Inutile girarci troppo intorno. Quando si parla di Alberto Paloschi c’è sempre di mezzo un gol. Domenica è arrivato il terzo con la maglia della Spal. Una scelta arrivata in estate per ripartire con la serie A. “A volte è dura anche perché ci sono giocatori che si affacciano per la prima volta in questo campionato - racconta a gianlucadimarzio.com - e le prime partite servono per metabolizzare la categoria. Però noi sappiamo qual è il nostro obiettivo: la salvezza. Vogliamo raggiungerla, perché questa piazza e questi tifosi meritano la serie A”.
Il prossimi punti potrebbero arrivare contro il Chievo, la squadra che gli ha dato tanto e da cui tanto ha avuto in cambio. “Al Chievo ho vissuto una bella esperienza che mi ha permesso di giocare con continuità. Ho bellissimi ricordi, ma penso che ogni giocatore, soprattutto un attaccante, si prepari in settimana per segnare sempre. Io vivo per quello e se dovessi segnare…”.Si tiene sul vago, ma chissà, forse una piccola esultanza ci potrebbe anche essere.
Il gol con il quale Paloschi è diventato famoso è stato quello del 2008 quando Alberto era poco più che un ragazzino. Esordio con il Milan e rete più veloce” della serie A. “Per me è stato importante, e farlo in un grande club mi ha dato ancora più soddisfazione”. Sulla panchina di quel Milan c’era Carlo Ancelotti. “Vederlo come futuro ct della Nazionale? Sicuramente è un vincente, oltre che un grande allenatore e una grandissima persona”.
Cresciuto a pane e Milan, il suo idolo non poteva che essere Pippo Inzaghi. “Ho avuto la fortuna di giocarci insieme e di conoscerlo bene. Per me è stata l’occasione per ricevere molti consigli da lui, così come è successo con altri grandi come Thiago Silva e Nesta”. Il suo passato, però, far rima con ricordi, quelli dei primi anni con il pallone rincorso all’oratorio. “Avevo 5 anni e dopo la scuola mio nonno mi portava al campetto dove mi ritrovavo con i miei compagni per giocare. Sono le cose più belle, quelle che ti porti dietro tutta la vita. Ora i ragazzi escono poco e giocano con gli smartphone o alla play. Quando ero bambino la prima cosa che facevo era prendere il pallone e andare in qualsiasi parco dove si potesse giocare”.
Una passione che non è cambiata neanche ora che divento grande. Ha scelto di fare il calciatore, ha voluto la bicicletta e ora…pedala. E a Ferrara, la città della bici, sarebbe anche logico, “se non fosse che per ora devo girare a piedi perché la prima volta che avevo preso una bicicletta me l’hanno rubata. Poi abitando in centro preferisco fare una passeggiata”. Si racconta con il sorriso l’attaccate della Spal che contro la Fiorentina ha segnato ancora. “Dopo i gol, faccio la prima cosa che mi salta in mente, improvviso.” Il merito non è solo del bel gruppo ma anche dell’allenatore. “Semplici è una persona molto meticolosa, ci fa rivedere mille volte i video delle squadre avversarie perché cerca di preparare la partita al massimo dando un’impronta alla squadra. Vuole che giochiamo a calcio: è un allenatore che ha fame”. Fame come quella che Paloschi deve placare quando bussa al campanello di casa il suo compagno di squadra Alberto Grassi. “Abito al piano di sotto, quindi giochiamo spesso insieme alla play e gli devo anche cucinare. Faccio io il cuoco, ma se sono bravo dovete chiederlo a lui, di sicuro vedo che mangia”. Decisamente un buon segno.
La cucina non è mai stata un problema, ma ai tempi della sua esperienza in Premier ha avuto qualche piccolo intoppo. “Quando sono arrivato per la prima volta nello spogliatoio dello Swansea mi hanno fatto cantare. Non ero affatto preparato e ho intonato “Azzurro”. Nessuno la conosceva, non mi facevano neanche il ritmo con le mani”. Ma non solo. “All’inizio è stato un po’ difficile imparare a guidare a destra. Per fortuna mi hanno dato loro una macchina con il volante dalla parte giusta ed è stato tutto più semplice, altrimenti sarei andato sistematicamente tutto contromano”.
Acqua passata. A Ferrara la strada di Alberto Paloschi è tutta dritta. E dovrà essere anche lui grazie ai suoi gol a guidare la Spal verso la salvezza.
Di Virginia Robatto