"Per me, juventino da sempre, cresciuto dai bianconeri, una soddisfazione immensa": tu quoque, Fabrizio. Era il 30 aprile 2000, quando quel ragazzo riccioluto, dallo spiccato accento siciliano, decise Hellas Verona-Juventus. A diciassette anni di distanza Cammarata ancora ricorda con piacere la doppietta che riaprì il campionato 1999-2000. Nove reti in serie A quella stagione, tra le quali le due che stesero la sua ex, che due giornate dopo subì il sorpasso scudetto della Lazio.
"Per me, juventino da sempre, cresciuto dai bianconeri, una soddisfazione immensa, una delle più belle della mia carriera" - racconta Cammarata ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - "Era uno squadrone, c'erano Zidane, Del Piero, Inzaghi, Henry, Davids, Zambrotta, Montero... il meglio a livello mondiale. Misi da parte i sentimenti, giocavo nel Verona e servivano punti: quella vittoria valse oro. Ogni tanto mi riguardo quei gol e mi mette di buon umore". Nel 1988, a 13 anni, il trasferimento a Torino da Caltanissetta: ricordi ancora l'emozione? "Da brividi. La chiamata della Juventus per un bambino innamorato come ero io di quei colori era un sogno ad occhi aperti. Vestivo la maglia di Boniek, il mio idolo: cosa potevo chiedere di più? Lì trovai una famiglia. Per me la Juve è stata il trampolino di lancio per il grande calcio. Ho fatto tutto la trafila nel settore giovanile della Juventus, dove sono cresciuto come uomo e come calciatore. La mancanza di casa, dei miei genitori, si faceva sentire soprattutto la sera, perché durante la giornata tra scuola e allenamenti ero molto impegnato. Però giocavo per la Juventus, mi bastava pensare a questo per ritrovare serenità".
Partner d'attacco? Un altro ragazzino riccioluto, un certo Del Piero... "Sì, in attacco giocavo spesso con Alex, eravamo una delle coppie più forti di quel periodo: a coronamento di questo percorso con i bianconeri vincemmo lo Scudetto Primavera e poi il Viareggio. Alessandro era un ragazzo splendido, come lo è tutt'ora: era impossibile non andarci d'accordo. Ma devo dire che con un tutti gli altri compagni c'era una grande intesa, era un gruppo forte e poi hanno fatto tutti strada. La mia parentesi bianconera si concluse con un finale molto bello oltre che importante per il proseguo della mia carriera". Come hai visto i bianconeri quest'anno? "La solita Juventus. Forse in alcuni momenti ha dato l'impressione di essere un po' meno cinica delle passate stagioni, ma alla fine sono lì, se vincono oggi sono a un punto dal Napoli. Si giocheranno lo scudetto con gli azzurri, Roma e Inter, fino all'ultima giornata. Quest'anno sarà meno facile per i bianconeri, ma hanno di gran lunga l'organico più forte, non penso che si lasceranno sfuggire il settimo titolo consecutivo".
A Verona i bienni 1994-1996 e 1996-2000, 42 gol tra serie A e B: "Esperienza bellissima, con i gialloblù vinsi il campionato di B, segnai tanti gol importanti e mi sono costruito amicizie che resistono tutt'ora. A Torino, con Gianluca Vialli, Fabrizio Ravanelli e Roberto Baggio in prima squadra, era molto difficile rimanere nella Juventus. Alla fine le nostre strade si separarono e io ho avuto la possibilità di togliermi le mie soddisfazioni altrove e di fare la mia carriera. Va bene così, sono contento di quello che ho fatto. A livello realizzativo e considerati gli obiettivi raggiunti dalla squadra, indubbiamente gli anni in Veneto sono stati tra i migliori. Però sono stato molto bene pure a Cagliari, nonostante i risultati siano stati diversi e non all'altezza di quello che ci si aspettava. Anche in Sardegna ci sono state delle belle annate". I gialloblù hanno la possibilità di salvarsi? "Ho sensazioni positive, nelle ultime partite ho visto una squadra in salute. Oggi gli tocca la Juventus, ma hanno tutto un girone di ritorno per fare punti con squadre alla portata. La mia speranza è che si salvino".
Nel 2000-2001, all'apice della sua carriera, con mezza serie A che lo chiedeva, Cammarata tornò in B, scelse di trasferirsi a Cagliari. Massimo Cellino decise di staccare l'assegno più consistente della storia della società sarda (superato solo questa estate dall'acquisto di Leonardo Pavoletti), circa 15 miliardi di lire. A distanza di 17 anni consideri un errore quella scelta? "Assolutamente no. In Sardegna sono stato accolto benissimo e la gente mi ha sempre voluto bene, nonostante non fossimo riusciti a tornare subito in serie A. Sono orgoglioso di aver indossato la maglia di un club glorioso del nostro calcio e non sono affatto pentito della decisione: la rifarei. Avevo addosso tante responsabilità, perché effettivamente la società aveva speso molto per me. All'inizio della prima stagione andò pure bene, con tre vittorie di fila nelle prime giornate. Tra Coppa Italia e campionato feci cinque gol consecutivi. Fino a dicembre fu bellissimo. Poi ebbi qualche alto e basso, comunque ho sempre messo il massimo impegno e la gente me lo riconosce. Torno sempre in Sardegna, ho tanti amici ed è un isola meravigliosa".
Che campionato faranno i rossoblù nel girone di ritorno? "Hanno sofferto in queste prime 18 partite e vista la rosa hanno fatto molto meno di quello che potevano fare. Diego Lopez è un amico, ci ho giocato assieme per tre campionati. Credo che sia un ottimo allenatore e sa, conoscendo l'ambiente, quali tasti toccare con i giocatori. Penso che il Cagliari si salverà senza neanche soffrire. E poi è una squadra con un futuro, con tanti giovani forti che possono ancora crescere, come Cragno, Barella, Romagna, Faragò. Prevedo un futuro roseo per i rossoblù". Quale sarà il futuro di Cammarata, invece, e cosa si augura per il 2018? "Anzitutto la salute, mia e dei miei cari. Mi trovo negli Emirati Arabi un po' per vacanza e un po' perché sto abbozzando alcuni discorsi lavorativi. E' un calcio che mi affascina molto e dopo l'esperienza in Russia mi piacerebbe provare anche qui. Poi la mia famiglia si trova benissimo, quindi sarebbe l'ideale". Stasera Verona-Juventus, 17 anni dopo la beffa scudetto: per fortuna dei bianconeri Cammarata non ci sarà...