Nella giornata del 27 gennaio si celebra la memoria. La memoria verso ciò che accadde e che mai più dovrà accadere, verso gli orrori della seconda guerra mondiale, dove più di 60 milioni di persone tra civili e militari incontrarono la morte e, tra questi, un numero tra i 15 e i 17 milioni furono vittime delle leggi e delle politiche razziali dettate dal nazifascismo (più di 6 milioni erano soltanto ebrei).
Ogni ambito politico e sociale venne radicalmente modificato negli anni della guerra e non fece assolutamente eccezione lo sport, tra questi il calcio qui protagonista. Eppure, nella memoria, rientra anche una tanto meravigliosa, quanto tremenda partita di calcio. Una partita che, per ciò che comportò, tra mito e storia, venne definita come la "partita della morte". Una storia che non tutti ricordano e, per questo, la ricordiamo qui.
Il contesto
Siamo in Ucraina, nella capitale Kyiv, dove nel 19 settembre 1941 arrivò l'esercito tedesco. L'occupazione di Kyiv durò circa due anni e viene ricordata come una delle peggiori della guerra. Ovviamente, in uno scenario simile, il calcio è l'ultimo dei pensieri. Non nella testa di Iosif Ivanovič Kordik, però. Uomo originario della Moravia, nato nell'Impero Austro-Ungarico, da giovane scappò proprio a Kyiv dove ha vissuto il resto della sua vita.
Un fanatico di calcio che, diventato ufficialmente direttore del panificio industriale della città, un giorno del 1942, incontrò Nikolaj Trusevič, che prima della guerra era il portiere titolare della Dynamo Kyiv, di gran lunga la squadra più celebre della capitale. Un incontro propizio il loro: Kordik propose a uno dei suoi miti, Trusevič, di mettere in piedi una squadra per riportare alla luce il calcio, che tanto amava, con i giocatori che erano rimasti in città. Il portiere accettò e riuscì ad aggreggare quasi interamente alcuni degli ultimi calciatori protagonisti in Ucraina con la Dynamo Kyiv, riuscendo a dare loro lavoro in tempo di guerra in quel panificio e ad assicurare a tutti importanti approvvigionamenti di pane, farina e burro.
La Start FC
Dal canto loro, i tedeschi - con cui Kordik era in contatto - non intervenirono per frenare l'iniziativa: piuttosto pensarono di piegare lo spirito fiero degli ucraini anche tramite il calcio, non solo con la mera repressione. Venne organizzato un vero e proprio torneo a sei squadre, con inizio il 7 giugno 1942: parteciparono la Start FC (la squadra di Kordik e Trusevič), quattro rappresentative formate da truppe tedesche, ungheresi e rumene, e la Ruch (un'ulteriore squadra ucraina, di fazione filo-tedesca).
Per la Start FC giocarono: Trusevič, Sviridovskiy, Korotkikh, Klimenko, Tyutchev, Putistin, Kuzmenko, Goncharenko e Komarov come ex Dynamo Kyiv, Balakin, Sucharev e Melnik come ex Lokomotyv Kyiv. Capitano il portiere Trusevič, che gestì la squadra insieme a Putistin, mentre l'allenatore era Sviridovskiy, che per l'occasione indossò di nuovo i panni del difensore.
Il torneo
Con questa rosa, il torneo filò liscio, anzi venne dominato: esordio con un 7-2 contro la Ruch allo Stadio della Repubblica, prestazione che portò i tedeschi a decidere di far scendere in campo la Start in stadi minori, per fornirgli meno seguito. Sul campo, quei ragazzi in casacche rosse, reperite con un po' di fortuna, non fecero altro che incantare nonostante le (comprensibili) scarse condizioni fisiche: il torneo proseguì con un 6-2 agli ungheresi, un 11-0 ai rumeni e poi la prima sfida contro un manipolo di militari tedeschi, la PGS, sconfitta 6-0, prima ancora del 5-1 rifilato agli ungheresi dell'MGS Wal. Troppi gol, solo vittorie, i tedeschi non ci stanno e, dopo aver organizzato una rivincita contro l'MGS Wal (vinta 3-2), hanno in mente un incontro per spegnere l'entusiasmo della piazza.
Il 6 agosto 1942 venne organizzata una finalissima fra la Start FC e il Flakelf, una rappresentativa dei migliori atleti militari tedeschi mobilitati sul fronte ucraino, costituito appositamente per questa partita, per piegare quella squadra imbattibile. Ebbene, nonostante l'ovvia differenza nelle condizioni fisiche delle due squadre, la Start sconfisse comunque il Flakelf per 5-1. Rendimento perfetto, sette vittorie su sette, 43 goal fatti e solo 8 subiti.
