chiedano loro un regalo speciale chiamato Serie A. Senza mai essere invadenti però: Ferrara è una città che vive di calcio lasciando allo stesso tempo vivere i protagonisti di questa favola.

Resa realtà da quel Leonardo Semplici capace di costruirsi la propria carriera da allenatore dall’Eccellenza fino alla Serie B. Un uomo pacato e tranquillo, dicono di lui. Il classico personaggio che non parla moltissimo ma che quando lo fa, si fa sentire. Abile a riconoscere il momento giusto per ogni cosa: quando confrontarsi con la squadra e caricarla – maggiormente nei giorni a ridosso delle partite - e quando lasciare i giocatori invece più spensierati, durante la settimana. Molto legato allo staff col quale lavora da anni, lo stesso dei tempi della Fiorentina. Ossessionato dallo studio degli avversari - numerosissimi i video mostrati ogni settimana - e dall'educazione tattica con schemi provati e riprovati in allenamento. Affidandosi ai suoi insostituibili, sì: impossibile non mostrare riconoscenza al gruppo storico che l’ha portato in B; concedendo però ad ogni giocatore in rosa la propria occasione. Ed infatti ammirando la SPAL giocare il pensiero è solamente uno: giocano a memoria. Una squadra collaudata dove chiunque gioca, lo fa alla grande. Sempre. 3-5-2 il marchio di fabbrica. Al passo coi tempi, poi: dopo ogni partita non manca mai un tweet stile Allegri. E lungimirante: “Volevo Chiesa alla SPAL, ma la Fiorentina bloccò tutto”, aveva dichiarato in un’intervista rilasciata qualche mese fa.

Merito però da condividere col ds Vagnati: arrivare in B come direttore sportivo a 38 anni non è proprio cosetta da poco. Lui che fa “almeno 60.000 km l’anno per vedere tante partite cercando di conoscere più giocatori possibili e magari sbagliando anche, ma coi miei occhi: alla fine paga”, e che ritiene l’acquisto di Semplici “forse l’operazione di mercato di cui sono più orgoglioso”. Pratico, concreto. “Malato di calcio”. Sempre presente. Che ai complimenti preferisce le situazioni difficili dove “ho l’equilibrio giusto per gestirle”. Diventato ds così, quasi per caso quando “il presidente Mattioli un giorno mi chiamò quando ero ancora giocatore apostrofandomi così: ‘Vedo che parli molto e corri poco, che ne diresti di fare il direttore?’”. Destino segnato.

Senza dimenticare l’apporto fornito dal team manager Alessandro Andreini, intermediario tra squadra e società, ed ovviamente dalla proprietà e da tutti gli addetti ai lavori, con l'importante progetto partito nel 2013 che ha portato, tra le altre cose, alla recente inaugurazione del nuovo centro sportivo di via Copparo, fornito di ogni genere di comodità. Perché questa SPAL è il gioiello di tutti. Ed ora che si ritrova lassù, tra sogni ed ambizioni, chiamarla ancora sorpresa potrebbe risultare riduttivo.



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