Estro, ambizioni e una forma ritrovata. Paulinho si presenta così, al secondo anno in maglia Cremonese: un gol alla prima da titolare contro il Cosenza e tutte le carte in regola per tornare tra i migliori bomber di Serie B come ai tempi di Livorno. L'attaccante brasiliano, intervistato da 'La Gazzetta dello Sport', si è soffermato sugli obiettivi stagionali e sulle analogie con il suo curioso passato, tra la Toscana e il Qatar.
"Quella asiatica è stata un'esperienza positiva, in cui ho avuto il privilegio di lavorare con Zola e Casiraghi. Poi al terzo anno mi ha bloccato un infortunio". Come nella seconda parte della scorsa stagione, la prima a Cremona. Ma adesso, Paulinho sta bene e non si pone limiti: "Il precampionato mi ha aiutato a recuperare e ritrovata la continuità voglio segnare più gol possibile: non importa come, questa piazza si merita di ritrovare la Serie A dopo 22 anni e io devo aiutarla a farcela."
Fino a quel momento però, il nome di Paulinho rimarrà però indissolubilmente legato al Livorno. Un primo triennio difficile: "Sono arrivato in Serie A troppo presto, a 19 anni non ero ancora pronto. Ed era difficile trovare spazio con Protti e Lucarelli." Poi però è arrivata la consacrazione (130 presenze e 51 gol tra 2011 e 2013): "A Spinelli devo molto, mi ha permesso di fare il salto di qualità. Brucia ancora la retrocessione dalla Serie A nel 2012-2013, un campionato balordo che ci è girato male nel finale. Ma l'anno prima avevamo fatto qualcosa di grande, perché quel Livorno non era partito per centrare la massima serie."
Questa Cremonese invece sì? "Ce la possiamo fare, ma non dirò mai che andremo in Serie A, sono diventato scaramantico. Dico invece che con Mandorlini mi trovo bene, mi piace giocare con i due esterni vicini. Il mio modello? All'inizio erano Romario e Ronaldo il Fenomeno. Ma a 32 anni non ho più miti da seguire." Il mito di Paulinho, invece, i tifosi della Cremonese vorranno conoscerlo presto. Magari con una promozione in tasca.