Macedonia e calcio... l'associazione con Goran Pandev o, ultimamente, con il bomber del Palermo Ilija Nestorovski scatta quasi naturale. Un tempo, invece, Macedonia, per gli amanti del pallone del Belpaese significava soprattutto Darko Pancev, il "cobra": che fine ha fatto? Lo ha scoperto La Gazzetta dello sport nel corso dell'intervista concessa dall'ex Inter:
"Passaggio ai nerazzurri? Ora sarebbe facile dire che ho sbagliato a scegliere l’Inter. Per come sono andate le cose, piuttosto, mi sento sollevato dal non essere stato l’unico a fare quello sbaglio. Bagnoli non era male come allenatore, ma non era da Inter. Però è stata tutta la situazione intorno a me che mi ha portato alla disperazione per non riuscire a dare il meglio. E pensare che avevo rifiutato offerte da Real, Barça, Manchester United...". Si disse anche che il "cobra" fu ostacolato da Salvatore Schillaci: "È una leggenda ben nota. Io posso dire solo due cose: che con Totò avevo un buon rapporto, e che se avessi giocato le sue partite avrei segnato di più. Non correvo? A differenza degli altri un centravanti deve correre in certi momenti, al massimo della velocità, per arrivare sul pallone. Ma all’epoca i tifosi dell’Inter si entusiasmavano per un tackle o per una palla recuperata perché in quella squadra non esistevano i passaggi. Sa qual è stato il problema alla fine? Che gli scout dell’Inter erano venuti a vedermi almeno dieci volte, io invece non avevo mai visto come giocava l’Inter. Moratti? Mi spiace che invece di parlarmi di persona mi mandava altre persone".
Eppure altri ex Stella Rossa come Mihajlovic, Jugovic e Savicevic sono invece riusciti a imporsi in serie A: "Savicevic nel primo anno a Milano aveva i miei stessi problemi. Ma lui era dall’altra parte, con un altro presidente e un’altra organizzazione. Sfottò? I tifosi li capisco, arrivavo come un top player e le attese erano grandi. Ma pensate a Shevchenko al Chelsea, a Henry alla Juve, allo stesso Sammer all’Inter… anche loro hanno avuto i miei stessi guai. Giocavamo male. Ricordo ancora di quando, dopo una partita con la Reggiana, Bergkamp si confidò con me: 'Darko, mi trovo male in campo'. E io: 'Chiaro, qui segniamo solo con le punizioni di Sosa'. Lui e Sammer poi hanno trovato la loro fortuna, io invece sono stato testardo, troppo orgoglioso e convinto delle mie capacità, ho detto no a Ferguson e al Manchester United e all’Inter ci ho rimesso la carriera".
Un po' d'attualità. La "sua" Inter e il Milan sono passate a imprenditori cinesi: "Non me lo sarei mai aspettato. Ma da voi il calcio fa parte delle cose importanti, perciò gli investimenti dall’estero devono essere i benvenuti. Certo, a patto che mantengano tale o facciano crescere l’entusiasmo". A livello di Nazionali, oggi in calendario c'è Macedonia-Italia: "I macedoni non vanno molto allo stadio, snobbano il calcio locale, si crogiolano pensando al passato… ma stavolta c’è l’Italia, ci sarà entusiasmo. Però guardate i ranking Fifa e Uefa: la Macedonia è lì in fondo. Spero che in campo non riusciate a capire perché. Italia? Mi allineo a quello che dicono gli addetti ai lavori: la Serie A non è più quella di una volta. E se è davvero così, è normale che la nazionale prima o poi paghi dazio. Ultimamente seguo di più gli altri campionati. Nell’ordine Bundesliga, Premier, Liga e Ligue 1, a discapito della Serie A. Io per meritarmi la Serie A ho dovuto vincere la Coppa dei Campioni e diventare Scarpa d’Oro. Ma dicevamo appunto che la Serie A non è più quella di una volta...".
In chiusura d'intervista Pancev azzarda paragoni importanti: "Mi rivedo in Lewandowski. In seconda battuta, Suarez. Oggi mi piacerebbe giocare in una squadra che gioca solo per segnare come il Barcellona, o in una di quelle che non mollano mai, come il Bayern. Così sì che ci saremmo divertiti".