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Data: 18/06/2017 -

"Piccolo Redondo? Magari... Adesso mi ispiro a Biglia e Mascherano". Colombatto, dalle giovanili del River al sogno serie A

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"Piccolo Redondo? E' tutto nato in Italia". Paragone pesante, Santiago Colombatto ride quando gli chiedi come sia nato questo soprannome. Talento cristallino, a 20 anni il ragazzo di Cordoba è già sul taccuino di tantissimi operatori di mercato. La Lazio lo corteggia, la Juventus gli ha strizzato l'occhio in passato, il Cagliari se lo tiene stretto: sarà lui l'erede di Daniele Conti? Esordio tra i professionisti il 13 febbraio del 2016, nella vittoriosa trasferta del Cagliari a Latina: pochi minuti per capire che la 5 rossoblù poteva diventare sua. Il "volante" argentino viene da una stagione da protagonista a Trapani, dove l'impresa salvezza stava riuscendo anche grazie alla sua capacità innata di essere leader .

"E' stato un anno sfortunato per la squadra, ma molto positiva per me: mi ha permesso di mettermi in mostra e farmi conoscere" - racconta Santiago ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - "Ho sfruttato al massimo le opportunità che mi ha dato il Trapani. Cosmi e Calori sono stati entrambi molto importanti per la mia crescita, ho imparato tanto da loro. Con Calori ho avuto più spazio e opportunità di giocare lì in mezzo, a centrocampo, nel mio ruolo preferito: mi ha dato fiducia". Idoli? No, solo modelli..."La mia squadra del cuore è sempre stata il River Plate e in Argentina ho potuto osservare da vicino grandissimi giocatori. Non mi piace parlare di 'idoli', preferisco definirli modelli. Qualche tempo fa erano Fernando Redondo e Esteban Cambiasso, adesso mi piace molto Lucas Biglia. Sono giocatori che hanno il mio stesso ruolo e studio spesso le loro partite, nella speranza di fare mio qualche segreto del ruolo".

Come è nata la passione per il calcio? "E' nata da piccolissimo, quando mio padre ha visto che passavo più tempo con il pallone che con loro, decise di iscrivermi alla scuola calcio del mio paesino, Ucacha. Ho giocato nel Jorge Newbery dagli otto ai dieci anni. Poi sono passato al River e mi sono dovuto trasferire in convitto. Lasciare casa all’età di 10 anni è stata la cosa più dura, ma ho sempre avuto una famiglia che mi ha sostenuto. Ho fatto tutta la trafila fino ai 17 anni: ho sfiorato la prima squadra. Poi abbiamo deciso: sono partito con mio padre Sergio, con il mio agente Fernando Riesco e Ariel Lopez, un amico.E' stato difficile resistere alla lontananza di famiglia e amici. Nessuno voleva darmi una chance, ma mi ero promesso che non sarei tornato a casa senza ottenere almeno un provino: ce l'ho fatta e l'anno scorso è arrivata la chiamata del Cagliari, anche grazie a Ivan Ramiro Cordoba".

Santiago ha avuto anche il sostegno di una zia di Mantova: "Sì, la ringrazio. Le mie origini italiane derivano dal mio bisnonno materno che era di Treviso. Qui ho iniziato veramente ad apprezzare il cibo italiano: adoro la pasta con olio e grana. Anche se niente batte El milanesa con patate, piatto argentino". Colombatto è un "Millonarios" accanito: "Sono cresciuto con il mito del River, nel loro settore giovanile. El clasico con il Boca è una partita che ferma il paese, molto sentita e molto calda. E' una gara che tutti i ragazziniqui in Argentina sognano di giocare. Quei cori, il battito dei tamburi, l'atmosfera rovente, lo stadio sempre pieno: tutto elettrizzante. Lacarica che ti dà l'ambiente è il miglior stimolo per rendere al massimo".

Perché piccolo Redondo? Grande umiltà nella risposta: "(ride) Soprannome natoin Italia, hanno iniziato a chiamarmi così ed è rimasto. Però io dico sempre che al momento non può esserci nessun tipo di paragone per tutto quello che ha fatto Redondo. Lui era una stella di livello mondiale, io un giovane che ancora deve dimostrare tutto: sto iniziando adesso". Anche tu sei un "volante" : "Sì, il mio ruolo preferito è quello davanti alla difesa, dove ho giocato sempre e che mi mette più a mio agio. Però posso giocare anche in altre posizioni, come ho fatto in Nazionale, dove sono stato schierato più avanzato: due mediani e io davanti".

Numeri preferiti e rituali pre-partita? "I miei numeri preferiti sono il 14 e il 5. Il 14 perché lo porta Javier Mascherano, uno dei miei giocatori preferiti. Il 5 perché l'ho sempre indossato, quello che si porta sulle spalle in quella posizione del campo:mi piace molto. Rito? Prima di iniziare le partite guardo sempre la fotografia della mia famiglia: la porto nello spogliatoio. Poi un'immagine della Madonna e prima di entrare in campo prego sempre e guardo la mia maglia con il mio nome e il mio numero. Tatuaggi? Mi piacciono e tutti hanno un significato per me. Ne ho fatto uno quando ho esordito con il Cagliari, ma quello a cui tengo di più è per la famiglia".

Mondiale Under 20 finito male. Santiago, potevate fare di più? "Sì, è stato un peccato, perché abbiamo giocato delle belle partite ma non è bastato. Avevamo una bella squadra, ma i risultati non ci hanno premiato e siamo stati eliminati. E' andata così, avremo tempo per rifarci". Magari tu con l'Italia... (ride di nuovo) "Io dico sempre che sono argentino e mi piacerebbe giocare nella Nazionale albiceleste, anche se nessuno può sapere in anticipo come andrà a finire". Come andrà a finire questa estate invece? "Dopo un campionato di B con 30 presenze credo di essere pronto e di aver maturato l'esperienza giusta per provare la serie A. Certo, a Cagliari dovrò dimostrare di essere all'altezza e dovrò impegnarmi al massimo. Vedremo cosa decideranno i rossoblù, io però sono pronto". E la sua storia parla per Santiago...



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