Giovanni Falcone, a Palermo, lo si vede ovunque. Sui muri, per le strade, nell'aria di una città che ogni 23 maggio accoglie ragazzini da tutta Italia per ricordare la missione di un uomo che ha messo la propria vita contro la mafia. Quella mafia che ventisei anni fa arrivò a sventrare un'autostrada pur di ucciderlo, forse senza nemmeno rendersi conto di aver commesso un errore di dimensioni colossali. Perché da quel giorno, da quel 23 maggio 1992, è cambiato tutto. Ci sono giovani che in quella data non erano nemmeno nati, ma a cui è stato tramandato un insegnamento destinato a durare in eterno: «Falcone è un eroe ed un orgoglio per noi palermitani. Per uomini come lui, Paolo Borsellino e le altre vittime della mafia, che hanno dato la vita per la legalità, non saremo conosciuti per questo fenomeno che è la mafia». Andrea Accardi, difensore del Palermo e ragazzo di belle speranze su un campo di calcio, è uno di quei ragazzi che nel 1992 non c'era nemmeno. Ma Palermo, intesa come città, ha saputo fare il suo dovere: quello di trasmettere a chi non ha vissuto sulla propria pelle quei giorni tragici il messaggio di chi ha fatto della lotta al crimine una missione.
Falcone, Borsellino, gli agenti i cui nomi sono impressi nella stele che «spacca» in due la Palermo-Trapani proprio nel punto in cui venne fatto esplodere l'ordigno in cui il magistrato palermitano perse la vita insieme alla moglie e a tre componenti della scorta. Sembrava dover essere il punto di non ritorno, ma la reazione di Palermo ha portato a risvegliare le coscienze: «Negli anni '90, dopo queste morti, i bambini hanno conosciuto questi eroi ed il valore della legalità - prosegue Accardi - il mio ricordo è l'arrivo della nave della legalità al porto di Palermo con tanti bambini che si uniscono per dire no alla mafia. La frase che mi ha colpito di più è "la mafia è un fenomeno umano, come tutti i fenomeni ha un inizio, un evoluzione ed una fine". Questo è il sogno che tutti noi palermitani abbiamo». Il calciatore rosanero, scelto come ultimo protagonista del Palermo Football Tour, non poteva che esprimere questi pensieri da un luogo simbolico, quale il Giardino della memoria: «Questo luogo trasmette pace, il ricordo delle vittime della mafia è vivo in tutti noi. Gente che ha dato la propria vita per la legalità».
Lo ha fatto in una città difficile, dove i giovani sono i primi a subire il peso della mafia. Accardi, come tanti ragazzi palermitani negli ultimi anni, è riuscito a farsi strada nel mondo del calcio. La sua, pur essendo ancora agli inizi, è la storia di un giovane che ce l'ha fatta: «Sono cresciuto al Villaggio Santa Rosalia, quello che mi porto del mio quartiere è il rapporto con le persone, valori veri e sani con gente che mi ha aiutato a crescere per diventare uomo». Una fortuna che tanti altri palermitani non hanno avuto, persi nei meandri di una vita complicata, intraprendendo strade senza uscita: «Se penso ai miei coetanei che hanno preso una strada sbagliata provo dispiacere, non tutti hanno avuto punti di riferimento come la famiglia e la scuola. Il calcio da questo punto di vista da un grande riscatto sociale, un bambino deve avere un sogno da perseguire senza mai arrendersi». Un messaggio che Falcone, uomo di sport, oltre che di legge, avrebbe accolto con orgoglio. Quello di un palermitano che è riuscito a far alzare la testa alla propria città.