"Partito dai campi in terra battuta: ho giocato nella Nazione dei camp...
Close menu
Chiudi
Logo gdm
Logo gdm
logo
Ciao! Disabilita l'adblock per poter navigare correttamente e seguire tutte le novità di Gianluca Di Marzio
logo
Chiudi

Data: 30/12/2017 -

"Partito dai campi in terra battuta: ho giocato nella Nazione dei campioni del Mondo". Cagliari, Langella si racconta

profile picture
profile picture

Atalanta-Cagliari, Antonio Langella apre l'album dei ricordi. Cinque anni in Sardegna, i più belli, vissuti nella sua terra: la serie A, i primi gol, la Nazionale. Poi Bergamo, solo una stagione, ma intensa, con il record di marcature, otto, e l'amore di un'altra tifoseria caldissima, che ancora lo stima. "Due squadre speciali, per motivi diversi" - ribadisce subito Langella ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - "Sei anni della mia carriera, impossibile dimenticare. A Cagliari ho vinto la serie B, ho trovato la A e la maglia azzurra ed ero a casa: tutte le soddisfazioni più grandi le ho vissute lì. Però a Bergamo, sotto il profilo realizzativo e delle prestazioni, sono stato più continuo, quindi forse nell'Atalanta ho vissuto la miglior annata di sempre. Stagione fantastica, trovai una grande squadra e un ottimo allenatore come Gigi Del Neri. Poi il pubblico di Bergamo è quello che più si avvicina a quelli del sud, caldo, passionale, veramente attaccato alla squadra. La curva dell'Atalanta mi accolse come se fossi stato lì da anni e tutt'ora sono in rapporti con molti di loro. Fino a pochi anni fa il Bocia mi invitava alla festa della Dea, che si tiene d'estate, ultimamente gli mando i saluti tramite altri amici".

C'è un nuovo Langella nel Cagliari? "Tempi diversi e ruoli diversi: forse per un'ala come ero io oggi non ci sarebbe più spazio. Mi piace tantissimo Nicolò Barella, sia per qualità che per lo spirito che mette in campo. Tra i giocatori più esperti apprezzo i brasiliani Joao Pedro e Diego Farias, hanno una qualità superiore. Diego lo conosco da ragazzino, è stato un mio compagno di squadra da giovanissimo nel Chievo Verona. Aveva già grandi qualità, se riuscisse a inquadrare la porta con più regolarità sarebbe un giocatore fantastico. Dell'Atalanta mi piace moltissimo Petagna, uno che si fa veramente in quattro per i compagni. Corre per tutta la partita senza sosta, tiene palla, fa salire la squadra. Stesso discorso fatto per Farias, se riuscisse a segnare con regolarità ne vedo pochi altri bravi come lui". Pronostico? "Una partita molto difficile per il Cagliari, perché i tifosi dell'Atalanta spingono la squadra per tutti i novanta minuti e ti danno una carica incredibile. A livello ambientale è una delle trasferte peggiori per qualsiasi squadra. Se poi aggiungi che sono in un periodo di forma strepitoso...".

Passato indietro nel tempo... Nel primo anno in A di Antonio il trio composto da Langella, Mauro Esposito e Gianfranco Zola incantò tutti, tanto da impressionare Marcello Lippi, allora selezionatore della Nazionale, che pensò anche alle due ali cagliaritane nel biennio che portò ai mondiali. Guarda caso il ricordo più bello della carriera di Langella... "Sì, la Nazionale, l'esordio proprio al Sant'Elia, tra la mia gente: era il febbraio 2005, Italia-Russia. A inizio carriera, quando giocavo nei campi in terra battuta, non avrei mai immaginato di arrivare così in alto. E invece ci sono riuscito, in mezzo a tutte quelle stelle che poi sarebbero diventate campioni del mondo. Del Piero, Totti, Zambrotta, Cannavaro, Buffon, Nesta, Pirlo... Ho ancora la maglia incorniciata, appesa nel muro di casa. Ogni tanto mi siedo in poltrona, la fisso e sorrido. Io considero una fortuna aver fatto 'la gavetta'. Ho giocato tutte le categorie, dalla Promozione alla serie A e questo mi ha permesso di presentarmi agli appuntamenti importanti sempre pronto. Le categorie minori mi hanno permesso di capire cosa significhi giocare per un obiettivo. In serie C tre punti si festeggiavano come la vittoria di un campionato. L'agonismo era forse superiore a quello che ho poi trovato in serie A, dove invece è la tecnica a fare la differenza. Nella Torres ho avuto Bernardo Mereu, l'allenatore più preparato qui in Sardegna. E' stato lui a darmi la scossa e farmi capire che potevo arrivare molto in alto".

Il complimento più bello? "Guarda, sto per dire una bestemmia calcistica, però qualcuno disse che il mio sinistro si avvicinava a quello di Gigi Riva. Ben sapendo che il paragone non regge neanche un po', per me fu motivo di grandissima soddisfazione. Il paragone con uno dei miti del nostro calcio, il famoso rombo di tuono, penso che sia un privilegio per pochi. Riva è inarrivabile per tutti, quello che ha dimostrato a Cagliari come calciatore e come persona è una cosa unica". L'occasione persa? "La chiamata della Roma e ancora oggi non mi spiego perché quel passaggio non si concretizzò, visto poi come si concluse la mia storia con i rossoblù. Quando arrivi a una certa età e sei al massimo della tua carriera ti aspetti quell'ulteriore step che può avvicinarti veramente ai massimi livelli. Alla fine della stagione 2004-2005 i giallorossi bussarono alla porta di Cellino che rifiutò l'offerta. Pazienza, sono rimasto a Cagliari, che per me non era assolutamente un ripiego, pur lottando per obiettivi ben diversi: ero felice e sono fiero della mia carriera".

Cosa fa attualmente Antonio Langella? "Sono fuori dal calcio da un po' di tempo e devo dire che la cosa non mi pesa. Attualmente gestisco con la mia famiglia un centro estetico a Porto Torres e seguo le partite da semplice appassionato. Non mi sono mai proposto a nessuno, da Bari ho staccato la spina e ancora non ho ricevuto chiamate e per il momento va bene lo stesso. Però mai dire mai nel calcio, è un mondo molto strano. Per sette anni è andata così, magari un domani qualcuno si ricorderà di me...". Chi non si è scordato i "numeri" di "Arrogu tottu" sono sicuramente i tifosi di Cagliari e Atalanta: da loro l'invito arriva puntualmente, ogni anno.



Newsletter

Collegati alla nostra newsletter per ricevere sempre tutte le ultime novità!