Una carriera da giramondo, ma di classe. Già, quella non è mancata mai ad Alessandro 'Alino' Diamanti. In Serie A 200 presenze con 33 gol e 35 assist. Un fantasista in tutto e per tutto che ora, dopo la parentesi non felicissima a Palermo, ha deciso di ripartire dalla Serie B col Perugia. Da quando è arrivato lui, il 16 febbraio scorso, in otto partite la squadra umbra ha vinto sette volte pareggiando solo in una occasione. Svolta. Sulle pagine della Gazzetta dello Sport il numero 21 del Perugia si racconta e lo fa a cuore aperto:
"Qui a Perugia ho trovato un gruppo di bravi ragazzi. Probabilmente, per come sono fatto, se avessi trovato una squadra di teste di c... me ne sarei andato. Invece, ho piacere a lavorare con loro, ad allenarmi e condividere i risultati che stiamo ottenendo. Leader? Ho sempre avuto peso negli spogliatoi, mi è sempre piaciuto aiutare i miei compagni e fortunatamente qui a Perugia ho trovato ragazzi che ascoltano".
Otto mesi senza squadra. Tanti forse troppi per uno che in carriera ha sempre dato tanto ovunque abbia giocato, ma Diamanti ha una motivazione ben precisa del perché sia passato così tanto tempo prima di trovare un club: "A livello umano, dopo Palermo, mi era passata un po' la voglia. Perugia è stata un'opportunità che fin da subito mi ha dato la grinta per ricominciare. Qui sto tornando il vero Diamanti. In questi otto mesi però non sono stato fermo un attimo: mi sono allenato seriamente all'Isokinetic e con gli Allievi Nazionali del Bologna. Chiamate dalla Serie A? Sì qualche chiamata l'ho ricevuta, ma erano tutte cose forzate. Nulla di serio e convincente. Ho guardato varie partite in TV in questi mesi, probabilmente a qualche squadra avrei anche fatto comodo secondo me... ma io non mi accontento. Non volevo fare come al Watford, dove mi hanno preso pur sapendo che il mister aveva altre idee tattiche e infatti sono rimasto sei mesi a guardare gli altri giocare".
Un passato anche in Cina per Alino dove con la maglia del Guangzhou Evergrande ha vinto un campionato, ma di tornare in Oriente lui non ne voleva sapere: "Ho scelto Perugia perché l'ho visto giocare e mi piaceva poi il presidente mi ha convinto subito toccando le corde giuste. In Cina non sarei mai tornato perché credo di poter dare tanto ancora in Italia, lì sono stato bene, ma per quei campionati c'è tempo per andare a giocarci. Pentito della Cina? No, non ci sono andato per soldi. Ho fatto quell'esperienza, ho vinto e sono tornato. Il rimpianto vero è il West Ham, tornassi indietro ci rimarrei per tanti anni in Premier League".
Spazio poi per qualche battuta finale. Sui rigori si è già sbloccato, ma tutti aspettano una pennellata su calcio di punizione: "Non mi sono arrugginito... le punizioni le so ancora tirare. Non mi è ancora capitata quella giusta, mi tengo la slot per una partita difficile". E poi a quest'età un po' si pensa anche dove chiudere la carriera: "Ho sempre detto che mi piacerebbe andare al Livorno, mi hanno cercato anche quest'anno, ma il calcio è strano possono succedere tante cose. L'età mi ha insegnato a guardare avanti rispettando tutti, ma senza aspettarsi niente da nessuno. Ho tante cose ancora da dare che da dire".
L'intervista integrale sull'edizione de La Gazzetta dello Sport quest'oggi in edicola