Un riscatto voluto e arrivato dopo anni difficili. Protagonista con la maglia dell'Atalanta, squadra rivelazione di questo campionato. Adesso lo scontro con il passato: partita mai uguale alle altre quella contro il Milan per Andrea Petagna, cresciuto nel vivaio rossonero e adesso terminale offensivo di riferimento della squadra di Gasperini.
Sabato il match a San Siro: "Lo ammetto, sono molto emozionato e non vedo l'ora di giocare - ha detto Petagna a La Gazzetta dello Sport -. Il Milan per me resterà per sempre una famiglia, mi hanno perdonato anche qualche colpo di testa. Da ragazzino, ad esempio, una mattina nevicava fortissimo e non volevo andare a scuola, ma i tutor del convitto rossonero mi costrinsero ad alzarmi e prepararmi. Mi arrabbiai talmente tanto che presi lo zaino ed andai a cercare la sede dell'Inter...". Nulla da fare però, i successi arrivarono con il Milan. E il primo contro degli avversari che ritroverà sabato: "Ricordo ancora il primo successo con i Giovanissimi nel 2010 - ha continuato l'attaccante classe '95 -, in finale battemmo la Roma allenata proprio da Montella e con Romagnoli in difesa. Feci pure gol...". Poi la trafila con tutte le giovanili e il debutto in Champions League contro lo Zenit a 17 anni, lanciato da Massimiliano Allegri: "Ho ancora i brividi a ripensarci, ricordo che ero emozionato già in pullman. Il cuore mi batteva forte, ma le gambe non tremavano. E' per questo motivo che sarò sempre grato al Milan e ad Allegri, che ho rincontrato a Torino poche settimane fa e che mi ha fatto i complimenti".
Rimpianti per aver lasciato il Milan lo scorso gennaio? Nessuno: "All’Atalanta sono felice e non ho modo di pensare a ciò che poteva essere al Milan - ha aggiunto Petagna -. Qui in nerazzurro ci sono tanti giovani importanti, a partire da Gagliardini, che sin dalle giovanili aveva un altro passo. Caldara, invece, oltre alle qualità ha anche una mentalità da grande giocatore. Grassi lo conoscevo già, mentre ho scoperto Conti, una vera forza della natura. E poi ci sono io, che rispetto al passato ho cambiato mentalità". Proprio così, perchè nell'estate 2015 c'è stato anche il momento più buio: "Il Milan mi aveva messo sul mercato, l'unica squadra che mi voleva era l'Ascoli e non si sapeva nemmeno in che serie avrebbe giocato. Ero deluso, ma mi sono detto 'o cambi o non sei fatto per fare questo lavoro'. Così ho trovato la forza di reagire. Prima ero sempre negativo, vedevo tutto nero. Oggi invece sono determinato, ho ben chiaro in testa qual è il mio obiettivo. Sembra facile dirlo adesso che le cose vanno bene, però anche a inizio stagione, quando giocavo meno, mi allenavo sempre al mille per cento. Fosse capitato due anni fa avrei sicuramente mollato di testa».
L'incontro decisivo è quello con Gian Piero Gasperini: "A lui devo tutto. Il primo giorno di ritiro mi chiamò nel suo spogliatoio e mi disse: 'Hai qualità, però hai avuto troppi alti e bassi. Se migliori in determinate cose, sarai protagonista'. Io l'ho ascoltato e continuo a seguirlo ogni giorno, qui è come essere a scuola e dopo ogni allenamento imparo qualcosa. Mi manca il gol? Per me non è un'ossessione, sono felice delle mie prestazioni. Corro tanto, circa 11 km a partita, e ho fatto qualche assist. Il gol tornerà. Se dovessi segnare col Milan? Non so se esulto, non ci ho pensato, ma sono una persona istintiva e, in caso,farò quel che mi verrà. Mi faccio guidare dall'istinto anche per i tatuaggi, quando mi viene un'idea mi tatuo. Come quando ho fatto il primo, un aereo, dopo aver sentito la canzone dei Club Dogo 'ho tatuato un aeroplano per volare in alto'. Proprio così, io volevo volare".