La partita della morte
I tedeschi, dopo la pesante sconfitta, organizzarono immediatamente una rivincita. Si giocò tre giorni dopo, per il volere degli ufficiali nazisti e contro il parere della Start, il 9 agosto 1942. Fu grande la campagna pubblicitaria per il match, lo Stadio Zenit (oggi rinominato Stadio Start) accolse sulla tribuna centrale centinaia di ufficiali tedeschi, ma venne inondato da una folla di più di 3000 ucraini, pronti ad accompagnare quei "panettieri" verso un'impresa che avrebbe scritto la storia.
Una storia di ribellione attraverso lo sport, cominciata già prima del fischio d'inizio, quando al centro del campo, dopo il saluto nazista dei tedeschi, gli ucraini gridarono "Fitzcult Hurà" ("Viva la cultura per lo sport") e non "Heil Hitler" com'era stato intimato loro negli spogliatoi dall'arbitro, un tenente nazista, che fischiò tutto agli ucraini e nulla ai compatrioti. Già solo al 10' di partita, quando il portierone Trusevič uscì in presa bassa su un pallone, arrivò la prima scorrettezza: l'attaccante tedesco, senza arrestare la sua corsa, calciò in pieno volto Trusevič. Il portiere fu costretto a proseguire la gara nonostante la ferita e, forse, una lieve commozione cerebrale. Non passò molto tempo dal vantaggio tedesco.
Gli attaccanti della Start, complici le scorrettezze dei tedeschi, non riuscirono a influire parecchio a inizio gara. Al centrocampista Kuzmenko, piccolo e agile, venne un'idea: sfruttare gli attaccanti come esche per prendersi lo spazio, agire da incursore e arrivare al tiro. Con la sua prima botta dalla distanza e una doppietta del bomber Goncharenko, il match venne ribaltato e la Start FC chiuse sul risultato di 3-1 il primo tempo.
La ripresa fu un'altalena di emozioni. A partire dallo stesso intervallo. Un ufficiale tedesco scese negli spogliatoi dei ragazzi del panificio per fare le sue congratulazioni per i primi 45', confidando con minaccia velata di sperare in un risultato differente. Il messaggio arrivò: la partita andava persa, pena ripercussioni. Demoralizzati, minacciati, i ragazzi della Start FC subirono due reti in pochi minuti, arrivando al 3-3 parziale. Ma alle incitazioni del pubblico, arrivò una nuova svolta: non c'era da tradire la speranza del popolo ucraino sugli spalti dello Stadio Zenit. La Start FC vinse il rematch con il Flakelf per 5-3. L'arbitro fischiò la fine del match all'81' circa, poco dopo il "gol mancato" del terzino Klimenko, che ha gettato alle ortiche la sesta rete dopo aver scartato avversari su avversari, essere arrivato sulla linea della porta tedesca e aver calciato all'indietro il pallone. Fu il trionfo dell'Ucraina sul nazismo.
Ciò che avvenne in seguito
Finì con quel successo la breve, gloriosa storia della Start FC, ideata dal direttore del panificio Kordik con il portiere della Dynamo Trusevič. Una storia gloriosa nello sport, ma con un finale tragico. Nelle settimane immediatamente successive a quella vittoria dei ragazzi del panificio, la repressione dei nazisti si fece più insistente e dura per gli abitanti di Kyiv. Scattò anche la caccia al calciatore: molti di quei giocatori vennero catturati dalla Gestapo e portati nei campi di lavoro.
Gran parte dei giocatori di quella squadra trovò la morte, nei primi mesi del 1943. Oggi, per commemorare non solo un'impresa sportiva, ma un gesto di coraggio che animò il popolo oppresso dal nazismo, sorge un noto monumento alla Start all'esterno dello Stadio Dynamo Lobanovskyj di Kyiv: una scultura in pietra del 1971 realizzata da Ivan Horovyj che raffigura quattro dei giocatori deceduti, accompagnata da una poesia di Stefan Olyjnyk: "Per il nostro presente sono morti nella lotta. La vostra gloria non si spegnerà, eroi, atleti senza paura". Successivamente, furono installati altri due monumenti in città: un quadrato nero squarciato da un pallone e un calciatore che con una spada uccide un'aquila (simbolo della Germania nazista).