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Data: 30/03/2017 -

Palermo, Baccaglini: "Il calcio è una miniera d'oro: sfruttiamola. Noi come la Ferrari, ma abbiamo tante Mercedes davanti"

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Il Presidente social, lo chiamano così. Di lui ormai si parla quasi tutti i giorni, è il personaggio del momento. Paul Baccaglini, neo-presidente del Palermo, si racconta al Corriere dello Sport, in un’intervista che lascia trasparire sensibilità e decisione, con una visione molto americana del calcio. Se da un lato dice di aver preso il “senso della famiglia” dall’Italia, dall’altro ha acquisito “la monetizzazione del brand: un esempio. Palermo ha regalato una cornice straordinaria alla Nazionale tanto da ricevere complimenti da tutti. Era la millesima di Buffon, negli ultimi dieci minuti per valorizzare il prodotto, con le telecamere puntate addosso, devi togliere Buffon per fargli prendere cinque minuti di applausi. Un errore non farlo. Qui manca il senso del business sia pure estremo. Negli Stati Uniti, un ragazzino di sedici anni, LaMelo, ha segnato 92 punti nell'high school, diventerà professionista dopo il primo anno di università, ma è già sotto i riflettori perché intanto bisogna produrre quattrini”.

Business sì, ma anche tante idee concrete, a cominciare dalla rottura con i “poteri del pallone”. Per Baccaglini sarebbe già un passo in avanti. “Nel calcio serve una scossa, è una miniera d'oro che non sfruttiamo. Va avanti come un vecchio telefono che urge trasformare in iPhone”. Fare saltare il tappo in Lega? “Se rispondo sì, ho tutti contro. Sarò ingenuo, non cambierò il calcio italiano ma se posso spostarlo di un metro è per il suo bene. Dovessi trovare resistenze, cercherei di abbatterle”.

Quando un personaggio come Baccaglini finisce sotto i riflettori, sono inevitabili le critiche o le malelingue, ma lui non sembra affatto abbattersi: “E' una vita che mi confronto con occhiate interrogative: dal mio vissuto americano ad un papà che non c'era perché ha deciso di prendere un'altra strada. Entrato nel mondo della finanza, mi presentavo alle riunioni così come sono, ora sotto le luci della ribalta avverto nuove perplessità. Per me è stato sempre uno stimolo, ma voglio dimostrare che la fiducia è stata riposta nella persona giusta”

Per quanto riguarda il famigerato closing rosanero, si esprime così: “Vorrei che fosse oggi, così ci togliamo il pensiero. Non esistono inganni, solo date che verranno rispettate. E Zamparini? “è una persona che può suggerirti un punto di vista alternativo. C'è sempre qualcuno da cui attingere. Baccaglini ha paragonato il suo Palermo alla Ferrari, in cui le responsabilità vengono divise tra tutti. “Non siamo la CIA o l’FBI dove l'informazione viene divisa a pezzettini. Il paragone con la Ferrari mi lusinga e regge. La rossa quest'anno è partita con punti interrogativi e gli investimenti sono stati importanti. Anche noi abbiamo tante Mercedes da superare.”

Amante della pallacanestro, Baccaglini aveva come idolo, ovviamente, Michael Jordan. “La cosa pazzesca è che tifavi per la tua squadra, nel mio caso i New York Knicks, ma ti piaceva Jordan anche se odiavi i Chicago Bulls perché ti battevano. Le leggende si amano al di là di ogni barriera. Come Ayrton Senna”. E a proposito di barriere, il Presidente del Palermo si dice a favore dell’internazionalità del calcio, anche se, come dice lui, “Non bisogna andare ai Caraibi quando a Mondello c'è un mare straordinario”

Ma la cosa più importante, per Baccaglini, è metterci il cuore. Che sia in Serie A o in Serie B. Perché non si gioca solo per il business o per fare soldi, ma anche per fare felici tante persone. E a proposito, c’è una storia che si porta nel cuore. “In un centro oncologico, ho visto un bambino soffrire e la mamma piangere. Lui senza capelli ma con il cappellino rosanero in testa e il plaid del Palermo addosso. Il medico dice che non li toglie mai. Allora, chi va in campo deve lasciarci sudore, polmoni, gol e cuore per ricambiare l'amore della città”.



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