Alberto Gilardino a secco in campionato, c'è una prima volta per tutto. Non era mai successo al bomber di Biella, che tra Empoli e Pescara, complice anche l'infortunio, ha segnato solo una volta, in Coppa Italia. Ma il violino verrà suonato tante volte ancora, perché di appendere le scarpette al chiodo non se ne parla.
"Quanto mi manca il gol? Tantissimo" - si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport - "Il gol è la mia droga. Cerco di non farne una malattia, però, e guardo avanti. A Palermo sono stato benissimo e sarei rimasto, ma il rapporto con il presidente non era semplice. Volevo più serenità. Ho avuto la possibilità di andare a Empoli, ma è stato un errore. Non c’entravo nulla con il gioco dell’Empoli. Pensavo che avrebbero cercato di sfruttare le mie caratteristiche. Ma non è successo. È stata una scelta sbagliata mia e loro. Pescara? Oddo mi ha voluto fortemente. Però io mi sono fatto male alla prima partita e lui è stato esonerato. Ci tenevo a far bene, a ringraziare in campo il presidente Sebastiani, a rimettermi in gioco. Spero di rientrare in tempo per fare qualcosa di buono. Anche Zeman mi ha fatto capire di puntare su di me".
Mai uno scudetto per il Gila: "È una cosa abbastanza incredibile. Ho vinto trofei importantissimi come il Mondiale e la Champions, ma mi mancheranno i titoli italiani. La realtà è che, dopo l’addio al Milan, non ho mai avuto una seconda possibilità. Chissà perché. Non so darmi una risposta. Perché lasciai il Milan? Non sentivo più la fiducia, si era rotto qualcosa nonostante avessi segnato parecchi gol. La società comprò altri attaccanti e io decisi di andare a Firenze". Ancora non è finita... "Il mio cammino non è compiuto. Dentro di me ho il desiderio di giocare ancora. Spero di trovare una squadra che mi dia fiducia. Sono vicino ai 200 gol in Serie A: posso centrare questo traguardo. Per adesso sono a 188 insieme a Del Piero e Signori. E ho davvero la voglia di lasciare un segno ancora più profondo".
Nella mente di tantissimi italiani c'è una giocata in particolare del bomber di Biella: "Vero, il passaggio a Del Piero a Dortmund. Ce l’ho in testa. Totti mi lancia, i difensori tedeschi retrocedono, io li punto, sento urlare Ale che sta arrivando, gliela do al momento giusto, con i giri giusti. Bello. La finale fu la finale, ovvio, ma la partita del Mondiale è quella lì contro la Germania. Nei supplementari giocammo con quattro punte: un capolavoro di Lippi. E noi avvertimmo che stavamo facendo la storia". L'occasione mancata: "Nell’estate del 2013 era tutto fatto per il mio trasferimento alla Juve. Ero felice. Poi Quagliarella rifiutò di andare alla Lazio e così saltò anche il mio arrivo. Ci restai molto male. Quella poteva essere la svolta della mia carriera".
L'incidente del 2001: "Rischiai di annegare dopo un incidente. Per fortuna restai lucido e aiutai anche tre amici a uscire dall’auto. Ho sempre pensato che ci sia stato un intervento divino". Gol speciali: "Ne scelgo tre. Quello al Manchester nella semifinale di Champions del 2007, ricordo il boato di San Siro. Quello ad Anfield con la Fiorentina, ricordo il silenzio degli inglesi. Quello al Mondiale contro gli Usa, ricordo una gioia infinita". Gilardino elegge il 9 più forte della serie A: "Premessa: Belotti e Immobile sono grandissimi giocatori. Ma non sono “9” classici. Come centravanti d’area Higuain e Icardi sono i più forti. Pensi ai contromovimenti di Higuain: un fenomeno. Ecco, se proprio devo ipotizzare il futuro mi vedo come allenatore o magari come tecnico che segue le punte e insegna i movimenti da fare".
Il partner d'attacco ideale? Sorpresa: "Ne ho avuti tanti. Kakà, Sheva, Mutu, Diamanti, Vazquez e altri. Ma nessuno come Morfeo: lui era incredibile. Mi capiva al volo, giocava di prima e metteva fuori gioco il difensore". Ancora non è finita dicevamo: "Il violini è bello pronto per essere tirato fuori. Non vedo l’ora. Cosa mi spinge ancora? La passione per il calcio, l’amore per il gol. E lo sport ti fa stare bene. Giocherò ancora. Segnerò ancora".